BIBLICAMENTE SI PUÒ AFFERMARE CHE ESISTE II DESTINO?

L’argomento è difficile da trattare in quanto fin dall’antichità filosofi e teologi hanno cercato di risolvere il problema del destino e della determinazione causale di ogni evento. In qualche occasione è stato affermato che la volontà umana è sempre e ne­cessariamente predeterminata da cause interne o esterne.

LA DEFINIZIONE DEL TERMINE DESTINO

Il nostro scopo è provare se esista o no un destino per ciascun individuo. Prima di tutto, notiamo che il terminedestino è definito come “il susseguirsi degli eventi, considerato come necessità ineluttabile, predeterminata da una forza superiore”. Sinonimo di destino è il termine fato. Il suo significato viene così spiegato: “Se­condo gli antichi, potenza misteriosa ed invincibile che regolava l’universo e le vicende umane; per estensione indicò anche il destino dell’uomo e quindi la morte”. Altro sinonimo è il termine sorte definita come “forza misteriosa e imprevedibile che sem­bra regolare le vicende umane”. Altro termine similare è fortuna indica­ta come “sorte variamente buona o cattiva di qualcuno o di qualche co­sa che gli antichi personificavano nella dea Fortuna, la quale dava o to­glieva i beni della vita, a caso e senza distinzione”.

Tutte queste definizioni, prese da un noto dizionario della lingua ita­liana, fanno risalire il destino e i suoi sinonimi, ancora oggi usati nel lin­guaggio comune, al mondo pagano. Infatti, il destino era “… predeter­minato da una forza superiore”, da una “… potenza misteriosa …” da “… una forza misteriosa ed imprevedibile …”o al massimo da una dea Fortuna “… la quale dava o toglieva i beni della vita, a caso e senza di­stinzione”. Quindi un evento legato alcaso, cioè qualcosa “che capita imprevedibilmente e ingiustificatamente, almeno in relazione alle pos­sibilità di indagine e di giudizio”.

Tutte queste definizioni presentano un punto in comune che il cri­stiano non potrà mai accettare. Dietro il destino c’è una forza, una po­tenza misteriosa ed imponderabile. Il cristiano non crede ad una forza misteriosa e bruta che inaspettatamente e ingiustificatamente regoli le vicende umane. Crede, invece, nel controllo delle circostanze da parte dell’unico vero Dio, Creatore del cielo e della terra, che si è rivelato in Cristo, il divino Salvatore, ed è il Sovrano ed il sommo Provveditore delle vicende umane. Questo non vuol dire che possiamo sempre com­prendere quello che Egli permette. Siamo troppo limitati e piccini di­nanzi alla Sua infinità, ma non per questo le vicende umane avvengono secondo “il capriccio” di una forza misteriosa e sconosciuta.

ESISTE NELLA BIBBIA IL DESTINO?

Nel mondo protestante questo concetto è strettamente legato con quello della predestinazione e l’accostamento è favorito anche dalle ver­sioni italiane della Bibbia. È notorio che Giovanni Diodati fu uno dei più importanti personaggi che parteciparono al Sinodo di Dort (1618­1619), dove si definì il concetto di “predestinazione assoluta”. Lutero, insieme ad altri riformatori, per reazione all’importanza at­tribuita dalla teologia cattolica alle buone opere come meriti per guada­gnarsi la vita eterna, si fece sostenitore con Calvino della teoria della predestinazione assoluta. In antitesi con quella posizione, l’olandese Arminio (1560-1609) so­stenne il concetto di predestinazione condizionale. Pur avvicinandosi, più della definizione precedente, al concetto neo-testamentario, l’Arminianesimo rivelava il pericolo di attribuire ecces­siva importanza alle buone opere. Non crediamo che questa sia la sede per un ampio esame dell’argo­mento, sul quale si sono impegnati uno stuolo di teologi, che hanno scritto volumi su volumi. Il termine destino non si trova nella Bibbia. Esiste soltanto il verbo “destinare” ma è usato unicamente come manifestazione della volontà di Dio per coloro che l’accettano e la scelgono volontariamente. Non è, quindi, il destino nel significato pagano del termine. Quando affer­miamo che non esiste il destino vogliamo dire che l’individuo non è schiavo di una forza misteriosa. Tanto è vero che è scritto: “… quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà” (Galati 6:7). Il “fatali­smo”, cioè “la teoria che considera tutti gli avvenimenti predeterminati da una forza soprannaturale” capace di spingere l’individuo ad abban­donarsi agli eventi, rendendo impotente l’impegno della volontà, è completamente estraneo al concetto cristiano e biblico, che garantisce invece la libertà dell’uomo di accettare o rifiutare la propria salvezza. Il credente pone la propria fede nell’onniscienza e nell’onnipotenza di Dio che si è rivelato in Cristo, il divino Salvatore; quindi, si rimette al Signore onnipotente ed onnisciente al Quale ha affidato tutto sé stesso per il tempo e per l’eternità.

