Analisi e riflessioni del ddl Zan-Scalfarotto-Boldrini

La situazione italiana attuale, caratterizzata dalle problematiche relative al COVID-19, sia dal punto di vista terapeutico che dal punto di vista economico-finanziario, non ha fermato la volontà del governo giallo-fucsia di discutere, e conseguentemente approvare, in parlamento un disegno di legge che si riferisce alla difesa e alla protezione di quella che viene considerata una realtà sofferente, oggetto di discriminazione sempre più crescente, cioè la comunità LGBTQ+.

La presente analisi ha lo scopo di riflettere su tale proposta dal punto di vista logico, cioè della validità e della coerenza in sé di tale ddl, e dal punto di vista spirituale, cioè sotto la lente d’ingrandimento della sacra Scrittura, al fine di indicare, a coloro che si riconoscono come cristiani e non solo, l’atteggiamento biblicamente coerente da tenersi nei confronti del disegno di legge preso in esame.

Verranno sviluppati tre punti:

1) Contenuti del ddl

2) Elementi della sacra Scrittura che costituiscono la posizione dei cristiani sul tema

3) Conclusioni

Per quanto riguarda il secondo punto, quello più proprio del presente scritto, verrà utilizzato un linguaggio specifico, attingendo anche alla terminologia delle lingue originali, greco ed ebraico, del testo biblico.

Contenuto del ddl

Il disegno di legge Zan-Scalfarotto-Boldrini contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere e identità di genere, prende il nome dal suo relatore principale, il deputato del Partito democratico, Alessandro Zan. Attualmente il codice penale italiano punisce i reati e i discorsi di odio fondati su caratteristiche come la nazionalità, l’etnia o la religione (legge Mancino); con la legge Zan potranno essere puniti allo stesso modo i reati di discriminazione fondati sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. A differenza di molti paesi europei, in Italia non esiste una legge ad hoc che punisca le discriminazioni e i discorsi di odio contro persone LGBTQ+.
Il disegno di legge è il frutto della sintesi di cinque proposte di legge (Boldrini, Zan, Scalfarotto, Perantoni, Bartolozzi) in un testo unificato e ha l’obiettivo di estendere la normativa già esistente sui reati d’odio ad attacchi e comportamenti dovuti all’orientamento sessuale, al genere e all’identità di genere. La proposta di legge, infatti, prevede modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere e al decreto-legge 26 aprile 1993, numero 122 (noto come legge Mancino) che punisce l’incitamento alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o di nazionalità, modifiche all’articolo 90-quater del codice di procedura penale e al decreto legislativo 9 luglio 2003, numero 215. La legge istituisce inoltre una giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, e inserisce misure per la prevenzione e il contrasto della violenza per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere e per il sostegno alle vittime.

Elementi della sacra Scrittura che costituiscono la posizione dei cristiani

La Bibbia, bussola della vita spirituale e morale cristiana, presenta indicazioni precise a riguardo anche della sfera sessuale dell’essere umano.

È proprio di tale ambito che tratta propriamente il ddl Zan-Scalfarotto-Boldrini che abbiamo cercato di analizzare in breve.

Essendo un argomento molto ampio e delicato, è necessario fare ordine in ciò che sicuramente molte persone già conoscono.

Partiamo da un passo biblico, Efesini 5,1-7: “Siate dunque imitatori di Dio, come figli carissimi, e camminate nell’amore, come anche Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi, in offerta e sacrificio a Dio come un profumo di odore soave. Ma come si conviene ai santi, né fornicazione, né impurità alcuna, né avarizia siano neppure nominate fra di voi; lo stesso si dica dell’oscenità, del parlare sciocco e della buffoneria, le quali cose sono sconvenienti, ma piuttosto abbondi il rendimento di grazie. Sappiate infatti questo: nessun fornicatore o immondo o avaro, il quale è un idolatra, ha alcuna eredità nel regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi seduca con vani ragionamenti, perché per queste cose viene l’ira di Dio sui figli della disubbidienza. Non siate dunque loro compagni”.

