CENTRAFRICA – “Lo Stato di diritto quasi inesistente, gli abusi sono la norma” afferma un rapporto ONU

pa_centrafricaBangui (Agenzia Fides)-“Siamo estremamente preoccupati per le denunce di omicidi, di torture, di detenzioni arbitrarie, di violenze contro le donne, di sparizioni forzare, di atti di giustizia popolare, così come del clima generale di insicurezza e dell’assenza dello Stato di diritto instauratosi negli ultimi 5 mesi” affermano gli esperti indipendenti dell’ONU in un rapporto sulla situazione nella Repubblica Centrafricana. Dal marzo di quest’anno, da quando la coalizione ribelle Seleka ha cacciato il Presidente François Bozizé, il Paese vive nell’anarchia, anche se Michel Djotodia, uno dei capi di Seleka, ha assunto la carica di Capo dello Stato ed è stata dispiegata una forza di stabilizzazione formata dai militari inviati dagli Stati limitrofi (Mission Internationale de Soutien à la Centrafrique, MISCA). Questo non è però sufficiente a riportare un minino d’ordine perché come sottolineano gli esperti dell’ONU, “lo Stato di diritto è quasi inesistente” al punto che “gli abusi di potere e l’impunità sono divenuti la norma”.
Il relatore speciale dell’ONU sulle esecuzioni extragiudiziarie, Christof Heyns, ha affermato che sono 46 i casi di omicidi extragiudiziari documentati, molti dei quali commessi in rappresaglia nei confronti di atti di “giustizia popolare” contro membri della Seleka.
Oltre al dispiegamento della MISCA, gli Stati dell’Africa centrale hanno esercitato pressioni sul nuovo Presidente al fine di costituire un governo di unità nazionale ed un Consiglio Nazionale di Transizione (CNT, una sorta parlamento provvisorio), al fine di dotare il Paese di istituzioni che pilotino il Centrafrica verso nuove elezioni. Il 6 agosto l’ufficio del CNT è stato sciolto in vista della sua ricomposizione su base allargata, in modo da includere i rappresentanti di tutte le forze politiche.

L’organizzazione internazionale evangelica “Porte Aperte” a sostegno dei cristiani perseguitati, da tempo informa il mondo di quanto sta avvenendo: «Il paese è conosciuto per le sue miniere di diamanti, uranio e oro, e sembra chiaro che i ribelli siano interessati a rovesciare il governo imponendo i dettami più radicali dell’islam e impadronendosi delle ricchezze del territorio. Molti cristiani e attività missionarie hanno subito notevoli effetti negativi dall’avanzata dei ribelli. Nessuna moschea ha subito danni (come nel caso del Mali), mentre migliaia di civili per la maggior parte cristiani sono stati costretti a fuggire nelle foreste e ora affrontano circostanze orribili. L’allarme è generale, ormai molti osservatori internazionali non esitano a definirla una strategia premeditata: Mauritania, Mali, Nigeria, Chad, Sudan, Eritrea e ancora Somalia, Etiopia, Sud Sudan, Cameron, ora Repubblica Centrafricana (e c’è chi parla di contatti sotterranei con movimenti simili nella Repubblica democratica del Congo), in tutti questi stati una recrudescenza dell’islamismo più radicale sta facendo breccia con piani precisi e finanziamenti consistenti dall’estero. Non mancano le armi, i leader radicali preparati e la manovalanza del terrore raccolta tra la gente povera e analfabeta: tutto questo deve allarmare la comunità internazionale e di fatto allarma la Chiesa africana, la quale vede all’orizzonte il cupo avanzare della persecuzione».

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