Caterina: La mia fede, quasi morta senza che me ne rendessi conto

La mia fede, quasi morta senza che me ne rendessi conto, è stata coltivata da altri in modo quasi impercettibile finché un giorno, nel 2010, è divampato dentro di me una specie di fuoco e ho scelto di riprendere in mano quel vecchio libro polveroso che avevo dimenticato da tempo immemore in un angolo della mia libreria: la Sacra Bibbia,  cioè tutte quelle lettere che il nostro Creatore ha fatto scrivere per il nostro bene, il manuale d’istruzioni per condurre una vita umana alla luce dell’Amore, al meglio delle nostre potenzialità e, infine, addirittura con gioia, anzi felicità piena.

Il 1 luglio 2010 ero riuscita a sfasciare definitivamente la famiglia che mi ero costruita in 22 anni di matrimonio. Fu esattamente il giorno in cui ricevetti la lettera in cui mio marito chiedeva la separazione tramite un’avvocatessa (il giorno successivo sarebbe stato l’anniversario del mio matrimonio). Da quel momento iniziai a stare talmente male da rischiare persino di compromettere il mio nuovo lavoro.

Mi feci seguire dal Primario di Psichiatria. Ma i miei tentativi per risollevarmi non sortirono alcun effetto: i miei incubi continuavano; avevo il terrore di affrontare le mie giornate, di commettere errori imperdonabili, di essere reietta, isolata, esclusa dentro e fuori casa, o, nella migliore delle ipotesi, di essere semplicemente sopportata. Non trovavo via d’uscita.

Lasciare un ambulatorio dopo tanti anni per una corsia era un’impresa, ma preferivo affrontarla per lasciare il mio comodo posto di lavoro a colleghe che avevano ancora figli piccoli. Ma i miei erano solo sogni. Malgrado tutta la mia buona volontà io ero solo e semplicemente un disastro, fuori allenamento da troppi anni. Non ero pronta. L’angoscia mi attanagliava prima ancora d’iniziare la mia giornata lavorativa. Ero sola con me stessa e non riuscivo a venirne fuori.

E così, all’ora di pranzo, in un giorno del 2010, mi trovavo in mensa all’ospedale Dell’Angelo di Zelarino. Scelsi un tavolo vuoto. Mi sedetti col mio vassoio e, come al solito, accesi il cellulare per contattare i miei due figli, quando, ad un certo punto comparve una persona di fronte a me. “Posso sedermi?” mi chiese. Io dissi di sì senza alzare gli occhi, però involontariamente il mio sguardo si posò sul fascicolo di carte che aveva adagiato sul tavolo, e lessi al rovescio, in grande, la parola BIBBIA. Alla lettura di quella parola qualcosa si svegliò o si attivò in me: un’energia che non credevo di avere. Dapprima esitai, poi cominciai a fare domande su quelle carte appoggiate sul tavolo.

All’inizio mi ricordai che quand’ero molto piccola chiesi ad una suora del mio asilo di raccontarmi la storia di quel grosso libro nero sulla scrivania perché ero sicura che la storia di Gesù era troppo corta per un libro così grosso. Mi rispose che ero troppo piccola per capire. Poi, mi venne in mente che conservavo proprio una vecchia Bibbia, ancora a casa mia; di averla presa in mano una volta e di non averci capito effettivamente niente, anche per via dell’italiano antiquato. Ero convinta che quel libro fosse davvero troppo grosso e impegnativo per me, anche se, in qualche modo, mi ero proposta che, per la fine della mia vita sarei riuscita a leggerlo tutto. In realtà, devo, però, ammettere di essermene completamente scordata da chissà quanto tempo. Eppure era proprio quello di cui avevo bisogno.

Dopo quell’incontro in mensa cominciai a fare domande. Avevo un gran desiderio di conoscere, anzi una vera e propria sete di conoscenza che non sospettavo di avere. Si parlava di Bibbia in ogni occasione in cui ci incontravamo, persino al ristorante mentre mangiavamo una pizza. I nostri discorsi sulla Bibbia m’infondevano nuove energie dirottando i miei pensieri dall’angoscia per convogliarli in una specie d’investimento a lungo termine. Stavo guarendo. Parlare, discutere della Bibbia per poi giungere a Gesù acquietava il mio animo e mi sentivo bene, anzi, via via sempre meglio. Sentivo che i miei problemi si stavano dissolvendo.

Fu così che nella mia ricerca di Dio conobbi diversi gruppi di cristiani. Feci dei confronti fra loro, ma poi, alla fine ho scelto per me proprio la chiesa del mio amico perché solo in essa predomina l’umiltà, il timor di Dio e la semplicità. Ho trovato finalmente una chiesa fatta di persone che hanno davvero vissuto cambiamenti profondi nella loro vita; una chiesa in cui la fede in Cristo Gesù non si eredita, non è una tradizione, una moda, bensì il frutto di una scoperta; la conquista di una vita controcorrente sia individuale che collettiva, in cui si riconosce tutta la sua potenza.

Oggi posso finalmente dire che sto imparando a studiare la Sacra Bibbia come avrei dovuto fare da sempre. Ho finito di scarabocchiarla e sono arrivata a scrivere il mio primo quaderno per appunti.  E, soprattutto, ho scoperto che se mi accingo a leggere questo libro con profonda umiltà e fiducia, Dio mi fa trovare le risposte anche lì dove nessuno si è mai sbilanciato, e dove non arrivano neppure i commentari biblici.

Oggi posso dire che riesco ad avere finalmente pace nel mio cuore, una serenità che non conoscevo prima e che non ho ottenuto per meriti personali. Oggi riesco a svolgere il mio lavoro con responsabilità e serenità anche se si stanno addensando dei “nuvoloni” come sempre nella mia vita. Non ho più paura: Gesù Cristo ha vinto per me! È Lui che mi guida, ed io mi lascio portare. Sto bene. Scelgo la notte per studiare la Bibbia e non mi pesa. Gesù riesce a farmi “camminare attraverso i muri” ed io voglio essere sua serva per tutta la mia vita.

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