Andiamo oltre il “vabbeh… buona notte!”

risata-incontrollabile-18179519Spesso quando ci troviamo davanti ad una situazione in cui apparentemente non troviamo alcuna via d’uscita ci capita di esprimerci cinicamente nel seguente moto: “vabbeh… buona notte!”

Nella società iperproduttiva in cui viviamo l’idea del dormire è spesso associata ad un sentimento negativo poiché tale condizione viene assurdamente equiparata ad una perdita di tempo.

E’ pensiero comune infatti che “chi dorme non piglia pesci” nel senso che chi è incapace di capitalizzare gli eventi, sfruttando le situazioni a proprio vantaggio, finisca un pò col diventare “una voce fuori del coro” anche se la Bibbia non fornisce un simile orientamento, soprattutto quando l’idea del dormire è abbinata ad una situazione di imminente pericolo.

Nel Cap.12 degli Atti degli Apostoli troviamo Pietro il quale viene chiuso in carcere ad opera di Erode che aveva appena fatto giustiziare con la spada l’apostolo Giacomo fratello di Giovanni a causa della predicazione del vangelo.

Pietro giaceva in una squallida cella legato con le catene in mezzo a due soldati e con altre due guardie poste davanti alla porta della cella stessa.

Un simile dispiegamento di forze per una sola persona dimostrava il fatto che il discepolo godeva di “molta attenzione” da parte del governatore romano il quale non avrebbe mai permesso che l’uomo potesse fuggire da luogo in cui si trovava.

Erode, avendo riscosso il riconoscimento dei giudei con l’uccisione di Giacomo, voleva emulare il gesto anche con Pietro per riscuotere ulteriori consensi dal popolo semita e tener così buona la popolazione.

In una situazione in cui la certezza della condanna a morte era palese per Pietro costui, quale vero seguace di Cristo, non si comporto come Paolo e Silla (i quali imprigionati in Macedonia pregavano e cantavano inni di lode a Dio), ma si mise a dormire.

Non immagino come un condannato a morte, consapevole della sua innocenza, possa riuscire a dormire pur sapendo che l’indomani verrebbe atrocemente giustiziato con l’accusa di aver diffuso la dottrina di Cristo  tra i giudei.

Immaginate per assurdo di essere dei condannati a morte per via di un processo pilotato che ha prodotto contro di voi delle accuse inesistenti in merito a dei fatti mai accaduti, riuscireste a dormire sonni tranquilli la notte prima della vostra esecuzione?

Umanamente quanto appena esposto è follia ma nella Parola di Dio nulla avviene per caso ed anche l’aspetto umano più strano manifesta una radice spirituale molto profonda in grado di insegnarci ancora oggi molto sul nostro Salvatore Gesù.

L’apostolo riusciva a dormire nonostante la condizione in cui si trovava poiché egli aveva realmente creduto nel potere di Dio espresso dal re Davide e  registrato nel conosciutissimo Salmo 91 ver 9-12 in cui troviamo scritto:

Poiché tu hai detto: «O Eterno, tu sei il mio rifugio», e hai fatto dell’Altissimo il tuo riparo,non ti accadrà alcun male, né piaga alcuna si accosterà alla tua tenda. Poiché egli comanderà ai suoi Angeli di custodirti in tutte le tue vie. Essi ti porteranno nelle loro mani, perché il tuo piede non inciampi in alcuna pietra.

Leggendo con attenzione il testo biblico del cap. 12 degli Atti notiamo al versetto 7 che Pietro fù liberato grazie ad un angelo inviato da Dio ma il suo sonno era così profondo che l’angelo stesso lo dovette “percuoterlo ad un fianco” per destarlo dal suo torpore.

Insomma Pietro non stava riposando gli occhi all’alba della sua condanna a morte (per ingiusta causa), ma dormiva così profondamente che neppure il terremoto lo avrebbe potuto disturbare.

La certezza che Dio non lo avrebbe abbandonato in quella situazione ha permesso all’apostolo di mettere a tacere ogni voce menzognera di Satana che già ne pregustava la fine.

Impariamo anche noi a dimorare in pace all’ombra di Dio affidandogli con fede viva quei pesi che non possiamo sostenere da soli e quelle battaglie troppo grandi per le nostre forze.

Poniamoci nell’attitudine di fede di Pietro il quale si turò gli orecchi per non sentire le menzogne del maligno e poté quindi ricevere l’aiuto di Dio in una situazione che umanamente non aveva alcuna via d’uscita.

Possa questa breve riflessione essere di benedizione a voi lettori (che sono certo ne farete tesoro) per vincere insieme a Dio tutte le battaglie che affronterete esattamente come fece il nostro amato apostolo Pietro.

Curi Roberto

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