All’Ospedale evangelico internazionale (Oei) è partito il servizio dopo il via libera della Regione

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oei_dallalto-castellettoAll’Ospedale evangelico internazionale (Oei) è partito il servizio dopo il via libera della Regione.

Appena ricevuto il via libera dalla Regione Liguria, l’Ospedale evangelico internazionale (Oei) di Genova è partito con il servizio di fecondazione eterologa, all’interno del suo centro specializzato nella procreazione medicalmente assistita (Pma). Ne parliamo con il dottor Alessio Parodi, che da sei anni è il direttore generale dell’Ospedale Evangelico Internazionale di Genova, una istituzione fondata dalle comunità protestanti di Genova (italiane e straniere) nel 1857.

Quando è partita l’attività di fecondazione eterologa?

«La Regione Liguria ha deliberato il 6 settembre, e sin da lunedì 8 settembre abbiamo iniziato con i colloqui preliminari per l’inserimento delle coppie nelle prime liste d’attesa. Concretamente saranno necessarie alcune settimane per andare a regime, in quanto l’eterologa prevede, come è noto, un donatore esterno, e andranno stabilite le regole per la donazione. L’orientamento che sta emergendo è che il donatore di sperma non dovrà avere più di 43 anni, e che la donna donatrice di uovo non più di 40 anni. Insomma, le regole che valgono per la fecondazione omologa dovranno essere riallineate anche per l’eterologa. I donatori dovranno essere totalmente anonimi.

Ma l’aspetto più importante è che o lo sperma (o l’uovo) venga acquisito gratuitamente – e anche in questo caso c’è bisogno di disciplinare la materia. Infatti in alcuni paesi esteri il donatore lo si paga, e anche profumatamente. Nel caso italiano, invece, la Pma è un’attività sanitaria pubblica, con copertura economica da parte della Regione, e pertanto è necessario stabilire un insieme di regole che sia il più trasparente possibile, il più rigido e deontologicamente accettabile».

Ci saranno dei costi per le coppie interessate?

«Le coppie sterili che vogliono sottoporsi alla fecondazione eterologa dovranno pagare un ticket, che dovrebbe essere stabilito in base al loro reddito: è un principio che è stato stabilito all’interno della conferenza Stato-regioni, e la Liguria ha confermato questo principio. Sarà poi il Ministero della sanità a stabilire il costo unico del ticket per tutte le regioni, anche per evitare “migrazioni” da una regione all’altra. Il Ministero ha tempo fino a dicembre di quest’anno per trovare la copertura economica di questa nuova attività, e per regolamentare il ticket unico. Comunque noi abbiamo già iniziato il “reclutamento”».

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Qual è l’esperienza dell’Ospedale evangelico nel campo della fecondazione assistita?

«L’Ospedale evangelico, nella sua sede storica di Castelletto, ha aperto nel settembre 2012 un moderno centro di medicina riproduttiva che ha tutti i requisiti necessari per erogare anche la prestazione di Pma eterologa, oltre naturalmente a quella omologa che è stata fatta fino a ieri e che continuerà ad esser fatta. Tradizionalmente l’Oei ha sempre avuto l’attività classica di ostetricia e ginecologia: due anni fa, per una serie di decisioni regionali di programmazione sanitaria, il centro più importante di Pma della Liguria è stato trasferito all’Evangelico. Da allora data lavoriamo con circa 220 – 240 attività di fecondazione all’anno, che non sono poche, perché come è noto non tutti i tentativi hanno sempre successo».

Come protestanti siamo fieri che l’Ospedale evangelico sia uno dei primi ospedali a praticare l’eterologa. Attualmente l’Oei fa parte del servizio pubblico e quindi è gestito con criteri di «laicità» che noi condividiamo; ci sembra che dare anche questa possibilità alle coppie che hanno difficoltà a procreare sia un fatto positivo (anche se non tutti i cristiani nel nostro Paese sono dello stesso avviso). Qual è la sua opinione in merito?

