Boeri spera che gli immigrati facciano il miracolo Ma per salvare le pensioni serve un nuovo boom

Boeri è obbligato a “spararle grosse”, non sapendo come risolvere il suo mandato (che non gli invidio). Proporre la soluzione immigrati per risolvere il problema pensioni Inps  equivale, di fatto,  a fare due dichiarazioni: prima (esplicita), gli immigrati servono a risolvere i problemi economici (forse…). Seconda (implicita), se non ci si riesce non resta che l’eutanasia diretta e indiretta per i pensionati con più di 60anni….

Per il Presidente Inps la soluzione più semplice sembra esser puramente matematica. Se ogni anno si devono pagare 100 di pensioni e i contributi incassati sono solo 50, i casi son due, o si fa fuori il 50% di chi prende la pensione o si raddoppia (in qualche modo) il contributo. Poiché non si possono raddoppiare gli oneri contributivi (più alti d’Europa), si devono inventare i nuovi contributori/contribuenti. Poiché non si può immaginare di imporre nascite rapide e consistenti alle “povere famiglie italiane”, i contributori si devono importare. Giovani, forti e sani. Ma la condizione che ciò avvenga sta nel fatto che possano lavorare, guadagnare e contribuire proporzionatamente. E in più, che siano disposti a pagare contributi per noi vecchi bianchi, indigeni, cattivi, inospitali ed egoisti (lo lascia capire anche la Chiesa). E qui “casca l’asino” come dicevano i nostri nonni. Perché ciò avvenga le condizioni economiche devono esser favorevoli a questa soluzione. Cosa che non è, anzi.

Vediamo quali sembrano esser i problemi dell’Inps e pertanto del suo povero ed innocente  Presidente. L’Inps ha almeno cinque problemi di difficile soluzione. Primo, anzitutto la  cattiva gestione politica ed economica della distribuzione delle pensioni, con conseguente squilibrio tra contributi pagati e pensioni riconosciute. Secondo, l’assistenzialismo camuffato da solidarietà che ha imperato negli ultimi, diciamo, sessant’anni. Terzo, l’invecchiamento della popolazione e la  conseguente crescita dei costi (pensioni) verso la diminuzione dei contributi pagati grazie al non ricambio generazionale. Ma anche grazie agli errori folli di delocalizzazione produttiva e deindustrializzazione del paese, non compensata da politiche industriali. Quarto, il raddoppio, in circa quarant’anni, del peso fiscale sui redditi. Quinto, l’incapacità che abbiamo dimostrato di gestire la crisi economica scoppiata nel 2007 e la conseguente scarsa produttività e alta disoccupazione in crescita (quasi il 50% delle imprese domestiche hanno capacità produttiva inutilizzata, non assumono, non pagano tasse, ecc) .

La scusa della soluzione Boeri con la immigrazione è però più complessa da intendere. Potrebbero spiegarci i numeri dichiarati se si bloccasse l’ingresso dei migranti? Scrive Boeri (Corriere, mercoledi 5 luglio): “nei prossimi 22 anni avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate ad immigrati, con un saldo netto negativo di 38 miliardi per l’Inps…”  Non riesco a capire. Perché non ho visto i conti veri, naturalmente. Possiamo vederli? Ma quello che mi incuriosisce di più è la difformità delle cifre sparate  sul costo/contributo dei migranti negli ultimi anni. Mi piacerebbe vedere infatti le cifre, certificate da un organismo autorevole ed indipendente, del  costo di un immigrato (costi di immigrazione, integrazione, formazione ecc. da quando entra nel paese) e del suo contributo fiscale reale. Mi piacerebbe anche capire come si pensa di riuscire a impiegare, rendere produttivi e a quale compenso economico che genera contributi Inps, i 150mila (come dice Boeri) o 325mila (come scrisse G.A. Stella sul Corriere, l’anno scorso) immigrati che dovrebbero entrare in Italia nei prossimi due decenni per colmare il famoso gap di 6 milioni di persone. Si pensa forse che, dal punto di vista economico, una migrazione di 6 milioni di persone adulte possa equivalere alla crescita organica della popolazione in un ciclo di vita?

Boeri crede dunque nei miracoli, vede la Madonna? Mi vengono i brividi a pensare come una nazione come l’Italia che non riesce a fare politica economica, che ha perso enormi vantaggi competitivi, che ha ricevuto l’imposizione del fiscal compact, che non ha strategie di crescita e di presenza in Europa, ossessionata da Bruxelles e boicottata dalla Germania, riesca a fare quello che Boeri sogna. Per risolvere il problema dello squilibrio Inps, sarebbe risolutivo un governo capace di valorizzare il nostro paese in Europa e fare finalmente (con almeno 10 anni di ritardo) un piano di sviluppo economico che crei crescita economica, occupazione, tasse pagate, contributi pagati ecc. e ridia speranza ai giovani che progettino nuove famiglie. Altrimenti non ci si deve meravigliare che pensionati italiani vadano a invecchiare e morire in Portogallo, perché li non pagano tasse per 10 anni e soprattutto perché la Madonna di Fatima ha promesso di proteggere il Portogallo.

di Ettore Gotti Tedeschi | Lanuovabq.it

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