Ciò che si può notare con molta chiarezza è che l’apostolo Paolo, mosso dallo Spirito santo, distingue nell’umanità due tipologie di persone: “i figli della disobbedienza” e “i figli di luce”, cioè “i figli adottivi di Dio”. Nei primi tre capitoli della lettera agli Efesini, come nella lettera ai Romani e negli altri suoi scritti, Paolo analizza tutti i punti fondamentali della fede cristiana e successivamente ne mostra i risvolti pratici nella vita quotidiana del singolo credente e della Chiesa di Gesù, comunione dei santi. Innanzitutto è necessario riconoscere che, a causa del peccato, dell’errore, dell’ἁμαρτία, di Adam e della donna nel giardino di Eden, le relazioni che precedentemente erano armoniche, secondo la volontà di Dio, vengono a rompersi e a modificarsi: la relazione dell’essere umano con l’Eterno si rompe, poiché l’uomo non si è affidato al Signore, disubbidendo al comando di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male; la relazione dell’essere umano con il creato si modifica, poiché Adam e la donna non si prendono più cura di esso; la relazione dell’uomo e della donna s’incrina giacché quell’equilibrio tra di loro, precedente al peccato, non c’è più, volendo uno prevaricare sull’altra e viceversa. Da qui si può far derivare il femminismo ed il maschilismo. La natura dell’essere umano si modifica e perde la sua iniziale immagine e somiglianza di Dio, corrompendosi fino a morire spiritualmente. Da qui in poi, infatti, Caino, Abele, Seth e tutti gli altri figli della prima coppia, nascono successivamente al peccato e quindi con una natura già corrotta e spiritualmente morta, perciò di generazione in generazione si propaga ciò che teologicamente viene definito “peccatum haereditarium”, cioè tale natura corrotta a motivo del peccato delle origini. Possiamo ammettere quindi che ogni essere umano nasce lontano da Dio, “figlio della disubbidienza”, e non esiste nessuna opera, tantomeno meritoria, che egli possa compiere per potersi redimere e tornare allo stadio primordiale di armonia paradisiaca nel rapporto con il Signore. Il quadro è tragico, drammatico addirittura, ma Dio non lascia tutto in questo modo, infatti, secondo il piano eterno della sua immensa misericordia, per grazia, manda il suo unigenito Figlio, Gesù, il Cristo, pienamente Dio e pienamente uomo, a sacrificarsi sulla croce, affinché chiunque creda in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Attraverso il suo sacrificio vicario ed espiatorio, Gesù dona all’essere umano peccatore la via della vita, della risurrezione spirituale, della riappacificazione, della riconciliazione con Dio. Chiunque si ravvede, rinnega l’uomo vecchio peccatore e accoglie Gesù nel suo cuore, viene trasformato nel suo essere, per mezzo dello Spirito santo, in un “figlio adottivo di Dio”, un “figlio di luce”. Il quadro teologico descritto non è un qualcosa di astratto o simbolico, ma reale, concreto, che ha delle conseguenze esperibili sensorialmente nella vita quotidiana dei credenti, risorti spiritualmente, nati di nuovo. A questo punto l’apostolo Paolo elenca le caratteristiche delle due categorie di esseri umani e come “i figli adottivi di Dio” si debbano comportare con gli altri. Intanto essere “figli di luce”, proprio perché è avvenuto un cambiamento ontologico radicale, non significa continuare a vivere come si faceva precedentemente, ma, in forza della nuova natura, del nuovo essere liberato dalla schiavitù del peccato, si “cammina nell’amore, in novità di vita”, cominciando un percorso, un processo continuo di trasformazione di sé a sempre maggiore somiglianza di Gesù, modello, seppur irraggiungibile, di riferimento. Lo Spirito santo rende “i figli adottivi di Dio” sempre più simili a Gesù, allontanandoli progressivamente dai desideri della carne, dalla concupiscenza, in un cammino che prende il nome di “santificazione”. Tale cammino è nell’amore, segno distintivo dei discepoli di Gesù, un amore reciproco di donazione di sé, fino a donare la propria vita per il proprio fratello.

