Il Dio alieno della Bibbia? Sì, certo, come no.

Elohìm, Ruach, Kavod. Ennesima confutazione dell’ipotesi “aliena” di Biglino/Sitchin

Il Dio non alieno della Bibbia. Confutazione alle affermazioni di Sitchin e Biglino

(Fonte: Alieni nella Bibbia )

Introduzione

È ormai da cinquant’anni che vari “studiosi” della Bibbia (soprattutto dell’Antico Testamento), tra cui Rael, Sitchin e Biglino, portano alla luce la sensazionale “scoperta” secondo la quale il Dio di cui la Bibbia parla sarebbe in realtà un alieno venuto sulla terra per manipolare il gene umano. Ora, sebbene a molti questo appaia di per sé davvero una deformazione in stile azimoviano di ipotesi leggendarie oramai in circolo da un po’, molti hanno voluto prendere sul serio questa teoria, e, come una volta disse un noto pensatore, ci ritroviamo a sforzarci per dimostrare che 2+2 fa 4.

Ora, prima di iniziare a scrivere la vera e propria confutazione, il lettore onesto mi conceda una domanda: come mai, in tutti i secoli che sono passati dalla stesura del testo ebraico fino ad oggi, nessuno, fino alla metà dello scorso secolo, ha mai ipotizzato che il testo originale indicasse delle civiltà aliene? Eppure, la Bibbia è passata in mano davvero a molti, tra “eretici” ed “ortodossi”, e né da una parte né dall’altra nessuno si è mai sognato di leggere in quelle righe qualcosa che potesse anche lontanamente ricordare tutto il costrutto ufologico che questi studiosi hanno solo recentemente scoperto. Dunque, quale grande rivelazione hanno davvero dato?

Detto ciò, si passi ad esaminare i punti che uno di questi “innovatori”, il sig. Mauro Biglino, ha nel tempo sviluppato.

– Pluralità e singolarità: Elohim e Yahweh –

Il sig. Biglino afferma che Elohim è un nome plurale indicante il “gruppo” di extraterrestri al quale apparterrebbe Jahweh, il quale dunque sarebbe “uno degli Elohim”. A confutazione di quanto sovra scritto, possiamo prendere in considerazione sia alcuni dati di fatto che un confronto con due versetti della Torà stessa. Innanzitutto, dobbiamo tenere a mente il fatto che, all’interno dell’Antico Testamento, il termine Elohim (che ha una forma plurale), qualora indichi il Dio di Israele, è sempre accompagnato da attributi e verbi al singolare. Le uniche due eccezioni (per quello che io ho contato, ma potrebbero essercene altre) sono una in un discorso di Abramo ad Abimelec[1], ed un’altra nella spiegazione dell’origine del nome del luogo noto come Betel[2].

Quando Dio mi fece andare […] (Genesi xx,13); […] perché là Dio gli era apparso (Genesi xxxv,7).

Nel caso della prima, essa è esplicabile semplicemente osservando che, essendo Abimelec un politeista, con buona probabilità Abramo stia qui parlando di “dèi”, in modo da adattare il proprio parlare al suo interlocutore.

Nel secondo caso, la cosa è ancora più semplice: nella visione descritta nel capitolo xxviii della Genesi, Giacobbe vede non solo Dio, ma anche una scala con degli angeli che vi salgono e vi scendono. Siccome il termine Elohim, quando trattato al plurale, può indicare non solo gli dei pagani, ma anche angeli o uomini potenti (vedi ad es. Salmo lxxxii, 6), è probabile che il significato corretto della frase sia:

[…] perché là gli angeli si rivelarono.

Possiamo inoltre prendere in considerazione il fatto che altri termini, in ebraico, sono in forma plurale ma valgono come un singolare: tra questi, ricordo hayim (vita), rahamim (misericordia), betulim (verginità) e ba’alim (padrone). Tutti questi termini, sebbene abbiano una forma grammaticalmente plurale, sono semanticamente singolari.

Analogamente, esistono anche parole singolari che possono riferirsi ad un plurale (in un modo simile ai nostri collettivi), come ‘es (albero/alberi), ‘of (volatile/volatili).

