Beatrice racconta la sua conversione

“Sono Beatrice Palmisano, casalinga e convertita alla fine del 1948”

Vivevo con una nonna, per farle compagnia, mentre i miei familiari erano in Calabria. Vicino casa è venuta ad abitare una famiglia evangelica. Io ascoltavo molto spesso le loro preghiere ma poi, avendo udito che era peccato trattare loro, ebbi ordine di non avvicinarli, perché, come dicevano i preti, erano degli indemoniati.

Una sera vennero dei “fratelli” da Castellaneta e si unirono per pregare in casa di quei pentecostali, miei vicini.

Parecchie mie amiche mi convinsero di nuovo ad accostarli, ma, giunte dietro la porta, cominciammo a ridere e a beffarli.

Uscì una donna, che, con parole calme, ci parlò di Gesù e ci invitò ad entrare; entrammo, ma, mentre loro cantavano e il “pastore” leggeva un capitolo del Vangelo, noi ci guardavamo e ridevamo. Io in ginocchio giravo gli occhi per trovare un quadro di un santo, ma non ce n’erano. Ritornata a casa, non potei dormire, perché sentivo come se qualcuno mi chiamasse e mi parlasse. La notte in sogno parlai del capitolo 23 di Matteo e ne spiegavo il significato (in verità non avevo mai letto quei versi). La mattina chiesi agli evangelici di vicino casa il loro libro della Bibbia e con grande sorpresa lessi le stesse parole, che avevo proferito nel sonno. Allora chiesi al Signore: “se sei veramente Tu, o Dio, che mi parli, dichiarami ancora una volta la verità”.

La notte sognai ancora sui cibi proibiti dai preti.

Da quel momento cominciai a dare il mio cuore a Dio, chiedendo di essere provata. Infatti, dopo il 1949, anno in cui fui battezzata con la potenza dello Spirito Santo, cominciarono le prove. Siccome vivevo con la nonna a Palagianello, i miei genitori, che erano in Calabria, mi scrivevano disapprovando la mia scelta. Parlarono con i preti e perfino col vescovo di Cosenza, i quali per spaventare i miei parenti dissero loro: “La maledizione e la scomunica sono in casa vostra perché avete la figlia evangelica”. Tutti quelli di famiglia mi allontanarono ed anche la nonna, che prima non se ne curava.

Ma Gesù aveva preso possesso in me e non temevo più nulla che mi potesse separare da lui.

Mi arrivarono lettere dai miei in cui si diceva che se non li ascoltavo mi disconoscevano da figlia; io rispondevo con passi della parola di Dio. Allora mia madre si decise a venire di persona; quando giunse io le andai incontro ma lei si rifiutò di abbracciarmi e mi disse: “Allontanati perché hai disonorato la nostra famiglia”.

Io rincasai e da allora non ebbi più rapporti con i miei genitori, anche perché poco dopo mi sposai.

Oggi vivo contenta e Dio benedice la mia famiglia.

Palmisano Beatrice

Tratto da: Zucchi Sergio, Espansione Pentecostale, Taranto 1994, pag. 305 | Lanuovavia.org

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