Ecco che, in contrapposizione ai “figli di luce”, vi sono “i figli della disobbedienza”, gli esseri umani ancora schiavi del peccato, la cui mente è ottenebrata e guidata dalla concupiscenza della carne. Paolo elenca nei versetti citati in precedenza alcune loro caratteristiche:

a)fornicazione; b)impurità; c)avarizia; d)oscenità; e)parlare sciocco; f)buffoneria

Tutti questi atteggiamenti non solo non devono essere presenti nella Chiesa, ma non devono neppure essere nominati perché sconvenienti. Chiaramente la nostra analisi verte a comprendere agli occhi di Dio che cosa è bene e che cosa è male, che cosa è lecito e che cosa non lo è.

Proviamo a comprendere il significato della prima caratteristica, poiché interessa maggiormente il tema preso in esame, cioè la “fornicazione”. Di che cosa si tratta?

Nella Scrittura, come accennato poc’anzi, vi sono diversi versetti che presentano tale parola e sono sempre coerentemente associati alla natura corrotta e peccatrice dei “figli della disubbidienza”, come qualcosa di riprovevole e assolutamente contraria alla volontà di Dio. Addirittura, come viene scritto nelle lettere di alcune delle 7 Chiese dell’Asia minore in Apocalisse, la fornicazione e l’idolatria, ammesse dai Nicolaiti e portate a Tiatira dall’autoproclamatasi profetessa Iezabel, sono odiate da Gesù e l’ira di Dio scende dal cielo su tali opere,

Tuttavia hai questo, che odi le opere dei Nicolaiti, che odio anch’io”, Apocalisse 2,6

Si badi bene che sono le opere, i peccati, o meglio il peccato, che provoca l’ira di Dio, non il peccatore che ne è schiavo,

Di’ loro: Com’è vero che io vivo”, dice il Signore, l’Eterno, “io non mi compiaccio della morte dell’empio, ma che l’empio si converta dalla sua via e viva; convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvagie. Perché mai dovreste morire, o casa d’Israele?”, Ezechiele 33,11

Il peccatore è sempre oggetto della misericordia e dell’amore di Dio che tanto ama il mondo da volerlo liberare, redimere, dal peccato.

Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque creda in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui”, Giovanni 3,16-17.

Anche il concilio di Gerusalemme, Atti degli apostoli 15,1-35, ha sancito ufficialmente ciò che non è lecito per i gentili, per i pagani che si convertono a Gesù:

  • mangiare carni sacrificate agli idoli; -bere sangue; -mangiare carni di animali morti soffocati
  • la fornicazione.

Si può ben comprendere che la “fornicazione” non è positiva e non rientra nella volontà di Dio per l’uomo, in ciò che è bene per l’essere umano.

Che cos’è di preciso?

Citiamo le parole di Gesù nel sermone sul monte, la “magna charta” del cristiano,“È stato pure detto: “Chiunque ripudia la propria moglie, le dia l’atto del divorzio”. Ma io vi dico: Chiunque manda via la propria moglie, eccetto in caso di fornicazione, la fa essere adultera; e chiunque sposa una donna ripudiata, commette adulterio”, Matteo 5,31-32.

Possiamo intendere che la “fornicazione” sia un qualcosa legato alla sfera sessuale.

