10 Cose che dovresti sapere sulla Riforma

1. Fu il Papa ad iniziare la Riforma.

Il quattordicesimo secolo non fu uno dei migliori periodi per il Papato. Per un certo tempo infatti, ci furono due papi in rivalità e la pressione della monarchia francese si faceva sentire.
Anche la città di Roma non se la passava benissimo e i sette papi successivi la abbandonarono in favore di Avignone in Francia. Roma era completamente messa da parte e la basilica di San Pietro ormai era caduta in rovina.
I papi tornarono a Roma solo nel 1377 e posero fine alle loro divisioni nel 1417.
Cento anni dopo, le cose andavano migliorando e, nel 1506, il Papa Giulio II decise di abbattere San Pietro per ricostruirla da capo. Aveva grandi progetti per la sua tomba personale: farla ospitare da un’intera Basilica! Era il tempo di rendere ancora una volta Roma magnifica.

Il progetto però, non si prospettava come uno dei più economici e, a tal fine, la Chiesa intraprese una campagna di raccolta fondi.
Questa campagna portò Johann Tetzel in Germania a vendere indulgenze, secondo le quali le anime avrebbero lasciato il Purgatorio in cambio di denaro.

Fu così che, il 31 ottobre 1517, Martin Lutero affisse la sua protesta contro le indulgenze alla porta della chiesa del castello di Wittenberg.

2. La riforma ha a che fare con le salsicce.

Durante la quaresima nel 1522, un gruppo di studenti di Zurigo organizzò una festa con salsicce.
Tradizionalmente durante la quaresima era concesso mangiare solo verdure e pesce, ma loro vollero invertire la rotta con dei veri e propri hot dogs!
Il consiglio comunale inflisse una multa all’iniziatore, sebbene solo un importo nominale. Pochi giorni dopo, Huldrych Zwingli, leader della chiesa della città, produsse un opuscolo a sostegno degli studenti. Affermò che se la Bibbia non aveva nulla da ridire sulle salsicce, non ci sarebbe certamente stato nulla di male nel mangiarle durante la quaresima.
Il Concilio convocò dunque un dibattito per decidere se la visione di Zwingli combaciava con le verità bibliche. Zwingli vinse la battaglia anche se in realtà, l’aveva già vinta prima ancora di iniziare perché i termini della discussione verteva tutta sull’autorità delle Scritture. Dunque, piuttosto che salsicce, il vero problema era proprio questo, anche se risulta davvero interessante sapere che i panini alla pancetta ottennero i pollici alzati in approvazione…

3. Il matrimonio di Lutero fu un po’ una questione di… pesce !

Il credo del cattolicesimo insegnava di diventare giusti con Dio attraverso i sacramenti o la vita monastica, ma i riformatori hanno predicato che essere giusti davanti a Dio è semplicemente un dono. Non c’è bisogno di fare opere per ottenere i benefici di Dio. È già un affare fatto, raggiunto da Cristo e ricevuto attraverso la fede. Questo rende liberi di servire il prossimo con amore.
Nel 1523, un gruppo di suore si mise in contatto con Lutero. La vita del convento non aveva senso, per cui le monache si rivolsero a lui per chiedergli come fuggire dalla vita in clausura. Lutero arruolò allora un mercante che solitamente portava aringhe in dono al convento. Il 5 aprile, le monache si nascosero fra i barili di pesce vuoti per la loro fuga. Le loro famiglie, forse reputando l’accaduto un crimine rispetto alle leggi della Chiesa, si rifiutarono di accoglierle nuovamente in casa.
Lutero iniziò a organizzarsi dunque per farle sposare tutte (sebbene l’odore di pesce forse non rendeva troppo semplice la cosa).

Pian piano, trovò un marito per ognuna. Ognuna… eccetto una.
Non c’era marito che si potesse trovare per la loro leader, Katharina von Bora.
Così, contro ogni sua aspettativa, fu proprio lui a sposarla. Lui aveva quarantun anni, lei ventisei. Beh, si rivelò un bel partito!