ESISTE LA PREDESTINAZIONE?

Allora, come considerare tutti i versetti biblici che parlano di pre­destinazione? Prima di tutto il termine èimproprio quando viene ri­ferito a Dio, che non “prevede o vede prima” e non “destina prima”.Egli esiste nel presente eterno, fuori del tempo, per il Signore non c’è

passato, presente e futuro. Perciò Egli non prevede, ma vede; non predestina o prestabilisce, ma destina e stabilisce. Noi, “figli e schiavi del tempo”, utilizziamo i termini “prevede, predestina, prestabilisce”, ma in Dio tutto è eterno presente. Tutti i versetti biblici che riguarda­no la decisione divina di eleggere, di scegliere, di stabilire debbono essere visti conseguenti alla scelta dell’individuo, che collabora con Dio perché i Suoi disegni si adempiano. Un testo biblico famoso è: “L’Eterno è la parte della mia eredità e il mio calice; tu mantieni quel che m’è toccato in sorte. La sorte è caduta per me in luoghi dilettevo­li; una bella eredità mi è pur toccata!” (Salmo 16:5, 6). Basta leggere il contesto per notare come tutto ciò sia l’effetto della libera scelta del­l’uomo: “Preservami, o Dio, perché io confido in te. Io ho detto al­l’Eterno: Tu sei il mio Signore …” (Salmo 16:1, 2), e poi la conse­guente scelta di Dio. Poiché il credente ha deciso di collaborare con Dio riceve miracolosamente, in modo inaspettato, “per sorte” la bella eredità che Dio ha preparato per coloro che L’amano.

Altro testo famoso in senso opposto è quello di I Pietro 2:8: “Essi, in­fatti, essendo disubbidienti, intoppano nella Parola; ed a questo sono stati anche destinati”. Chi sono costoro? Gli increduli, i quali hanno ri­gettato “la Pietra angolare” (cfr. I Pietro 2:4-7) e sono disubbidienti. Quindi, a causa della loro disubbidienza, inciampano nella Parola, non la comprendono e non l’accettano. In un articolo di parecchio tempo fa abbiamo affermato che non crediamo alla predestinazione senza specificare meglio che non credia­mo alla predestinazione assoluta, espressa nella forma dell’iper-calvini­smo, il quale afferma che Dio decide a priori, rispetto a noi, chi deve es­sere salvato e chi perduto, spogliando l’uomo della sua libertà di scelta. Crediamo, invece, in una forma di predestinazione condizionale, senza l’estremismo dell’arminianesimo classico, e cioè che Dio non decide, ma Egli, che è onnisciente, conosce chi sarà salvato e chi sarà perduto. E’ l’individuo che sceglie o no di arrendersi a Cristo, ma quando Lo accet­ta come personale Salvatore e Signore, allora entra in funzione il dise­gno da Dio stabilito nell’eternità, quello di predestinarlo “… ad esser conformi all’immagine del suo Figliuolo …”(Romani 8:29). Per differenziarlo dalla predestinazione assoluta e da quella con­dizionale, nelle sue forme estreme che potrebbero confondere le idee di molti, crediamo nell’arminianesimo evangelico, come lo proclama­va John Wesley, perché lo riteniamo equilibrato e conforme all’inse­gnamento globale della Scrittura. Tale posizione sottolinea la neces­sità della perseveranza del cristiano, ammettendo la possibilità del­l’apostasia, ma pone anche in evidenza la realtà neotestamentaria della gioiosa certezza interiore e psicologica della salvezza, che We­sley definì “l’ottimismo della fede”. Quindi, il cristiano non crede al destino ma alla volontà di Dio, manifestataci in Cristo mediante la Sacra Scrittura, per l’opera inso­stituibile dello Spirito Santo. Egli prepara il credente perché possa di­venire simile a Gesù, cosicché la “predestinazione divina” possa adempiersi alla lettera.

Da: Adiparma.it/

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