La spettacolarizzazione dell’intimità

Due partners si dicono di amarsi ma difettono di una reciproca e approfondita conoscenza reciproca dove I segnali sono I tanti conflitti dove ognuno tende di affermare sè stesso. Un genitore dice di amare il figlio ma non è a conoscenza dei suoi comportamenti e spesso sono in conflitto di incomprensioni. Sono molte le situazioni dove si afferma di volere bene, di amare  solo perchè tra i partners vi è una sorta di relazione. Ma relazione non è intimità. Dal latino “Intus”, cioé, “dentro” che stà molto dentro, è un’esigenza irrinunciabile di ogni autentica relazione ed è il prerequisito dell’amore. Due partner entrano in intimità quando si incontrano in uno spazio interiore di riservatezza. La famiglia è in intimità quando condivide, in spazi protetti e riservati problemi e situazioni. Emblema di spazio intimo e riservato è quel luogo segreto, lontano dagli sguardi degli indiscreti. Gesù ne dà una indicazione di spazio segreto e intimo quando parla del pregare: «Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa» (Mt 6, 6). Il padre vede nel segreto di ognuno, nel cuore del pregante, perché in esso si conservano le memorie delle proprie intenzioni e desideri più reconditi, inconsci direbbe la psicoanalisi. Invece, oggi viviamo l’assenza di intimità e capita di vedere genitori non guardare nello spazio intimo dell’altro ma difendere fatti e malefatti sul social e, forse, a danni di altri. Ma è questo un modo di difendere una certa intimità? di manifestare un certo amore?

Il nostro vivere quotidiano, fatto di social e di media, sta modificando la riservatezza dell’intimità; lo spazio sacro. Sempre più spesso si assiste ad una messa in pubblico di sentimenti che diventano spettacolarizzazione di emozioni. Sempre più talk show e social net sono orientati a presentare, evidenziare, dimostrare sentimenti al pubblico, avendo come profitto esclusivamente la logica dell’audience della difesa a comportamenti antisociali, vale a dire che ledono la libertà altrui. A chi non è capitato di guardare tali trasmissioni. Quando si intende professare amore per l’altro c’è bisogno non dello spettacolo ma di concretizzare l’intimità tesa a soddisfare bisogni di cura, protezione e sicurezza, senza interferenze di spettatori curiosi. La spettacolarizzazione delle emozioni, avendo come obiettivo la cultura dell’apparire, della difesa personale senza tener conto dell’altro, tradendo ogni principio cristiano dell’amore del prossimo, diventa mistificazione di sé stessi. L’esperienza dell’intimità rende lo spazio relazionale un clima di pace,  benessere serenità, perciò il salmista canta: «Io resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre» (Sal 131,2), richiamando la scena più intima in assoluto.

Molte relazioni amorose, tra genitori e figli, tra amici sono caratterizzati da conflitti perché manca quell’intimità tale che assicura il senso di stare bene con l’altro. Come psicoterapeuta sono sempre più sorpreso quando il cliente denuncia parole amare di intimità ferita: «dottore non mi ricordo più da quanto tempo non assistiamo insieme ad un film»; «dottore, mio figlio passa sempre più tempo fuori casa che con noi» ecc. Cosa si denuncia con queste affermazioni? Una mancanza di condivisione di intimità e per la quale la vita di relazione diventa povera di sentimenti, arida e vuota mentre all’esterno presentiamo una vita ricca di pseudo sentimenti. Ma è questo il segno di una cultura della “società della spettacolarizzazione del mondo intimo per la quale non garantisce alcuna forma di reciproco benessere” (P. Riccardi., la dimensione amorosa, tra intimità e spiritualità, D’ettoris 2021).

Pasquale Riccardi

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