Gesù non cancella, non abroga, la legge ma la porta a compimento, la realizza, dischiudendone anche il senso, perciò, quando si oppone al “lassismo” di Mosè che ha permesso agli uomini di scrivere la lettera di ripudio per mandare via la propria moglie, il Maestro di Nazareth non va contro la Scrittura ma ritorna all’originaria volontà di Dio: il matrimonio è indissolubile come era all’inizio, “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne”, Genesi 2,24

Gesù desidera responsabilizzare gli uomini, i mariti, all’importanza del matrimonio ed anche proteggere le donne, le mogli, dalle eventuali false accuse dei mariti che, così facendo, le espongono all’adulterio. Nel contesto ebraico non sono permessi rapporti sessuali pre-matrimoniali e le donne devono arrivare al matrimonio illibate. Se il marito al primo matrimonio, dopo la prima notte di nozze, scopre che la moglie non è vergine, la donna viene considerata una prostituta e punita con la lapidazione. Gesù allora elimina la lettera di ripudio ed il divorzio, sostenendo l’indissolubilità del matrimonio, ritornando così alla volontà originaria di Dio.

C’è però una sola eccezione a tale situazione, cioè appunto la “fornicazione”.

Il termine greco che traduce “fornicazione” è πορνεία, traduzione a sua volta dell’ebraico תוּנְז, “zenùt”. In latino, nella versione della Vulgata di Girolamo, la parola viene tradotta con “fornix” che al tempo indicava un sotterraneo a volta, luogo presso cui lavoravano le prostitute. Infatti anche πορνεία è in collegamento con πόρνη che significa appunto prostituta. Πορνεία allora indica atti sessuali illeciti, non all’interno del matrimonio, e non riguardante una persona sposata, come per esempio la frequentazione di prostitute per appagare il proprio desiderio, la propria concupiscenza, o rapporti “di una sera”. Altra cosa invece è l’adulterio, in greco μοιχᾶται, che è il vero e proprio tradimento del coniuge mediante un atto sessuale con una terza persona.Gesù non dice che l’eccezione all’indissolubilità del matrimonio sia μοιχᾶται, l’adulterio, ma πορνεία, cioè fornicazione. Capiamo che sembra esserci un significato ulteriore della parola πορνεία, infatti per arrivare ad una piena comprensione di ciò che Gesù intende asserire, è necessario entrare nel contesto ebraico, non quello ellenistico. Torniamo a תוּנְז, “zenùt”, che indica di fatto le relazioni sessuali illecite, non solamente quelle tra due, o più, persone non legate dal vincolo matrimoniale. In Levitico 18,6-23 vengono elencate tali unioni non approvate da Dio:-l’incesto in ogni sua possibile forma-l’omosessualità-la zoofilia, rapporti sessuali con gli animaliSe poi chi cade in queste situazioni, che il Signore definisce “abominevoli”, cioè esecrabili, spregevoli, si ravvede, cioè rompe definitivamente con esse, accoglie Gesù e percorre la strada giusta, allora viene perdonato e riconciliato. In caso opposto, se uno dei due coniugi cade in una di queste relazioni illecite, ciò costituisce l’eccezione all’indissolubilità del matrimonio.Ecco allora che, rimanendo al tema del ddl Zan-Scalfarotto-Boldrini, un cristiano non può accettare l’omosessualità, e qualsiasi altra presunta forma di sessualità, al di là di quella naturale tra uomo-donna all’interno del matrimonio, in quanto tutto ciò che va oltre è illecito, esecrabile persino, non corrispondente al bene per l’essere umano secondo la volontà di Dio. Insomma la fornicazione è espressione di una natura umana schiava del peccato, ontologicamente corrotta e lontana da Dio, propria dei “figli della perdizione”.

Conclusioni

Prima di esprime la posizione concreta dei cristiani, a seguito dell’analisi scritturistica, è importante analizzare alcuni aspetti del ddl Zan-Scalfarotto-Boldrini che di per sé si presentano come critici.

Innanzitutto tale disegno di legge desidera “tutelare la comunità LGBTQ+ e punire il sessismo e la misoginia”. Dalle parole dello stesso Alessandro Zan in una sua intervista a “Repubblica”, si evince il motivo che lo ha spinto a tale proposta legislativa: “In Italia esiste un serio problema di razzismo verso omosessuali e transessuali”. Il primo dubbio viene a palesarsi, anche perché si desidera inserire la “tutela” per la comunità LGBTQ+ nella legge 654 bis e 654 ter, nonché nella 122, che tutelano le diverse etnie ed il credo delle diverse religioni.

