AEI: La Riforma è conclusa? Una dichiarazione di convinzioni evangeliche promossa dalla Reformanda Initiative

L’Alleanza Evangelica Italiana riceve ed è lieta di trasmettere il comunicato stampa relativo alla pubblicazione del documento “La Riforma è conclusa? Una dichiarazione di convinzioni evangeliche” promossa dalla Reformanda Initiative. Alcuni leader evangelici legati all’Alleanza Evangelica, tra cui il presidente dell’AEI Giacomo Ciccone, hanno sottoscritto il documento e invitano altri a farlo.

La Reformanda Initiative rende pubblico un documento intitolato “La Riforma è conclusa? Una dichiarazione di convinzioni evangeliche” che riafferma i principi della Riforma e invita i leader evangelici internazionali a sottoscriverla.

Il 2017 segna il 500° anniversario della Riforma protestante. In tempi recenti, il clima amichevole dell’ecumenismo contemporaneo ha creato condizioni tali da far ritenere ad alcuni esponenti di spicco di entrambi i campi (evangelici e cattolici) che la Riforma è conclusa. Il fatto che il dialogo abbia rimpiazzato la persecuzione è un dato per cui essere grati, ma la domanda rimane: le differenze teologiche fondamentali tra cattolici ed evangelici sono superate?

La Riforma è conclusa?

Una dichiarazione di convinzioni evangeliche. Alla vigilia del 500° anniversario della Riforma protestante, i cristiani evangelici nel mondo hanno l’opportunità di riflettere di nuovo sull’eredità della Riforma, sia per la chiesa globale di Gesù Cristo sia in vista dello sviluppo della testimonianza dell’evangelo. Dopo secoli di controversie e di relazioni tese tra evangelici e cattolici, il clima amichevole dell’ecumenismo contemporaneo ha creato condizioni tali da far ritenere ad alcuni esponenti di spicco di entrambi i campi che la Riforma è conclusa essendosi risolti i disaccordi teologici fondamentali che portarono alla rottura della cristianità occidentale.

Perché alcuni sostengono che la Riforma è conclusa

Due ragioni principali sono di solito citate a sostegno dell’affermazione secondo cui la Riforma è da ritenersi conclusa:

  1. Le sfide per i cristiani a livello globale (ad esempio, la secolarizzazione e l’islam) sono così impegnative che protestanti e cattolici non possono più permettersi di rimanere divisi. Una testimonianza unificata (forse con il Papa come portavoce principale?) sarebbe di grande beneficio per il cristianesimo a livello globale.
  2. Le storiche divisioni teologiche (ad esempio, la salvezza per fede soltanto, l’autorità ultima della  Bibbia, il primato del vescovo di Roma) sono considerati materie in cui si manifesta una legittima differenza di enfasi, ma non nitidi punti di divisione e di contrasto che impediscono l’unità.

La forza cumulativa di questi argomenti ha ammorbidito la comprensione e la valutazione della Chiesa cattolica romana da parte di alcuni evangelici. E’ anche importante notare che nell’ultimo secolo l’evangelicalismo globale è cresciuto in modo esplosivo mentre il cattolicesimo romano non è cresciuto. Il fatto che, in anni recenti, milioni di cattolici sono diventati evangelici non è passato inosservato a Roma. I vertici cattolici cercano di rispondere in modo strategico a questa perdita di fedeli adottando un linguaggio tradizionalmente evangelico (ad esempio: la conversione, l’evangelo, la missione, la misericordia) e stabilendo dialoghi ecumenici con chiese che un tempo condannavano. Vi sono ora relazioni più amichevoli e dialoghi in corso tra cattolici e protestanti laddove prima c’era persecuzione ed animosità. La domanda, tuttavia, rimane: le differenze sostanziali tra cattolici e protestanti sono scomparse?

La Riforma è conclusa?

In tutte le sue varianti e tendenze interne talvolta in conflitto, la Riforma protestante fu in ultima analisi un appello a (1) recuperare l’autorità della Bibbia sulla chiesa e (2) apprezzare in modo rinnovato il fatto che la salvezza ci è donata tramite la fede soltanto.

Come cinque secoli fa, il cattolicesimo romano continua ad essere un sistema religioso che non è basato sulla Scrittura soltanto. Da una prospettiva cattolica, la Bibbia è solo una fonte di autorità, ma non la sola, né la suprema. Secondo questa visuale, la tradizione precede la Bibbia, è più grande della Bibbia e non è rivelata nella Scrittura soltanto ma attraverso l’insegnamento continuo della Chiesa che segue una sua propria agenda, qualunque essa sia. Dato che la Scrittura non ha la parola finale, la dottrina e la pratica cattolica rimangono prive di criterio certo,  “aperte” e quindi confuse a partire dal loro nocciolo. Il metodo teologico del cattolicesimo romano è chiaramente illustrato dalla promulgazione da parte di Roma di tre dogmi (cioè, dottrine vincolanti) che non hanno alcun sostegno biblico. Essi sono il dogma dell’immacolata concezione di Maria (1854), il dogma dell’infallibilità papale (1870) e il dogma dell’assunzione corporale di Maria (1950). Questi dogmi non rappresentano l’insegnamento biblico; nei fatti, lo contraddicono chiaramente. All’interno del sistema cattolico, ciò non importa in quanto esso non poggia sull’autorità della Scrittura soltanto. Possono essere necessari due millenni per formulare un nuovo dogma, ma dato che la Scrittura non ha l’ultima parola, la Chiesa cattolica può alla fine fare proprie queste “novità”.

