Arriva la riforma del Pronto soccorso … davvero l’uomo al centro?

Per contrastare il fenomeno dei tempi di attesa in Pronto Soccorso (Ps) e il conseguente affollamento, arriva la proposta di riforma del ministero della Salute. A fine luglio (2109), la Conferenza Stato Regioni dovrebbe dare il suo via libera, dopo aver apportato alcune piccole modifiche al Piano per la gestione del sovraffollamento dei Pronto Soccorso. Il primo grande cambiamento riguarderà i codici per la definizione delle priorità. Dai colori (bianco, verde, giallo e rosso) si passerà ai numeri. Ai numeri verrà affiancato un limite di tempo massimo d’attesa. Ci sarà il codice 1 per contraddistinguere l’emergenza con la necessità di accesso immediato; il codice 2 per l’urgenza con accesso entro i 15 minuti; il codice 3 per l’urgenza differibile con accesso entro 60 minuti; il codice 4 per l’urgenza minore con accesso entro i 120 minuti; e il codice 5 per la non urgenza con un accesso che dovrà avvenire entro un arco temporale di 240 minuti. In ogni caso l’attesa dei pazienti non dovrà superare le 8 ore. Come si vede tra le novità è la tempistica accanto al codice.

Inoltre le linee di indirizzo prevedono: – una formazione al personale di pronto soccorso da parte della unità di psicologia aziendale o ospedaliera per sostenere l’equipe assistenziale, attraverso incontri periodici e, eventualmente, la presa in carico di familiari accompagnatori. – Si prevede, nella sala d’attesa, anche la presenza di personale volontario, specificamente formato e autorizzato, appartenente ad Associazioni di volontariato accreditate o da studenti provenienti da corsi di laurea in discipline umanistiche e sanitarie. – Si suggerisce, inoltre, la presenza di un referente per la gestione dei possibili conflitti con i pazienti in attesa di visita. Nelle strutture ospedaliere a più elevata complessità, si aggiunge che potrebbe essere prevista la presenza di uno psicologo nel pronto soccorso. – Si prevede un’organizzazione dei flussi di trattamento, vale a dire dopo la valutazione, l’infermiere, assegnato il codice di triage (rapida valutazione), può attivare il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) più appropriato ottimizzando i tempi di presa in carico. Si prevede che l’organico del pronto soccorso deve avere una dotazione di personale compatibile con il numero di accessi alla struttura. Nei Pronto Soccorso con più di 25.000 accessi l’anno, la funzione di triage dovrà quindi essere svolta da infermieri dedicati a questa funzione in maniera esclusiva. L’iter di pronto soccorso, potrà altrimenti concludersi con l’invio del paziente in Obi (Osservazione breve intensiva) In questo caso, la durata non potrà essere inferiore alle 6 ore né superare le 36 ore complessive dalla presa in carico del paziente in pronto soccorso. L’Obi costituisce una modalità di gestione delle emergenze-urgenze di 1 postazione ogni 5000 accessi al pronto soccorso. Per l’Obi pediatrica si prevedono almeno 2 postazioni per ogni UO di pediatria o Pronto soccorso pediatrico, oppure 1 postazione ogni 4000 accessi in pronto soccorso. Queste postazioni, si sottolinea, non dovranno essere considerate nella dotazione totale dei posti letto dedicati al ricovero ospedaliero.

Una bella riforma che deve integrarsi con la nota carenza di personale nell’area dell’Emergenza-urgenza e non solo.  Il percolo è che si tratti di una misura che benché parli di esigenze dei cittadini, di umanizzazione e assistenza specialistica, possa, al contempo, creare illusione e frustrazione per mancanza di risposte al bisogno di cure urgenti. Certamente non dovute al numero degli accessi ma a carenza di personale. Si ricorda che negli ultimi 5-6 anni il numero di accessi nei PS non è significativamente aumentato (Salute e Territorio, Emergenza-urgenza, n. 210 del 2016) sebbene siano aumentati i tempi di attesa. Si può passare dai codici a colori e da questi ai numeri se non ci sono risorse il prodotto non cambia. «Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente», scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”. Basta fare una statistica per ospedali e vedere il personale addetto al pronto soccorso in relazione alle prestazioni in un anno (https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/02/04/numeri-del-pronto-soccorso-lo-della-medicina-durgenza-italia/).  Si tratta di capire, quale servizio senza risorse? Diventa inevitabile un conflitto di paradosso tra i processi di umanizzazione e la produttività. La logica del bilancio può far perdere di vista le adeguate risposte all’utenza (Riccardi p. in https://www.notiziecristiane.com/alla-ricerca-di-se/). Non posso, da psicologo e psicoterapeuta ad orientamento cristiano, ricordare l’umanesimo biblico che mette l’uomo al centro del disegno di Dio: «Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?» (Sal 8, 5). Certamente non un affare di profitto economico (Riccardi P., ogni vita è una vocazione per un ritrovato benessere, ed. Cittadella assisi, 2104).

Pasquale Riccardi D’Alise | Notiziecristiane.com

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