4. Prima delle 95 tesi, ce n’erano 97

Le famose novantacinque tesi non furono affatto il primo colpo sferzato da Lutero per provocare il dibattito. Poche settimane prima infatti, ne aveva pubblicate novantasette.
In queste, attaccava il filosofo greco Aristotele, le cui teorie avevano dei forti richiami anche in periodo medievale. Non c’è da sorprendersi se nessuno si è mai preoccupato delle novantasette tesi di Lutero, eppure, erano quelle più attinenti al pensiero generale della Riforma.
Così, quando Lutero fu convocato per spiegare le sue azioni, prima del suo ordine agostiniano, tornò al tema della novantasettesima tesi. Aristotele affermava che si diventa giusti compiendo le azioni giuste e che la propria identità è il risultato delle proprie azioni: è qualcosa che si ottiene. Lutero mostrò come questa visione portasse ad una percezione sbagliata delle cose. Secondo il Vangelo, l’identità del credente è un dono di Dio, è qualcosa che si riceve. Di conseguenza, le nostre azioni fluiscono dalla nostra nuova identità. I non credenti possono essere vincolati dalle leggi e dalla pressione dei pari, ma una vita integra e giusta è possibile solo se Dio ci rende persone nuove.

5. Con la Riforma, c’è stata una riscoperta dell’opera dello Spirito

Nel 1524, Erasmo da Rotterdam pubblicò un attacco contro Lutero. Erasmo era allora la principale celebrità accademica d’Europa. Egli sosteneva che le persone possedessero in loro stesse abbastanza potere per fare del bene e che il libero arbitrio fosse “la forza della volontà umana per la quale l’uomo ha il potere di rivolgersi alla salvezza eterna o ha il potere di distogliersi da essa”. Lutero rispose: “Tu spogli questo libero arbitrio, già di per sé così miserabile, di tutti i suoi attributi… questo vuol dire che tu escludi lo Spirito Santo con tutta la sua potenza come se fosse una cosa superflua e inutile”.

La chiesa è sempre riformata dalla Parola di Dio.

Per quanto riguardava Erasmo, l’uomo aveva solo bisogno di mettercela tutta per farcela. Lutero, al contrario, individuò un problema molto più sostanziale: non si tratta infatti di essere pigri o ignoranti, ma profondamente peccatori.
Quindi, per piacere veramente a Dio, c’è bisogno di una trasformazione radicale dall’interno e questo è quello che solo lo Spirito Santo può fare.

6. La Riforma non riguardava la salvezza ottenuta mediante opere… o almeno, non del tutto.

Una versione storica della Riforma ribadisce che i cattolici credevano nella salvezza per opere mentre i riformatori sostennero che per ottenere la salvezza era necessaria la Sola Fede. La questione però, è molto più sottile.

Infatti, i cattolici parlano molto della fede e della grazia e sarebbero ben felici di affermare che noi siamo salvati dalla grazia. Con molto piacere infatti, direbbero che la giustizia avviene per mezzo della fede. Ma la grazia, per loro, è come un picco di adrenalina che aumenta la prestazione spirituale e la giustizia è una capacità data da Dio per vivere una vita giusta, se vi si lavora adeguatamente. Dunque, il battesimo dà un bel calcio per iniziare e la messa è una spinta lungo il cammino ma dipende poi da te vivere una vita giusta che ottenga l’approvazione di Dio. E così, il risultato è grazia più fede più opere.

Giusto per essere chiari, il Concilio di Trento afferma: “Se qualcuno afferma che l’empio è giustificato dalla sola fede, così da intendere che non si richieda nient’altro con cui cooperare al conseguimento della grazia della giustificazione e che in nessun modo è necessario che egli si prepari e si disponga con un atto della sua volontà, sia anatema”.
Il Concilio di Trento era la risposta della chiesa cattolica alla Riforma, che non è mai stata rifiutata.

Questo dettaglio è di fondamentale importanza perché ci colpisce dal vivo.
Gli evangelici sanno che iniziano la vita cristiana per fede, ma spesso sono troppo facilmente portati a pensare che si possa vincere l’approvazione di Dio attraverso le attività. Spesso siamo molto più cattolici romani di quanto pensiamo.

