ARABIA SAUDITA: SEGREGATA DALLA PROPRIA FAMIGLIA PER LA FEDE DEL MARITO

A. è un cristiano ex-musulmano saudita che, dopo aver aiutato la sorella a fuggire dagli abusi della famiglia a motivo della sua conversione al cristianesimo, è stato falsamente accusato dai membri della stessa di aver rubato del denaro, di aver cercato di convertire musulmani al cristianesimo e di aver aiutato la sorella a lasciare il paese contro la volontà del marito.

La prima delle tre udienze previste ha già avuto luogo. Dopo uno scontro nato tra il giudice e l’accusa, la seduta si è conclusa con l’assoluzione dell’imputato.

Secondo quanto riportato da Middle East Concern, inoltre, lo scorso 5 maggio la moglie di A. è stata contattata dalla famiglia con la scusa di una reazione negativa della madre al vaccino anti Covid-19. Una volta giunta a casa, però, non le è stato più permesso di lasciare l’abitazione.

La famiglia preme sul fatto che il marito dovrà presto scontare una pena detentiva e che quindi sia meglio per lei rimanere a casa e divorziare da lui.

Nell’attesa della seconda udienza, prevista per domenica 30 maggio, A. sta cercando il modo di liberare la moglie dalla segregazione forzata.

Come A., i cristiani ex-musulmani sauditi pagano un prezzo elevato a motivo della propria fede. La rigidità della società islamica locale fa sì che un qualsiasi cambiamento del comportamento venga immediatamente notato, innescando forti pressioni da parte del nucleo familiare e del contesto sociale.
Il rischio è quello di subire umiliazioni pubbliche, violenze fisiche, abusi emotivi, false accuse e minacce di morte, oltre che di perdere ogni forma di aiuto e di accesso alla vita comunitaria. È per questo motivo che molti cristiani, per tutelare la propria famiglia, scelgono di vivere segretamente la propria fede.

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