La domanda da porsi su questo punto perciò sarebbe: La comunità LGBTQ+ può essere annoverata tra le etnie e/o le religioni?

Ed ancora: “Chi è oggetto di stigma nella società ha bisogno di una tutela rafforzata, come ha chiarito anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio nella giornata mondiale contro l’omotransfobia, quando ha detto che le discriminazioni sessuali violano il principio di uguaglianza”.

Vi è davvero un’emergenza discriminatoria per la comunità LGBTQ+ in Italia?

I dati ufficiali dell’OSCAD, l’ente preposto a controllare reati d’odio di tipo razziale, smentisce l’ennesima affermazione di Zan sulla presunta “nebbia fitta di odio il cui nome è omotransfobia”: nel periodo 2010-2018 sono stati 197 gli eventi di discriminazione legati all’orientamento sessuale, +15 legati all’identità di genere, per un totale di 212 reati, pari al 14% del totale.

Numeri che si collocano al di sotto delle casistiche più ricorrenti: Razza/Etnia 59% e Credo religioso 19%.  Tali dati smentiscono il quadro emergenziale che si vuole dipingere.

Tra l’altro i dati di una ricerca del Pew Research Center attesta che in Italia la percentuale dei cittadini che considera l’omosessualità come pienamente accettabile nella società sia al 75%, ponendosi a poca distanza dai Paesi dell’Europa Occidentale e in misura significativamente superiore a quella dei Paesi dell’Est europeo.

La nebbia fitta, alla luce dei dati riportati, risulta essere forse solamente un appannamento degli occhi di alcune persone.

Il disegno di legge vorrebbe combattere anche la “misoginia”.

Martina Terragni, femminista che lotta da anni per i diritti delle donne, si dimostra totalmente contraria a tale ddl in quanto sostiene che l’identità sessuale è reale mentre l’identità di genere mette a repentaglio l’identità delle donne, in quanto le persone che si identificano come donne stanno sottraendo spazio privato e pubblico ed anche fondi alle donne stesse:

  1. a) In politica dove “le quote politiche destinate alle donne vengono occupate da uomini che si identificano come donne: vedi la già responsabile donne del Labour Party Lily Madigan, trans ventenne nemica acerrima ed epuratrice delle compagne nate donna, o l’americana Emilia Decaudin che si è detto donna per poter scalare il Partito Democratico”.
  2. b) Nello sport dove “atlete nate uomini che si nominano come donne ma conservano il loro corpo di uomini e con quello vincono tutte le competizioni sportive femminili, come denunciato ripetutamente dalla tennista Martina Navratilova”.
  3. c) Nei “luoghi delle donne” come “gli spogliatoi femminili a cui devono poter accedere persone con apparati genitali maschili. Le case-rifugio per donne maltrattate che devono ospitare anche persone con pene e testicoli. Gli studi di estetiste costrette a chiudere bottega perché si rifiutavano di depilare lo “scroto femminile” di Jessica Yanio, trans canadese violando a suo dire i diritti umani”.
  4. d) Vari casi di donne licenziate dopo aver affermato che non è possibile cambiare il proprio sesso biologico e che “l’identità di genere ha a che vedere anche con altre questioni, come l’utero in affitto: le molte donne che lottano contro questa pratica vengono bullizzate come omotransfobiche che vogliono conservare il proprio privilegio”.

