Il peccato: un handicap invalidante permanente

Conoscevamo un uomo in Inghilterra, che non aveva figli, sebbene lui e la moglie avessero pregato a lungo e intensamente perché Dio concedesse loro un bambino in grado di rallegrare la loro vita. L’uomo viveva in una zona economicamente depressa della Gran Bretagna e lavorava in un enorme stabilimento industriale. Il lavoro in fabbrica era fortemente influenzato da un sindacato comunista a cui aderiva la maggior parte dei suoi colleghi di lavoro, e questo non gli rendeva la vita facile. Poi un giorno sua moglie gli disse che era incinta! La loro gioia non conobbe limiti, e in qualche modo lavorare in quell’ambiente ostile assunse una prospettiva completamente nuova. Era più facile ora sopportare le osservazioni beffarde, o perfino il silenzio a cui era costretto e che era il modo preferito dai suoi compagni per punire un lavoratore che non voleva conformarsi alle credenze politiche diffuse. Giunse il momento del parto, e purtroppo vennero a sapere che la bambina era Down.

La figlia che avevano desiderato tanto a lungo non era perfetta, avrebbe avuto bisogno della loro assistenza e dei loro sacrifici per tutta la vita, e ora dovevano affrontare questa situazione terribile. Tuttavia questa non era l’unica sofferenza che li tormentava. La moglie sapeva di dover dare la notizia ai parenti, e l’uomo pensava ai suoi colleghi di lavoro. Come poteva tornare in fabbrica e dire ai suoi compagni che cosa era successo? Che cosa avrebbero detto? Eppure, quel pensiero sgradevole non lo tormentò come i suoi dubbi sull’amore di Dio, che rifiutavano di scomparire. Lui e sua moglie erano davvero amati da Dio? Se Dio li amava veramente, come poteva permettere che una tragedia colpisse la loro vita? Tornò al lavoro senza aver trovato una risposta a tali domande. I suoi timori si rivelarono giustificati, poiché gli uomini gli fecero attorno per beffarsi crudelmente di lui e prenderlo in giro. “Com’è questa storia, servi Dio e Lui ti ha dato una ‘mezza figlia’”, gli chiesero ridacchiando. “Noi non crediamo nemmeno che Dio esista, e i nostri figli sono sani e belli!” In piedi, là in mezzo, sotto l’assalto di quell’ateismo arrogante, l’uomo chinò la testa. Gli si riempì il cuore di vergogna, perché sapeva che quelle voci erano solo un’eco dei suoi stessi dubbi. Ma in quel momento gli venne donata dallo Spirito Santo la certezza di essere veramente amato, qualunque cosa potesse accadergli. Improvvisamente l’uomo alzò lo sguardo, e i suoi aguzzini furono stupefatti nel vedere come era cambiato il suo volto. Sorrideva ed era contento. Scese il silenzio mentre l’uomo diceva tranquillamente: “Sono così felice, così felice, che il mio Dio l’abbia data a me e non a voi!”. Pur essendo immerso in un profondo dolore, rifiutò di dubitare dell’amore di Dio, e di fronte al disastro apparente decise di fare sua questa affermazione: “Voglio ricordare i benefici del Signore, le glorie del Signore, quanto Egli ha fatto per noi… (Isaia 63:7).

Conobbi una ragazza che fu abbandonata dal proprio marito a causa del figlio che nacque con una disabilità permanente. Il marito la lasciò preferendo andare a vivere con un’altra donna piuttosto che rimanere accanto al figlio e la moglie. “Non sei stata capace neanche di darmi un figlio sano, mi ha dato soltanto un figlio handicappato!” – queste furono le ultime sue parole prima che li abbandonasse. Sinceramente ho problemi a definire che genere di persona sia in un tale così. Un uomo freddo, senza amore, con soltanto sentimenti d’egoismo. Non riuscire ad amare e restare vicino al proprio figlio solo perché nato malato, questo è un grave affronto a chi dona la vita. Di uomini del genere c’è ne sono tanti nel mondo, eppure, la maggioranza di genitori con figli handicappati, sono persone che hanno abbracciato la croce per amore del loro figlio o la loro figlia. Questi genitori, hanno così tanta pazienza e tanto amore che riescono a superare ogni prova possibile. Spesso il loro figlio diventando adulto diventa grande e forte, ed è difficile da gestirlo, accudirlo nel lavarlo, nel dargli da mangiare, nel vestirlo, etc. A volte ci vuole veramente tanta forza e tanto amore nel compiere ciò. Ma questi genitori non molleranno mai il proprio figlio handicappato, nonostante i capricci, le lotte e i segni che a volte lasciano sui corpi dei propri genitori. Loro non capiscono che i genitori vogliono prendersi cura di loro, accudirli e fargli del bene. Sentono come se gli si volesse far del male, digrignano i denti e piangono, mentre è solo il bene che un padre o una madre vuole per il suo proprio figlio.

