Alla bambina di Bologna non serve un finto genitore 1 accoppiato con un finto genitore 2, ma una mamma!

affido_adozione_famiglia-jpg-crop_displayA proposito della decisione del Tribunale dei minori di Bologna di dare in affidamento una bambina di tre anni a una coppia di omosessuali, riportiamo quanto scritto sulla sua bacheca Facebook da Mario Adinolfi. Adinolfi, giornalista, uomo di sinistra, ha corso negli anni passati anche per le primarie del Pd. (Aggiornamento: intervista di tempi.it al procuratore capo di Bologna: ecco tutte le incongruenze).

SULL’AFFIDO DELLA BIMBA ALLA COPPIA GAY

Ho una figlia di tre anni, esattamente la stessa età della bimba che il tribunale dei minori di Bologna ha deciso di affidare a una coppia di omosessuali. Credo di comprenderne alcune dinamiche psicologiche in maniera piuttosto approfondita e mi trovo d’accordo con il procuratore minorile della Repubblica che, concentrata sul benessere della bimba piuttosto che su ottenere uno spot sui giornali, si era detta radicalmente contraria all’affido della treenne alla coppia gay ritenuta “non all’altezza”.

Ma ormai si fa così: cosa prevale tra il gusto di compiere un gesto “di rottura” a favore di una coppia omosessuale e riflettere sul benessere di una bambina che non è ancora adottabile ma che proviene da una condizione di estremo disagio? Ovviamente viva la “rupture” e la procura minorile sarà certamente omofoba. Non diamo alla bambina una figura materna, prepariamo il terreno culturale ad una legge che garantisca l’adozione dei bimbi da parte dei gay, scriviamo genitore 1 e genitore 2 anziché padre e madre, proiettiamo un bello spottone anche durante la fiction di prima serata di Raiuno che si intitola non a caso “Una grande famiglia” in cui si fa tutta una tirata sull’ingiustizia del fatto che il giudice non possa far adottare un bambino a un single, perché la legge italiana ritiene che una figura materna sia necessaria per un minore già così sfortunato da essere in condizione di adottabilità. Ovviamente la legge è “omofoba” e il magistrato della fiction pure fa tutta una tirata contro la legge. Cose da pazzi.

Una bimba di tre anni in condizione di disagio familiare ha prima di tutto bisogno di una figura materna, di una donna da chiamare “mamma” a cui poteri affidare. Non le serve a niente un finto genitore 1 accoppiato con un finto genitore 2. Chi non capisce questo in realtà se ne frega dei bambini e combatte solo una stupida battaglia ideologica. Una battaglia regressista e non di sinistra. Chi è di sinistra sta con i più deboli e in questa storia bolognese il più debole è la bambina di tre anni. Il finto progresso di una sentenza di affido scritta per ottenere i titoli dei giornali è moneta farlocca, non si spende se non per acquistare ulteriore discredito per la magistratura italiana.

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