Il concetto di “identità di genere” è l’architrave dell’intero ddl: sarebbe un cavallo di Troia per un’altra legge che attende di essere presa in considerazione su proposta del MIT, Movimento Identità Trans. La proposta intende “garantire la piena effettività del diritto all’identità di genere e all’espressione di genere” riformando la legge 164/82 che oggi regola la materia “consentendo alle persone che abbiano effettuato un intervento chirurgico per cambiamento di sesso, di cambiare genere sui documenti (rettificazione anagrafica). Con la nuova proposta chiunque potrà liberamente richiedere la rettificazione anagrafica (…) con una semplice autocertificazione (eventualmente reversibile?) e senza necessità di intervento chirurgico e/o farmacologico né alcuna perizia”. Da tutto ciò si evince che non vi è alcuna tutela delle donne attraverso il ddl Zan-Scalfarotto-Boldrini, semmai una loro maggiore discriminazione, questa volta legalizzata, a favore dei transessuali. Altro elemento preoccupante è la limitazione della libertà di pensiero in quanto potrebbero accadere situazioni spiacevoli per coloro che dimostrano un’idea differente a quella della comunità LGBTQ+, come già avvenuti in altre Nazioni.

Il caso di Lizzano, Taranto, della preghiera del rosario a favore della famiglia naturale che ha creato la protesta della comunità LGBTQ+, supportata dal sindaco del luogo, è un segnale di deriva antidemocratica, qualora venisse approvato tale ddl. Ciò che accomuna tutti questi casi è che le persone “perseguitate” per le loro posizioni non hanno espresso giudizi specifici su singole persone, ma hanno commentato, espresso una opinione su situazioni generali o addirittura pregato, nei confronti di tematiche dove non si può in nessun caso negare la legittimità di posizioni difformi rispetto a quelle espresse dal mondo LGBTQ+. Il problema allora è che l’ideologia che va di moda mette al bando ogni forma di opposizione che si radica su argomentazioni scientifiche, filosofiche e teologiche reali e concrete, cercando di zittire chi non la pensa nello stesso modo, punendo con carcere, multe, distanziamento sociale e rieducazione dei dissidenti. Viene estremizzata l’espressione del filosofo Arthur Schopenhauer: “Il mondo come mia esclusiva volontà e rappresentazione”. In questo modo viene limitata la libertà di pensiero, di espressione e di credo, rendendo lo Stato una dittatura oligarchica di un gruppo dominante a scapito degli altri. Tutti gli oppositori, accusati di essere presunti odiatori seriali, nei confronti dei quali però viene riversato tutto l’odio reale delle élites, devono essere arrestati dalla “psicopolizia” che interviene al minimo sospetto. I dissidenti poi devono venire rieducati, anche i loro figli, come nel peggiore Socing, Socialismo Inglese, di orwelliana memoria. Per tutte queste criticità il ddl Zan-Scalfarotto-Boldrini non può essere né sostenibile né accettabile in sé.

A questi motivi si aggiungono le considerazioni che provengono dalla riflessione biblica e che i cristiani sostengono:

-Il cristiano non può che dire il suo deciso “NO” a tale ddl, non per intolleranza, né per bigottismo, ma per convinzione di fede e per civiltà.

-L’ideologia gender non è una forma di progresso e di “amore”, ma una caduta sempre più profonda nell’istintualità, nella concupiscenza della carne, nell’“es” sregolato e disumanizzante che la Scrittura non approva.

-Si condanna ogni forma di violenza, fisica e verbale, nei confronti di chiunque, per le quali però esistono già leggi che tutelano i cittadini, ad esempio l’articolo 61 del Codice Penale. Al contrario tale ddl, se approvato, andrebbe a costituire uno squilibrio sociale, cioè la particolare tutela e cura di una determinata categoria di cittadini, che diventerebbe una élite, a scapito di tutte le altre.

-Qualora venisse approvato tale ddl, bisognerebbe immediatamente organizzare una raccolta firme a livello nazionale per un referendum abrogativo, altrimenti la democrazia dell’Italia non sarebbe più tale.

Non vi possono essere nemmeno modifiche a tale ddl per alleggerirne la portata e renderlo più “digeribile”, ma va respinto in toto.

Past. Cristian Viglione

(Resp. dipartimento per la Cultura, Storia e Teologia cristiana A.C.E., Azione Cristiana Evangelica)

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