Una coppia di credenti, non avendo figli, fecero domanda di adozione. Avendo presentato tutte le credenziali per poter essere dei buoni genitori adottivi, un giorno furono chiamati in un posto d’Italia, in un istituto a scegliersi uno dei bambini che delle ragazze madri avevano abbandonato volontariamente. Quando si recarono sul posto e videro tutti i bambini da adottare, scelsero una bambina con un handicap. Alla domanda: “Come mai avete scelto lei?” Gli fu risposto: “Abbiamo pregato Iddio e ci ha detto di prendere questa bambina con una menomazione fisica”. Mentre altre coppie si sceglievano il bimbo più bello, loro accettarono quella bambina come regalo divino.

Perché Dio aveva detto loro di prendersi una bambina malata? Perché noi essere umani siamo tutti dei malati di un “handicap”. La nostra infermità si chiama “peccato”. Quando Dio ci ha accettati a Lui, Egli ci ha presi così com’eravamo, pieni di difetti; ci ha scelto con tutte le nostre brutture, le nostre paure, i nostri caratteri e i nostri capricci. Noi, agli occhi di Gesù Cristo, siamo dei veri e propri handicappati, nessuno di noi è perfetto, siamo tutti malati di questa malattia congenita trasmessaci dai nostri genitori primordiali, Adamo e Eva. Nel nostro sangue scorre il peccato che ci ha tenuti lontani da Dio fino al giorno della nostra conversione. Proprio come un genitore che si è caricato sulle spalle il suo figlio handicappato, Dio si è preso cura di noi, e lo fa in modo perfetto. Egli del continuo ci fa sapere che ci ama, del continuo ci dice che non ci abbandona mai e che avrà cura di noi. Benché spesso proprio come un figlio handicappato reagisce senza ragione al benessere offertogli, così noi poveri peccatori reagiamo alle Sue benevoli cure. Quando il Signore ci prova affinché la nostra fede si rinsaldi sempre di più in Lui, oppure quando ci corregge per le nostre malefatte e per i nostri peccati, fino a che non ritorniamo pentiti alla Sua presenza. Spesso siamo noi stessi sbalorditi, per il fatto che, dopo aver peccato ancora Dio ci continua ad amare. Nonostante noi stessi non ci crediamo più, il Signore resta fedele con il Suo amore verso i Suoi figli.

Il bene che un genitore vuole al suo figlio malato è spesso un qualcosa di insuperabile. Un padre e una madre sanno che il loro figlio è e, rimane un’anima indifesa, nel corpo e nella mente, e che la sua non crescita non dipenderà da lui ma dalla malattia invalidante.

Ho conosciuto madri e padri piegarsi sotto il peso di un handicap di un loro figlio, ma non hanno mai avuto un minimo pensiero di lasciarlo nemmeno per un istante. Spesso sono i figli più amati i figli disabili, proprio a causa di questa loro menomazione che si portano dietro.
Ancora oggi molti credono di appartenere ad una razza perfetta, alla razza “ariana”, come lo credeva Hitler, senza sapere che lui stesso era un handicap per il genere umano. La sua pazzia contagiosa riuscì a portare allo sterminio milioni di persone, tra cui molti bambini. L’essere perfetto ha camminato circa 2000 anni fa su questa terra, e fu Gesù, né prima né dopo c’è stato un essere perfetto che l’abbia fatto. Tutti siamo malati, tutti siamo infermi e abbiamo bisogno delle cure amorevoli e Paterne di un Dio misericordioso. Dio non si tira indietro di fronte a nessun’anima che accetta di essere mancante e malata, un’anima che del continuo ha bisogno del Suo aiuto. Dio rifiuta solo chi si “crede” sano, e che, non abbia bisogno di assistenza.

“I sani non hanno bisogno di medico, ma i malati; io non son venuto per chiamare i giusti, anzi i peccatori, a penitenza” (Matteo 2:17). Come se ci fossero dei giusti o dei sani!, ma solo malati che si credono giusti! C’è chi si crede Napoleone o Garibaldi o addirittura il Cristo, cert’uni si credono sani, e Dio li abbandona alla loro ribellione e alla loro pazzia.

