ALEPPO IN MANO AI MERCENARI JIHADISTI

Ha resistito cinque giorni Rusil Mohammed Khalaf alle gravi lesioni riportate per un bombardamento dell’artiglieria turca. La tredicenne è deceduta venerdì 29 settembre nell’ospedale di Aleppo dove era stata trasportata dal suo villaggio, Helîsa (distretto di Fafîn).

Il villaggio di Rusil (circa 15 chilometri da Aleppo) fa parte del cantone di Afrin-Shehba amministrato dall’AANES (Amministrazione autonoma del Nord e dell’est della Siria). Qui, dopo l’invasione turca del 2018, si sono rifugiate migliaia di persone.

Una sorta di enclave di interposizione (no man’s land)  tra i territori controllati dal regime di Damasco e quelli occupati da Ankara e dai suoi alleai jihadisti. Comunque obiettivo costante di bombardamenti.
Nel frattempo, da venerdì 29 novembre, le bande armate di Hayat Tahrir al-Sham  (di cui fa parte l’ex Al Qaeda Nusra, ribattezzata nel 2016 Fateh al-Shame) cominciavano ad entrare in Aleppo. Completando un’operazione contro l’esercito di Damasco avviata il 26 novembre e divenuta incalzante, irrefrenabile nella notte del 27.
Stando a quanto viene riportato da fonti curde “molte persone che vivono nelle zone di Aleppo finora controllate dal regime di Damasco si rifugiano nei quartieri di Şêxmeqsud e Eşrefiyê gestiti dall’AANES e sotto la protezione delle Forze Democratiche Siriane (Hêzên Sûriya Demokratîk). Il 30 novembre la notizia è diventata ufficiale: gran parte di Aleppo si trova ormai sotto il controllo di Hayat Tahrir Al Sham.
In particolare: Bustan El Qesir, Kelasê, Ferdos, Qesîle, Cemîliye, Bustan Zehara, Selahedîn, Heleb El Cedîde, El Feyd…probabilmente anche i quartieri di Eziziye e Suryan.
Complessivamente le vittime (tra civili e combattenti) dei primi quattro giorni di questa operazione militare tra Idlib e Aleppo sarebbero almeno 327.
Gianni Sartori

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