Sulla dottrina della salvezza molti hanno l’impressione che vi sia una crescente convergenza sulla giustificazione per fede e che le tensioni tra cattolici ed evangelici si siano allentati considerevolmente rispetto al XVI secolo. Al Concilio di Trento (1545-1563), la Chiesa cattolica romana reagì fortemente contro la Riforma protestante dichiarando “anatema” (maledetto) coloro che sostenevano la giustificazione per fede soltanto, affermando al contempo l’insegnamento secondo cui la salvezza è un processo che prevede la cooperazione con la grazia infusa più che un atto basato sulla grazia soltanto ricevuta per fede soltanto. Alcuni sostengono che la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione firmata dalla Chiesa cattolica romana e dalla Federazione Mondiale Luterana nel 1999 abbia risolto la divisione. Mentre è vero che il documento è in alcuni punti vicino ad una comprensione più biblica della giustificazione, afferma tuttavia la visione della giustificazione propria del Concilio di Trento. Tutte le condanne alle convinzioni protestanti/evangeliche rimangono in piedi; solo non si applicano a coloro che hanno affermato la posizione confusa della Dichiarazione congiunta.

Come a Trento, anche nella Dichiarazione congiuntala giustificazione è un processo attivato da un sacramento della chiesa (il battesimo); non è ricevuta per fede soltanto. E’ un cammino che richiede il contributo del fedele e una continua partecipazione al sistema sacramentale. Non esiste il senso della giustizia di Dio imputata da Cristo al credente e quindi non ci può essere la certezza della salvezza. In più, la visione della Chiesa cattolica romana è mostrata dal suo continuo ricorso alle indulgenze (cioè la remissione della pena temporale amministrata dalla Chiesa in occasioni speciali). Fu la teologia delle indulgenze che fece da detonatore alla Riforma, ma il sistema è stato recentemente richiamato da Papa Francesco nell’Anno della Misericordia del 2015-2016. Ciò mostra che la visione cattolica romana di fondo della salvezza, dipendente com’è dalla mediazione della Chiesa, dalla distribuzione della grazia mediante i sacramenti, dall’intercessione dei santi e dal purgatorio, è tuttora fermamente in piedi, anche dopo la firma della Dichiarazione congiunta.

Guardando avanti

Ciò che riguarda la Chiesa cattolica romana in quanto realtà dottrinale ed istituzionale non è necessariamente vero per i cattolici in quanto individui. La grazia di Dio è all’opera in uomini e donne che, pentendosi e confidando in Dio soltanto, rispondono all’evangelo di Dio vivendo come discepoli cristiani e cercando di conoscere Cristo e di farlo conoscere. Tuttavia, a causa delle sue affermazioni dogmatiche fuori controllo e della sua complessa struttura politica e diplomatica, molta più attenzione e prudenza deve essere esercitata nel relazionarsi alla Chiesa cattolica a livello istituzionale. Le iniziative correnti che rinnovano alcuni aspetti della vita e del culto cattolici (ad esempio: la fruibilità della Bibbia, il rinnovamento liturgico, il ruolo crescente dei laici, il movimento carismatico) non indicano di per sé che la Chiesa cattolica romana sia impegnata in un cammino di riforma sostanziale in accordo con la Parola di Dio.

Nel nostro mondo globale incoraggiamo la cooperazione tra evangelici e cattolici in area di comune impegno, come la protezione della vita e la promozione della libertà religiosa. Questa cooperazione è estesa anche a persone di altri orientamenti religiosi e ideologici. Dove valori comuni sono in gioco che riguardano questioni etiche, sociali, culturali e politiche, sforzi di collaborazione devono essere incoraggiati. Tuttavia, quando si tratta di adempiere il mandato missionario di proclamare e di vivere l’evangelo di Gesù Cristo in tutto il mondo, gli evangelici devono essere cauti e mantenere standard evangelici chiari nel formare piattaforme e coalizioni comuni.

La posizione che abbiamo presentato riflette le convinzioni evangeliche storiche[1] ed è animata dalla passione per l’unità tra i credenti in Gesù Cristo secondo la verità dell’evangelo. Le questioni che diedero origine alla Riforma 500 anni fa sono ancora molto vive nel XXI secolo per tutta la chiesa. Mentre salutiamo con favore tutte le opportunità di chiarirle, gli evangelici affermano con i Riformatori che la nostra autorità finale è la Bibbia e che siamo salvati per fede soltanto.

Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com

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