Abdallah, pastore siriano bloccato in Germania

NELLA FOTO: La moglie del pastore e i loro due figli

Mentre il mondo affrontava l’emergenza Covid-19 e i collegamenti internazionali erano interrotti per la cancellazione dei voli e la chiusura degli aeroporti, in molti si trovavano lontano da casa. Tra questi anche il pastore siriano Abdallah, ospite alla conferenza nazionale della nostra missione nel 2019, bloccato in Germania senza la possibilità di rientrare in Siria dalla propria famiglia e dalla chiesa.

La situazione è insolita, i bisogni sono tanti nel suo Paese, e il desiderio di tornare a darsi da fare stando accanto ai suoi cari è forte. Costretto a gestire tutto a migliaia di chilometri di distanza, Abdallah ha dovuto delegare la guida delle attività della chiesa al suo collaboratore più stretto Ibrahim*, insieme a un gruppo di leader che lo supportano. “Il pastore Abdallah si unisce alle nostre riunioni online per lavorare insieme a noi. In questi appuntamenti discutiamo riguardo come sostenere la gente, come gestire gli aiuti e come perseverare in questo difficile momento, mentre negli incontri pubblici sono io a condurre la comunità e a portare i sermoni”, ha condiviso Ibrahim.

Da quando il governo siriano ha annunciato la possibilità di riaprire i locali di culto dopo la fine della quarantena, la Chiesa dell’Alleanza di Aleppo ha avuto cinque incontri pubblici. La congregazione si riunisce due volte alla settimana e sono anche riprese le riunioni dei cristiani ex musulmani e di origine curda. “È una grande pressione per me trovarmi improvvisamente a coordinare tutto questo”, ha detto Ibrahim, “anche perché devo organizzare il mio tempo tra lavoro, famiglia e chiesa. Ma per grazia di Dio e con l’aiuto degli altri leader, ci sto riuscendo bene”.

Anche la moglie e i due figli del pastore stanno cercando di gestire la situazione familiare da soli in un momento difficile come questo. “È via dal mese di marzo. Comunichiamo attraverso Zoom per salutarci, pregare e discutere delle questioni della chiesa e del ministero”, ha detto Aghna, sua moglie. “Come famiglia ci manca tanto! Parliamo ogni giorno, facciamo meditazioni bibliche e preghiamo Dio di intervenire, aprendo un’opportunità per il suo rientro. I nostri figli mi domandano quando tornerà. Mi sono seduta con nostro figlio Joseph di 11 anni e con Camellia di 14 e abbiamo discusso insieme di questa situazione momentanea. Comprendono le cose e pregano per la salute del papà ogni giorno. Sentono la sua mancanza e non vedono l’ora di poterlo riabbracciare… senza schermi che ci dividono”.

A causa del Covid-19 le attività del Centro di Speranza gestito dalla chiesa del pastore Abdallah sono state interrotte. La comunità sta ora cercando di far ripartire i programmi dedicati ai bambini e quelli rivolti alle donne, mettendo in atto le dovute precauzioni. La distribuzione dei beni di prima necessità non si è mai fermata, specialmente durante le difficili settimane di isolamento completo: cibo, medicine, prodotti per l’igiene e detersivi erano sempre reperibili nel loro centro.

Il pastore, la sua famiglia e l’intera comunità di cristiani di Aleppo si affidano a Dio giorno dopo giorno e contano sulle nostre preghiere e sul nostro aiuto. Abdallah desidera tornare in Siria il prima possibile, per continuare a servire il suo Dio attraverso un impegno concreto verso il popolo siriano e verso la Chiesa.

*pseudonimo

Porte Aperte Italia

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