Al bene non c’è alternativa

Nel mondo vige la legge del più forte.

Ogni naturalista1 ne converrà.

Quando Caino dopo aver ucciso Abele dice a Dio: “Sono io forse il guardiano di mio fratello?”2, dice qualcosa di estremamente naturale, logico. Chi sembra innaturale e illogico è il Dio biblico, perché viola completamente la legge del più forte o, se preferite, la legge naturale, per proporre all’uomo una variabile incontrollabile, un’alternativa che scardina ogni logica e che tecnicamente in natura non dovrebbe esistere: il bene

Perché? Perché al bene non c’è alternativa.

==>> La Bibbia insegna che il cuore umano è insanabilmente maligno3. Di fronte ad ogni crisi di portata globale, autoimposta come una guerra o (pseudo) naturale come una pandemia, l’uomo deve sempre fare i conti con il suo “cuore” poiché gli eventi catastrofici lo spingono al bivio di Caino: comportarsi in modo naturale o sfidare la sua stessa natura? Legge del più forte o legge dell’amore? Male o bene?

La storia umana insegna che imporre il bene è un esercizio fallimentare, poiché il bene è appeso alla libertà e alla responsabilità individuali. Fallimentare perché imporre il bene in questo mondo spezzato forza l’umanità a vivere un paradosso in cui delega la pratica del bene all’altro (lo Stato, la legge, le autorità, chiunque altro che non sia io… io al massimo pretendo che mi sia fatto il bene).

Educare al bene, invece, è un esercizio i cui frutti sono stupefacenti: chiunque legga la Bibbia assiduamente ne gode il ruolo educativo in questo senso.

Di fronte al Covid-19, molti hanno invocato la “garanzia statale del bene”. A mio avviso guardano non abbastanza in alto e chiedono al potere politico ciò che naturalmente non può dare. Un buono Stato deve educare al bene, ma non può garantirlo.

“Messa in sicurezza” è un gergo tecnico ormai divenuto popolare, che spinto all’estremo crea un’illusione pericolosa, perché la vita non può essere sicura, garantita. La scienza vera lo sa bene.

Mi piace la distinzione tra “scienza” e “immagine della scienza”, dove la scienza è popolata da uomini e “abitata da dubbi, incertezze, correzioni”, mentre l’immagine della scienza “ha finito per alimentare nelle persone delle aspettative a cui la scienza non ha potuto rispondere”4. Questa distinzione mi aiuta a comprendere meglio la sequela di scienziati in tv e nei giornali pronti a dire tutto e il contrario di tutto in questa funestata epoca pandemica. Ho una sobria fiducia nella scienza, poiché a mio avviso è un’evidenza della nostra scintilla divina. Ma non una fiducia cieca: quella la riservo per qualcosa, anzi Qualcuno, di più alto.

Vogliamo certezze assolute riguardo al nemico invisibile che abbiamo davanti, riguardo al lavoro, ai risparmi, ai figli, alla vita intera, tutto. Vogliamo certezza assoluta riguardo al nostro bene oggi, qui. Penso sia istintivo desiderarla, ma pretenderla credo sia semplicemente folle. E pericoloso.

Pericoloso perché può divenire l’ennesima riprova della nostra ribellione al Creatore, la brama di indipendenza da Lui o, se volete, di essere Lui.

Pericoloso perché potremmo affibbiare alla scienza (e allo Stato) pesi impossibili da portare.

Pericoloso perché l’incertezza è occasione estrema di fare il bene o il male.

Pericoloso perché le misure di sicurezza potrebbero creare storture sociali dirompenti: per esempio, la misura di sicurezza del distanziamento sociale potrebbe essere diventata terrore del prossimo (per strada, al supermercato, in ospedale, in chiesa) e se accadesse questo, beh, l’opzione del bene si spegnerebbe e di fronte al bivio di Caino non ci rimarrebbe altro che la naturalissima legge del più forte.

E invece abbiamo visto una parte dell’umanità (dottori, infermieri, commessi, operai, ecc.) ritrovare una vocazione all’altro stupefacente, perché alla fine della fiera chiunque lo sa, forse proprio in virtù di quella scintilla divina: al bene indicato da Dio non c’è alternativa.

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