Circa diecimila anni fa, Dio creò l’uomo, a propria immagine e somiglianza, creò una persona intera, sana, senza alcuna macchia e alcun peccato. Quando Adamo ed Eva, disubbidirono agli ordini di Dio, peccarono, e spiritualmente morirono. Il peccato produsse la morte che, da quel momento fece il suo ingresso in un mondo e, in due vite perfette, portando sia il creato, che l’umanità, pian piano ad una distruzione via via sempre più crescente. L’uomo non fu mai più (benché rigenerato) perfetto come il Signore lo creò, quindi, nella sua anima perfetta prese posto una malattia invalidante chiamata “peccato”. Invalidante perché rese quasi ogni cosa vana creata da Dio, come la comunione con il Creatore. Il peccato fu una specie di Ictus, che quando scoppia nelle vene, come un “lampo” (Ictus significa lampo) invalida la persona in modo permanente. Così il peccato invalidò l’umanità intera, senza eccezione di nessuno, escluso il Cristo che fu generato dallo Spirito Santo.

Da allora ogni sforzo dell’uomo, ogni sua vanità, ogni orgoglio, di apparire perfetto agli occhi dei suoi simili è solo un’utopia, perché nella perfezione creata in principio da Dio, si è creò una rottura chiamata appunto “peccato”. Questo peccato è stato vinto da Gesù alla croce, e reso nullo nella nuova persona rigenerata, ma non distrutto completamente. Anche la persona nata a nuova vita ha dentro di se ancora la vecchia natura peccatrice, ma non pecca più perché il peccato non lo domina più. Può cadere nel peccare fino a che il suo corpo fisico vivrà ma sarà rialzato dalla grazia di Dio, la stessa grazia che ha annullato o lavato il peccato nel credente. Ma il peccato non sarà più predominante, l’uomo nuovo, l’uomo rinato per mezzo dello Spirito Santo, vuole fare le cose che Dio gli comanda. Prima faceva le cose del nemico, le cose di Satana. Adesso vive solo per Dio e per il Regno futuro.
(1 Giovanni 1:8-10; 3:9-10).

Perciò, quando vediamo un handicappato, un disabile, un persona con una minoranza fisica, non crediamo di essere migliori di quella persona, perché non tutti sono malati nel corpo da essere evidente all’occhio umano ma, tutti siamo invece malati e contagiati nell’anima dal “peccato”, una malattia devastante che se non viene curata e confessata in tempo conduce alla morte. Mentre se riconosciuta in tempo e confessata, porterà gioie a sazietà, e una vita gloriosa ed eterna. Come fare per riconoscerla? Qual è la sua diagnosi? Ascoltare la voce dello Spirito Santo che ti invita ad andare a Gesù. “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori, come nel giorno della ribellione (Ebrei 3:15).

Logicamente, c’è una sola una Persona che può guarirci da una così grande malattia ed è Cristo Gesù, l’unico il quale purificò ogni anima che va a Lui. E oltre a Lui, non c’è chi potrà salvare l’uomo decaduto e caduto nelle spirali di una vita peccaminosa.

In ultimo, gli handicappati (o disabili), o quelli che hanno una malattia mentale, o quelli che hanno una disfunzione sensoriale che, non sono capaci di intendere e di volere, possono essere considerati degli “angeli umani”, senza ali, senza forza, senza potere miracoloso ma pur sempre angeli perché privi di peccato, in quando Gesù li ha purificati con la Sua morte redentrice. Che immensa gioia ci sarà in cielo quanto la Chiesa con tutti i santi vivrà nella nuova Gerusalemme celeste per l’eternità. Una Nazione Nuova, composta da uomini e donne che hanno conosciuto il peccato più profondo, le tentazioni più cruenti, le malattie più atroci, le persecuzioni più terribili. Ma ora sono liberi nella perfezione. Ancora un po’ è tutti i santi saranno riuniti davanti al trono dell’Agnello a lodare e a ringraziare Dio per l’eternità. Saremo perfetti come è piaciuto al Padre redimerli per mezzo di Suo Figlio Gesù, senza più alcuna malattia che ci tormenta e, nessun handicap che ci impedisce una vita piena. A Dio sia la gloria. Amen!

Ferrentino Francesco La Manna | Notiziecristiane.com
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