«Ho insistito personalmente perché l’Ospedale evangelico si occupasse di questo aspetto. Questa attività prima si svolgeva in un altro ospedale, il Galliera, che è presieduto dal cardinale arcivescovo pro-tempore della città. Viste alcune resistenze di tipo ecclesiologico, e considerato che il servizio era ed è diretto da un medico capace, il dott. Mauro Costa, uno dei maggiori esperti del campo a livello nazionale, ho insistito perché questa attività venisse trasferita e recepita come attività nostra nel presidio storico di Castelletto. Sotto questo profilo ho trovato all’Oei un consiglio di amministrazione molto “laico” che ha dato un sì entusiastico ad intraprendere questo percorso. La Regione Liguria ha preso atto della rapidità e di quel tanto di entusiasmo in più che ha dimostrato l’Oei, e ci ha dato un contributo di circa trecentomila euro per acquistare macchinare di ultima generazione e per adattare i locali di parte del terzo piano della sede del Castelletto. Abbiamo così potuto iniziare la nostra attività con grande serenità e serietà, ricevendo molti incoraggiamenti. Personalmente ritengo che ogni cosa che è fondata sulla volontà e sull’amore di due persone – insisto nel dire “due persone” e non vado oltre nel definirle –è qualcosa di buono e di giusto».

L’inseminazione eterologa è possibile solo da quando la Corte costituzionale, nell’aprile scorso, ne ha rimosso il divieto, contenuto nella legge 40 del 2004. Qualcuno – e segnatamente la ministra della Sanità, Beatrice Lorenzin – ha affermato che prima di ripartire con l’eterologa bisognava aspettare una nuova legge…

«Credo che si sbagliasse: non c’è bisogno di una nuova legge, ma certamente è necessaria la regolamentazione di alcune procedure; una disciplina non legislativa ma regolamentare per evitare, come si suol dire, la “giungla” relativamente al mercato dello sperma, alle caratteristiche del donatore e così via. Non c’è altro sistema che un protocollo clinico, una linea guida che sia condivisa dagli addetti ai lavori e cristallizzata in un regolamento».

Scheda: Il commento di Barbara Olivieri Caviglia e Italo Pons, membri del Consiglio dell’OEI

Sull’iniziativa dell’Ospedale evangelico internazionale di Genova di avviare il servizio di fecondazione eterologa abbiamo sentito anche la presidente del Consiglio di amministrazione dell’Oei, la valdese Barbara Olivieri Caviglia.

«Il Centro di medicina della riproduzione è stato accolto da noi evangelici come un ulteriore opportunità di offrire alla cittadinanza un’assistenza socio sanitaria importante e di qualità», ha detto la presidente dell’Oei. «La possibilità di offrire il servizio di fecondazione assistita in modo da non costringere più le donne che desiderano diventare madri a viaggi costosi e umilianti fuori regione, è fonte di grande soddisfazione per me come donna e madre. Con la fecondazione eterologa poi daremo alle coppie la libertà di scelta nell’ambito della procreazione assistita constatando ormai come il concetto di famiglia non sia più esclusivamente basato su legami genetici ma su legami fondati nell’amore».

Italo Pons, pastore della Chiesa valdese di via Assarotti a Genova e membro del Consiglio dell’Oei ha dichiarato: «Siamo lieti di essere pronti per questo appuntamento che saluta una battaglia di civiltà per la nostra nazione. È la conferma che ci sono ambiti nei quali la collaborazione tra Ente pubblico e religioso è possibile, anche su materie di tale sensibilità.

Ritengo che, oltre agli aspetti tecnici e scientifici, ci sia l’affermazione di una generosità autentica dei donatori nel rispondere alle domande, come in questo caso, di maternità che si possa realizzare anche in Italia senza doversi recare all’estero. La crescita e lo sviluppo dei figli riguarderanno il contesto nel quale vivranno e saranno educati. Il campo per fare bene è molto vasto e comprende una responsabilità particolare che va sicuramente oltre le origini biologiche. Aggiungo, ma non è secondario, che il logo dell’Oei è una piccola croce ugonotta, che spesso molti non conoscono, ma che rappresenta un forte anelito di libertà. Nel passato il suo significato era un segno fortemente distintivo di una differenza religiosa spesso discriminata. Ora questo logo, nel nostro caso, “accompagnerà”- pur in maniera molto discreta – come sempre, anche i complessi protocolli della fecondazione eterologa. Mi piace rilevarlo nello spirito di quella libertà che ci ha sempre contraddistinti. Ambiti scientifici ed esistenziali compresi».

Tratto da: http://www.riforma.it/

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