Agape nazionale annuale Chiese Evangeliche Riformate Battiste (Cerbi) Milano 25/04/2018 (area nord): al cuore della città con l’evangelo al centro

Il 25 aprile c.m. si è tenuta a Milano l’Agape Nazionale annuale delle Chiese Evangeliche Riformate Battiste CERBI (area nord), che ogni anno vede organizzato l’evento in una città diversa perché si pone il fine e l’obiettivo di poter raggiungere con il messaggio della “buona notizia” tutte le città e ogni persona possibile.

Quest’anno l’Agape è stata organizzata nella città di Milano in collaborazione dalle chiese: balsamoxlacittà di Cinisello Balsamo e speranzaxmilano di Milano.

L’Agape è stata organizzata in vari momenti tra i quali: ritrovo; incontro plenario: lode, preghiera e contributi delle chiese partecipanti; predicazione; pranzo al sacco presso il parco Guastella; passeggiata di preghiera a gruppi in luoghi simbolo della città: Biblioteca Sormani, Tribunale, Palazzo Reale, Palazzo Marino, la Scala e la Borsa; ritrovo dei vari gruppi in Piazza Duomo dove si sono svolti: lettura della Bibbia, evangelizzazione a gruppi e Flash Mob con preghiera conclusiva per la città.

Hanno partecipato le Chiese Evangeliche Riformate Battiste di: Cinisello Balsamo (past. Francesco Stelluti); Milano (past. Matteo Clemente); Padova (past. Pietro Bolognesi); Vicenza (past. Luigi Dalla Pozza); Formigine (past. Enrico Calanchi); Trento (past. Giuseppe Rizza); Rovereto (past. Angelo Sotera).

La predica è stata tenuta dal pastore Luigi Dalla Pozza (Vicenza).

Il tema della predicazione è stato:

Al cuore della città con l’Evangelo al centro

il cui messaggio ha voluto ricordare la verità biblica riportata nel libro di Geremia 29:7  Cercate il bene della città dove vi ho fatti condurre in cattività e pregate l’Eterno per essa, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere” e cioè che Dio ha una progettualità per la città. Questo lo possiamo dire perché la Scrittura ci descrive la storia del genere umano come un movimento che parte da un giardino e che culmina in una città. Dunque la città rappresenta quel luogo dove si incrociano il mandato culturale in tutte le sue aree come risorse del mandato di Dio all’uomo.

Si dice che Abramo guardava in alto e in avanti alla città di Dio (Apocalisse 21:3b “Egli abiterà con loro; e essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio”; Apocalisse 21:22 Non vidi in essa alcun tempio, perché il Signore Dio onnipotente e l’Agnello sono il suo tempio”), questi passi biblici raffigurano l’immagine straordinaria che Dio è il Tempio della città.

Quindi la Scrittura rappresenta la città come qualcosa di importante nella storia del popolo di Dio. Nel Vecchio Testamento leggiamo in Geremia 29:4,7«Così dice l’Eterno degli eserciti, il Dio d’Israele, a tutti i deportati che io ho fatto condurre in cattività da Gerusalemme a Babilonia: Costruite case e abitatele, piantate giardini e mangiate i loro frutti. Prendete mogli e generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli e date le vostre figlie a marito, perché generino figli e figlie e perché là moltiplichiate e non diminuiate. Cercate il bene della città dove vi ho fatti condurre in cattività e pregate l’Eterno per essa, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere” mentre nel Nuovo Testamento leggiamo in Atti 17:16,31 Ora, mentre Paolo li aspettava ad Atene, il suo spirito s’inacerbiva in lui, vedendo la città piena di idoli. Egli dunque discuteva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie, e ogni giorno sulla piazza con quelli che incontrava. Con lui discutevano pure alcuni filosofi epicurei, e stoici. Alcuni dicevano: «Che vuol dire questo cianciatore?». E gli altri: «Egli pare essere un annunziatore di divinità straniere», perché annunziava loro Gesù e la risurrezione. Così lo presero e lo condussero nell’Areopago, dicendo: «Potremmo sapere qual è questa nuova dottrina che tu proponi. Poiché tu rechi cose strane ai nostri orecchi, vogliamo dunque sapere che cosa significano queste cose». Or tutti gli Ateniesi e i forestieri che dimoravano in quella città non avevano passatempo migliore che quello di dire o ascoltare qualche novità. Allora Paolo, stando in piedi in mezzo all’Areopago, disse: «Ateniesi, io vi trovo in ogni cosa fin troppo religiosi. Poiché, passando in rassegna e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: AL Dio sconosciuto. Quello dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti da mani d’uomo, e non è servito dalle mani di uomini come se avesse bisogno di qualcosa, essendo lui che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa; or egli ha tratto da uno solo tutte le stirpi degli uomini, perché abitassero sopra tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche prestabilite e i confini della loro abitazione, affinché cercassero il Signore, se mai riuscissero a trovarlo come a tastoni, benché egli non sia lontano da ognuno di noi. Poiché in lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come persino alcuni dei vostri poeti hanno detto: “Poiché siamo anche sua progenie”. Essendo dunque noi progenie di Dio, non dobbiamo stimare che la deità sia simile all’oro o all’argento o alla pietra o alla scultura d’arte e d’invenzione umana. Ma ora, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, Dio comanda a tutti gli uomini e dappertutto che si ravvedano. Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell’uomo che egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti»”.  Questi passi biblici appena citati pur facendo riferimento a due periodi storici differenti di cui uno risale a prima della venuta di Cristo e l’altro dopo la sua venuta, entrambi evidenziano  il problema di fondo e cioè che gli abitanti della città si aggrappano a false speranze, a falsi sogni e a falsi ragionamenti è per questo che c’è bisogno che qualcuno mandato dal Signore parli loro per annunciare la Sua Parola e la Sua visione che è molto diversa da quella che hanno queste persone. Geremia e Paolo, entrambi, invitano le persone della città con le quali stanno parlando a ripensare alla loro condizione e offrono loro dei nuovi modelli sui quali fare riferimento per ricostruire una nuova visione secondo il modello biblico che Dio ci ha dati nella Sua Parola. Similmente anche noi oggi dobbiamo andare per le città a parlare con le persone per annunciare loro la grazia di Dio, il suo piano redentivo e tutto ciò che esso concerne. Abbiamo una grande chiamata alla quale non possiamo sottrarci e la quale non possiamo ignorare.

