L’attacco alla Corea da parte dei comunisti del nord a Seoul arrivò così all’improvviso, che la maggioranza delle figure politiche di rilievo non ebbero la possibilità di fuggire verso il sud. Entrai allora nel mio studio, presi alcuni abiti vecchi e cercai di camuffarmi da venditrice ambulante. Mentre scappavo verso il sud, venni fermata dai soldati nordcoreani. Dissi loro che ero solo una povera vecchia, ma non mi credettero. Mi portarono in caserma per interrogarmi. Più negavo di essere una personalità, più mi interrogavano, finché uno di loro prese le mie mani e mi disse che stavo mentendo. “Queste non sono mani di una venditrice ambulante, sono troppo morbide”. Subito dopo fui portata davanti a un ufficiale che mi comunicò la mia sentenza: “Verrà fucilata domani all’alba”, disse molto rudemente. “Il corridoio era umido e freddo. Sentivo il lontano rumore del traffico proprio sopra di me, mentre mi conducevano in una cella sotterranea. Tutto ciò che avevo erano quei vecchi stracci usati per cercare di camuffarmi. A quel punto ero molto stanca e mi sdraiai sul pavimento di cemento. Riandando con la mente a tutte le cose che mi erano accadute, provai una grande angoscia e un grande rimorso. Dissi a me stessa: “Quale fine attende la tua vita gloriosa! Hai avuto tutto. Conosci un mucchio di persone. Eppure, questa è la tua ultima notte. Che cosa accadrà domani?” Mi addormentai con queste domande nella mente. E’ sempre spiacevole essere svegliati bruscamente da un sonno profondo; ma quando ti rendi conto che è l’ultima volta in cui vieni svegliata, è doppiamente duro. Un giovane sui vent’anni mi prese per un braccio e mi trascinò attraverso il corridoio delle celle, poi sulle scale e infine fuori sulla strada. Fui accecata dai raggi del sole che colpirono i miei occhi, ma non tanto da non vedere il fucile che il giovane portava sulla sua spala destra. I miei occhi si riempirono di lacrime, mentre riandavo con la mente ai principali avvenimenti della mia vita. Mi ricordai di come fossi sempre stata una donna impegnata. Per una donna coreana rinunciare al matrimonio e ai figli per dirigere un distaccamento della resistenza anti giapponese, non è una cosa comune. Mi ricordai del nostro entusiasmo quando gli americani sconfissero i giapponesi e noi fummo finalmente liberi. Ero entrata in politica per seguire il mio ideale di giustizia a favore del popolo. Ben presto però ero rimasta irretita nella scalata sociale che accompagna sempre l’affermarsi di una ideologia. Rividi poi nella mia mente la nostra piccola chiesa metodista. Non ascoltavo i sermoni con grande interesse, ma mi piaceva molto cantare gli inni. In effetti mi ero spesso ritrovata a canticchiare alcuni dei miei inni favoriti, quando mi sentivo sola o avevo paura. “Quale amico in Cristo abbiamo“, intonavo silenziosamente dentro di me. Le lacrime presero ad affluire più abbondantemente e a scorrermi lungo il viso mentre dicevo a me stessa: “Non hai mai accettato veramente Gesù Cristo come tuo Salvatore”. Questa frase ripetuta nella mia mente e piani piano con le labbra mi causò un senso di angoscia e di frustrazione ancora più profondo. Mi chiesi se Gesù avrebbe potuto perdonarmi e salvarmi proprio in quel momento. Radunando tutto il coraggio di cui disponevo, dissi allora: “Gesù, fra pochi minuti morirò. Sono stata una donna peccatrice. Non lo merito, ma Ti prego di perdonare i miei peccati e di salvarmi come facesti con il ladrone sulla croce”. Improvvisamente sentii una gioia invadere il mio essere interiore. Il mio cuore batteva così forte, che probabilmente il