7 La Riforma non riguardava l’autorità delle Scritture, almeno, non del tutto.

Nel suo attacco a Lutero, Erasmo comincia a parlare della Scrittura. “Confesso che sia giusto”, dice, “che la sola autorità della Sacra Scrittura dovrebbe superare tutti i voti di tutti gli uomini mortali”. Fin qui tutto bene. Ma continua: “L’autorità della Scrittura non è qui in discussione … La nostra battaglia riguarda il significato della Scrittura”. E continuò dicendo che noi abbiamo bisogno dell’autorità della chiesa per determinare il vero significato della Scrittura.
In altre parole, tutti sono d’accordo con l’autorità della Scrittura ma la Chiesa Cattolica ha collocato la tradizione della Chiesa accanto alla Scrittura e le ha dato il diritto esclusivo di interpretare la Bibbia.
I riformatori, tuttavia, hanno respinto la concezione secondo la quale la chiesa stabilisce l’autenticità del vangelo. È piuttosto il contrario: il vangelo stabilisce l’autenticità della chiesa. Furono felici di ciò che potevano apprendere dalla tradizione della chiesa, ma quando arrivò il momento critico, la Scrittura restava la sola autorità suprema.
Ancora una volta, questo ci colpisce in prima persona. Oggi nessun evangelico rifiuta l’autorità della Scrittura, ma troppo spesso la si affianca all’esperienza personale o si usa l’esperienza per interpretarla, anziché il contrario.

8 La Riforma non è ancora finita.

All’inizio di quest’anno ero in Piazza Martin Lutero, a Roma. Ho scoperto che hanno assegnato a Lutero una piazza di Roma, con la benedizione del Papa. Questa è una prova sicura che la Riforma sia finita? Purtroppo no.
È vero che l’imminente secolarismo prevede spesso protestanti e cattolici uniti nell’affrontare questioni di moralità e di libertà religiosa, è anche vero però che molti cattolici e protestanti si trovano a condividere analoghe visioni teologiche.
Questo avviene perché molti cattolici non seguono più l’insegnamento ufficiale e molti protestanti hanno perso il contatto con le loro radici, ma i punti di contrasto della Riforma non sono venuti meno.
“Il Papa è un cattolico” è il riassunto di una recente notizia, ma, nonostante il portavoce del Vaticano, in una conferenza del 1985, Papa Francesco ha affermato che la Riforma è alla base di tutti i problemi della civiltà occidentale, dal secolarismo al totalitarismo. Ha etichettato Lutero e Calvino “eretici”. Il luteranesimo è “una buona idea ormai folle” mentre lo “scismatico” Calvino ha distrutto l’umanità, la società e la chiesa.

9. La Riforma conta ancora, e non solo nel confronto con i cattolici.

La Riforma è sempre stata intesa come progetto in corso. Uno dei suoi slogan era semper reformanda che solitamente viene tradotto come “sempre riformante”, ma una migliore traduzione è “sempre riformata”. La Chiesa è sempre riformata dalla Parola di Dio. Non si tratta di un movimento in avanti verso qualche orizzonte inesplorato, ma di un continuo movimento verso la Parola di Dio. Sulla giustificazione, la Scrittura, la predicazione, la grazia, lo Spirito Santo, i sacramenti e la vita quotidiana, gli evangelici hanno ancora delle importanti lezioni da imparare dalla Riforma.

10. La Riforma rende noi piccoli e Cristo grande.

Perché la Riforma risultava controversa nel XVI secolo? Perché ancora oggi rimane polemica? La risposta, credo, sia che la Riforma (o piuttosto la riscoperta del Vangelo) rende l’uomo piccolo e Cristo grande.

Il pensiero centrale della Riforma era la realizzazione che:
Siamo più impotenti di quanto crediamo.
Cristo ci basta più di quanto crediamo.
Dio è più misericordioso di quanto crediamo.

Questo è ciò che s’intende con ‘Deo gloria’, “solo a Dio la gloria”.
Nella teologia della Riforma, non c’è posto per il vissuto umano. Nessuno può pretendere che la sua salvezza o la sua conoscenza di Dio sia al pari del proprio intelletto, morale o religione. Tutto appartiene a Dio dall’inizio alla fine. Questa è la nostra grande speranza e fiducia. La nostra salvezza è fondata sulle certe promesse di Dio e sul lavoro ultimato da Cristo. E se tutto appartiene a Dio, dall’inizio alla fine, allora la gloria va solo a Lui.

Traduzione a cura di Fiorella Pecorale

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