Account chiusi, i terroristi dell’Isis ora minacciano Twitter

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TwitterChi di Twitter ferisce, di Twitter perisce: lo hanno scoperto, questa volta a loro spese, i terroristi islamici dell’Isis, che del social network finora si erano serviti a quattro mani, per propagandare il proprio fanatismo ideologico, reclutare nuove leve occidentali per la jihad, lanciare minacce – come quella, recente, che avrebbe voluto «la testa di Cameron su una picca» – e deridere il welfare britannico, che dicono abbia permesso loro di recarsi in Siria.

Ora, però, il vento è cambiato e qualcuno del social network – che di per sé assicura di voler rifiutare qualsiasi propaganda estremistica – ha pensato che fosse giunto il momento di fare un po’ di pulizia. Certamente, la mole quotidiana dei post inseriti è talmente elevata da impedire d’assicurare un filtro adeguato. Intanto, però, si è fatto quanto meno ordine nel far west virtuale. Così diversi messaggi sono stati censurati, come quelli riguardanti gli omicidi di James Foley e Steven Sotloff, mentre alcuni account, particolarmente aggressivi nei toni e nei contenuti, sono stati chiusi, come quello di al Musra al Maqdisia o quello di “The Supporters of Jerusalem”, gruppo musulmano con sede a Gerusalemme.

La cosa non è piaciuta ai militanti dell’Isis. Da qui, come riferito dal quotidiano Daily Mail, la loro feroce reazione: hanno minacciato di dichiarare guerra alla «Silicon Valley», di voler «ammazzare i dipendenti di Twitter, nel caso censurino i loro messaggi o chiudano i loro account». Una ritorsione, che hanno annunciato di voler affidare ai cosiddetti «lupi solitari» ovvero alle «cellule dormienti» come Mohammed Merah o Nemmouche. L’avvertimento è stato inviato al quartier generale di Twitter, specificando che a chi dichiari loro «guerra nel mondo virtuale, noi faremo guerra nel mondo reale. Ciascun impiegato negli Stati Uniti deve tenere a mente che un lupo solitario potrà attenderlo sotto casa. E ciò vale anche per l’Europa».

Il gruppo Twitter possiede attualmente 12 sedi negli Stati Uniti, 5 in Europa, 2 in America Latina, 3 in Asia, una in Australia e 2 in Canada. L’azienda sta verificando la veridicità di queste minacce assieme alle forze dell’ordine, ma indubbiamente il senso del messaggio suona molto chiaro. E sinistro.

Tratto da: http://www.nocristianofobia.org/

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