Allarme: la scuola italiana educa alla cultura gender!

Nella scuola italiana si tenta di educare alla cultura gender. Lo aveva già denunciato, tempo fa, l’avvocato Giuliano Amato, ma l’argomento risulta, quanto mai, attuale perché, se da un lato molte le scuole chiedono ai bambini di munirsi di carta igienica e alle maestre di procurarsi, col proprio denaro, il materiale per qualche progetto didattico creativo, dall’altro la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con l’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), ha trovato il modo di dare alla scuola “gli strumenti per approfondire le varie tematiche legate all’omosessualità”.

Ed ecco alcune argomentazioni che vengono proposte alle scolaresche, tematiche e iniziative che i docenti dovrebbero propinare ai bambini e ai ragazzi, delle scuole italiane, di ogni ordine e grado: “I rapporti sessuali omosessuali sono naturali? Sì”; I rapporti sessuali eterosessuali sono naturali?; “Nell’elaborazione di compiti, inventare situazioni che facciano riferimento a una varietà di strutture familiari ed espressioni di genere. Per esempio: “Rosa e i suoi papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar. Se ogni lattina costa 2 euro, quanto hanno speso?” e via dicendo.

Il progetto iniziale era descritto in tre opuscoli dal titolo “Educare alla diversità a scuola”, redatti dal Dipartimento per le Pari opportunità dell’Istituto A.T. Beck, per la terapia cognitivo-comportamentale.
La gestione del progetto era interamente affidata al Gruppo Nazionale di Lavoro Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), che comprendeva 29 Associazioni tra cui l’Arcigay, l’Arcilesbica e il Movimento Identità Transessuale.

Per questo, l’avvocato Amato notificava un Atto di Diffida Stragiudiziale al Dipartimento delle Pari opportunità, all’Unar, al Ministero dell’Istruzione e a 122 Uffici scolastici: “Hanno inventato l’emergenza omofobia per avviare una persecuzione contro chi non la pensa come loro. Il Pew Research Center di Washington, presieduto da Allan Murray, ex Vice Direttore del Wall Street Journal, ha pubblicato uno studio mondiale sull’atteggiamento verso l’omosessualità. L’Italia è fra le 10 Nazioni più amichevoli con i gay, per i quali il 74 per cento della popolazione non prova alcuna ostilità. Siamo appena un gradino sotto la civilissima Gran Bretagna. Ma poi, scusi, servono le statistiche? Puglia e Sicilia non hanno forse eletto due Governatori omosessuali?”.

Ci si domanda, allora, perché le lobby Lgbt usino mostrarsi vittime di un’omofobia inesistente.
E, forse, una strategia per inculcare una cultura gender, arbitrariamente coniata e senza alcuna base scientifica o morale, la cui attuabilità non trova riscontro nemmeno negli studi dei loro stessi laboratori?
E si torna a citare Gilbert Chesterton -come recentemente ha fatto il Ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, tanto bistrattato dalle Lgbt: “Spade dovranno essere sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d’estate e che 2 più 2 fa 4. Siamo giunti a un livello tale di relativismo da far impazzire la ragione. Non si riconosce più la natura. È la teoria del gender: i ragazzi non sono maschi o femmine per un dato biologico, ma a seconda di come sentono di essere”.

Antonella Sanicanti

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