Dobbiamo anche chiederci “perché Dio li ha fatti deportare”, la risposta la troviamo in Geremia 29:11,14 Poiché io conosco i pensieri che ho per voi», dice l’Eterno, «pensieri di pace e non di male, per darvi un futuro e una speranza. Mi invocherete e verrete a pregarmi, e io vi esaudirò. Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore. Io mi farò trovare da voi», dice l’Eterno, «e vi farò tornare dalla vostra cattività; vi raccoglierò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho dispersi», dice l’Eterno; «e vi ricondurrò nel luogo da cui vi ho fatto condurre in cattività”, il Signore li ha fatti deportare per il loro bene affinché tornassero a Lui con tutto il cuore. In Atti 17 c’è il racconto che l’apostolo Paolo diffondeva il Vangelo girando per le varie città  e lo fece anche ad Atene che era la culla della democrazia, della cultura, dell’arte e della civiltà. Paolo nel vedere la condizione di peccato in cui versava la città di Atene sta male, soffre è tormentato questo esempio ci aiuta a capire che non dobbiamo fermarci dinnanzi la realtà negativa che la città ci trasmette.

Oggi nel guardare la città di Milano cosa vediamo? Cosa ci trasmette?

Dobbiamo guardarla con gli occhi della fede e vederla come una grande opportunità per annunciare il Vangelo; dobbiamo avere una grande sensibilità nel capire la città e la condizione di peccato nella quale versa.

Davanti a questa evidenza non dobbiamo avere un atteggiamento di isolamento, ancora meno accusatore ma dobbiamo raggiungerli con il messaggio della redenzione, della salvezza, della giustificazione mediante la fede, testimoniare loro che Gesù è il Cristo e che c’è ancora una speranza per il loro futuro e il loro avvenire. Con questo atteggiamento vogliamo raggiungere i posti ai quali siamo stati assegnati e attraverso la nostra evangelizzazione vogliamo raggiungere i cuori della gente della città di Milano. Possa il Signore nostro Dio mettere nel nostro percorso tutte quelle anime bisognose di ricevere il suo amore e il suo aiuto, noi porteremo loro un messaggio chiaro e diretto parleremo loro di Gesù e della risurrezione, stabiliremo con loro un contatto attraverso le cose che diremo  e anche se per loro non saranno del tutto comprensibili noi avremo seminato il “seme” che induce a pentirsi, ravvedersi e convertirsi al Dio sovrano, vivente e regnante. Perché un giorno tutti saremo chiamati a giudizio dinnanzi al Tribunale della grazia di Dio quindi con l’annuncio della “buona notizia” dobbiamo raggiungere il cuore della città e dare loro una nuova visione della realtà; dobbiamo parlare loro di un Dio creatore prima e del Suo piano di redenzione subito dopo.  

Solo a Dio sia la gloria!

Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com
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