Arrestato Akram al-Bunni, dissidente cristiano e comunista, critico di Assad

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SYRIA_-_AKRAM_AL-BUNNIdi Paul Dakiki
Lo scrittore è stato in prigione diverse volte – in tutto 20 anni – per aver criticato il regime di Assad e chiesto una trasformazione democratica della società. Tempo fa ha domandato alle minoranze siriane di non usare la paura verso l’islamismo radicale per avallare la dittatura degli Assad.

Beirut (AsiaNews) – Akram al-Bunni, scrittore dissidente, critico del regime di Assad, è stato arrestato e non si sa dove sia stato condotto. Due giorni fa la pubblica sicurezza siriana lo ha prelevato mentre egli partecipava a un banchetto nuziale in un hotel di Damasco.

Il fratello di Akram, Anwar al-Bunni, avvocato per i diritti umani, afferma che a portarlo via è stato un gruppo di poliziotti alle dipendenze di Hafez Makhlouf, cugino di Bashar Assad. Il motivo, secondo Anwar è che suo fratello sostiene da tempo una trasformazione democratica della Siria, rompendo la dittatura della famiglia Assad, che dura da quasi 40 anni.

La famiglia al-Bunni, di origini cristiane, è nota nel Paese per la sua opposizione al dominio della famiglia Assad in difesa di un regime democratico. A causa di ciò, quattro fratelli al-Bunni, una sorella e due cognati hanno subito tutti insieme almeno 70 anni di prigionia.

Akram al-Bunni, 58 anni, da solo ha passato almeno 20 anni in prigione a fasi alterne. E’ stato agli arresti dal 2007 al 2010, insieme ad altri 11 dissidenti, per aver firmato la cosiddetta “Dichiarazione di Damasco”, in cui si domandavano cambiamenti democratici e radicali per la Siria.

In quanto membro del Partito  di azione comunista – fuorilegge in Siria – è stato in prigione nei periodi 1978-1980 e 1987-2001, quando il Paese era sotto il dominio di Hafez el Assad, padre di Bashar.

In un saggio scritto lo scorso aprile su “Arab Reform Initiative”, egli si rivolge a tutte le minoranze in Siria esortandole a non farsi bloccare dalla paura per l’islamismo radicale, accettando in modo cieco la mancanza di democrazia del regime di Assad.

Nonostante l’accresciuta persecuzione dei dissidenti, dall’inizio della cosiddetta “primavera araba”, Akram ha scelto di rimanere sempre a Damasco.

Fonte: http://www.asianews.it/

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