giovane soldato, il quale mi guardava incuriosito mentre salivamo su di una collina verso il luogo della mia esecuzione, poteva sentirmi. Ero stata perdonata, ero libera, ero pronta a morire. Credo sinceramente che, senza Cristo, nessuno sia veramente pronto per vivere, ma credo che ancora meno si sia pronti per morire senza la sicurezza che solo il Signore Gesù Cristo può procurare. Ora, ero libera e felice, cominciai a cantare a voce alta: “Quale privilegio portare a Dio in preghiera tutti i nostri peccati e tutte le nostre preoccupazioni”, “Silenzio, vecchia!” gridò il ragazzo vestito da soldato. “Finiscila di cantare!” “Perché dovrei ubbidirle ora gli chiesi. “Non è forse vero comunque che sto per morire? Ora sono cristiana, sono stata salvata proprio mentre salivamo su questa collina e passerò gli ultimi minuti che mi sono rimasti qui sulla terra a lodare il mio Signore e Salvatore Gesù Cristo!” “Benedetta certezza, Gesù è mio amico; oh, come già pregusto la gloria divina”. Iniziai un nuovo inno tutto per il rude giovane soldato che mi accompagnava. In un attimo tutte le parole di quell’inno mi tornarono in mente e continuai a cantare a voce spiegata. A lato di un’altra collina nei dintorni della città, notai una piccola pianura. Il giovane soldato prese una pala e iniziò a scavare la mia fossa. Mentre scavava, io continuavo a cantare. Ogni tanto mi dava un’occhiata di sfuggita, poi riprendeva a scavare. Quando ebbe terminato mi coprì gli occhi con un fazzoletto per bendarmi e disse: “Vecchia, vuoi dire ancora qualche altra parola prima che ti uccida e seppellisca il tuo corpo?” Benché i miei occhi fossero bendati, potevo vedere dritto nel cuore del giovane esecutore che mi stava di fronte. “Sì”, dissi provando pena per lui, “ho solo alcune cose da dire. Ho vissuto una vita meravigliosa su questa terra. Ma, mentre salivo quassù, avrà notato che mi è successo qualcosa. Questa mattina mi sono svegliata piena di paura. Ora ho la pace e la gioia. Questa mattina ero sola una cristiana di nome, ma ora sono salvata. Vorrei soltanto che anche lei potesse conoscere questo meraviglioso Salvatore Gesù Cristo! Avrei potuto dire di più, ma in quel momento sentii qualcuno che mi suggeriva di pregare per la mia giovane guardia. “Posso trascorrere gli ultimi momenti della mia vita pregando per la sua anima?” chiesi, scendendo nella buca scavata per seppellirmi. Mi inginocchiai e iniziai a pregare. Dopo pochi minuti di preghiera, sentii che il giovane stava piangendo. Terminai la mia preghiera e dissi: “Ho finito. Puoi fucilarmi adesso”. Ma non avvenne nulla. Cosa c’era che non andava? Ripetei: “Ho finito. Puoi fucilarmi”. “Non posso”, lo sentii dire fra quelli che mi giunsero come disperati singhiozzi. Egli scese allora nella fossa, mi tolse la benda dagli occhi e mi guardò in volto: “Mia madre era solita pregare per me in questo modo, Ora me la vedo davanti che prega per me. Quando ho sollevato il fucile per colpirti, ho avuto una visione di mia madre e non posso uccidere mia madre”. “Deve eseguire gli ordini o la uccideranno”, dissi preoccupata ora più della sua vita che della mia. “Non posso ucciderti. Per favore, scappa mentre io sparerò in aria”, disse mentre mi liberava le mani e mi lasciava andare. Corsi così fra le colline e mi salvo”. Non so che fine abbia fatto il soldato, credo che Dio gli abbia riservato tanta misericordia, come la lascio a me e, mi diede la salvezza dell’anima e della vita. Il Signore sia Lodato.
[notiziecristiane.com – Trascritto da La Manna Francesco]
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