Passiamo ora a confrontare due versetti. Il primo è Deuteronomio iv,35:

Ti sono mostrate queste cose affinché tu sappia che il Signore (y-h-w-h) è Iddio (ha-Elohim), non c’è alcun altro (Deuteronomio iv,35)

Facciamo una analisi delle parole ebraiche “alla lettera” (così come suggerisce Biglino stesso):

atah pron. pers. 2a pers. sing. masch. Tu
har’eta passivo 2a pers. sing. masch. dalla radice r-’-h (vedere). ti è stato mostrato
lada’at infinito costruito con l (per) + infinito attivo da y-d-’ (sapere) per sapere
ki congiunzione che
y-h-w-h nome proprio il Signore
hu pron. pers. 3a pers. sing. masch. egli (è)[3]
ha-Elohim art. det. + nome (Elohim) Iddio (lett.: il/gli Elohim)
ein costruzione non c’è
‘od avverbio ancora
milbado preposizione + pron. suff. 3a pers. sing. masch. oltre a lui.

Osserviamo che qui la parola Elohim presenta un articolo determinativo, il che intensifica il fatto che Jahweh è Elohim. Con ciò, non si creda che, avendo l’articolo, Elohim non possa essere tradotto “Dio”: in greco antico, nel Nuovo Testamento, Dio è reso sia con theos (Dio) che con ho theos (il Dio); in italiano, l’espressione Iddio viene proprio da il Dio, e l’arabo Allah verosimilmente deriva dall’unione dell’articolo determinativo al- e il sostantivo ilah (divinità).

Il secondo esempio è Deuteronomio vi,4:

Ascolta, Israele, il Signore (y-h-w-h) è il nostro Dio (Eloheinu), il Signore (y-h-w-h) è uno solo (Deuteronomio vi,4)

Osserviamo di nuovo la costruzione letterale:

shema’ imp. attivo 2a pers. sing. masch. Ascolta
Yisra’el nome proprio Israele
y-h-w-h nome proprio il Signore (y-h-w-h)
Eloheinu nome (Elohim) + pron. suff. 1a pers. plur. il nostro Dio (il/i nostro/i Elohim)
y-h-w-h nome proprio il Signore (y-h-w-h)
ehad aggettivo numerale cardinale masch. sing. uno solo

Qui, Elohim è unito al pronome suffisso, ovvero ad un genitivo.

– Ruah, Kavod –

Biglino afferma che Ruah (generalmente tradotto con “spirito”) indicherebbe un oggetto che si muove nell’aria, mentre Kavod (generalmente tradotto con “gloria”) indicherebbe un oggetto pesante. Così, lo “Spirito di Dio” e la “Gloria di Dio” sarebbero delle astronavi! A confutazione di ciò, mi limiterò a citare i seguenti versi.

Per quel che concerne Ruah:

E lo ha riempito con lo Spirito (ruah) di Dio […] (Esodo xxxv,31)

E Giosuè, figliolo di Nun, era pieno dello Spirito (ruah) di sapienza […] (Deuteronomio xxxiv,9)

[Dio disse:] Io spanderò il mio Spirito (ruah) su ogni carne, ed i tuoi figli e le tue figlie profetizzeranno (Gioele ii,28)

Prego chiunque di dimostrarmi come i precedenti versi possano essere associati ad un velivolo.

Per quel che concerne kavod:

Quant’è vero che io vivo, la terra sarà ripiena della gloria (kavod) del Signore (Numeri xiv,21)

Ecco, il Signore ti ha tenuto alla larga dall’onore (kavod) (Numeri xxiv,11)

Signore, tu sei la mia gloria (kavod) (Salmi iii,3)

Perché Dio ha incoronato l’uomo con gloria (kavod) ed onore (Salmi viii,5)

Date al Signore gloria (kavod) e potere (Salmi xxix,1)

Ancora, si applichino, se possibile, i precedenti versi ad un’astronave. Si tenga peraltro conto che essi sono solo alcuni dei tanti analoghi.

[1] Genesi xx,13.

[2] Genesi xxxv,7.

[3] Dal momento che, al presente, il verbo essere è per lo più escluso, si usa inserire il pronome personale di terza persona per rafforzare il valore di predicato nominale della frase.

Tratto da: Fonte

By  | Losai.eu

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