Chi dice la gente che io sia

678_0_4425470_331964“Chi Dice La Gente Che Io Sia”: Sulle Orme Di Gesù (Matteo 16: 13-16)

Una Breve Riflessione Sul Senso Cristiano Dell’esistenza Umana

Parlando oggi della fede cristiana, si pensa subito ad una determinata liturgia, a specifiche pratiche cultuali, ad una rigorosa condotta etica, a un arido corpus di dottrine da accettare e credere. L’esperienza generale della gente risulta essere quella di provare un forte disagio, una grande noia, un repellente rifiuto, una vera e propria perdita di tempo. Le chiese registrano una inquietante fuga della gente, perché si crede che il Cristianesimo sia la negazione della vita. E la gente vuole vivere, vuole essere libera. La gente sta fuori dalla chiesa, perché nella chiesa regna un opprimente legalismo che avvilisce la dignità dell’uomo. La gente si sente umiliata nella sua umanità,defraudata della sua dignità, uccisa nel suo essere pensante. Il Cristianesimo viene identificato con una pratica religiosa legalistica che produce alienazione, misticismo e morte. Si riscontra, inoltre, nella società odierna una rabbiosa avversione al Cristianesimo e, in generale, ad ogni religione, avversione derivata dall’influenza del pensiero marxista e positivista attraverso la famosa frase “la religione è l’oppio dei popoli”. Il Cristianesimo, al pari delle altre religioni, è considerato una “addormentamenti”, una ideologia che stordisce le menti, rendendole incapaci di orientarsi nella società in cui vivono, essendo imbevute di idee ultramondane. Sulla scia della critica marxista sono state formulate altre polemiche, forme di pensiero tese a ridimensionare il suo valore storico. Si dice, infatti, che il Cristianesimo sia zeppo di miti (vedesi ad esempio la resurrezione di Gesù, la nascita verginale di Maria, diffondendo peraltro la diceria che Maria ebbe una relazione illegittima con un soldato romano di nome Pantera secondo una affermazione del filosofo romano Celso, citato da Origene, nella sua critica al Cristianesimo, affermazione dipesa probabilmente dalle dicerie del Giudaismo della seconda metà del primo secolo) (1).

I miracoli sono pure invenzioni dei discepoli per avvalorare la sua origine divina. Addirittura si mette in dubbio persino la storicità di Gesù stesso. Certamente queste critiche, le obiezioni mosse contro il Cristianesimo potrebbero essere corrette se il Cristianesimo fosse solo un complesso sistema dottrinale e rituale privo di basi storiche. Il Cristianesimo sarebbe una delle tante religioni esistenti nel mondo, una religione irrilevante, noiosa e falsa. No! No! No! Le cose non stanno così. Al centro del Cristianesimo c’è una persona e non una serie di idee o concetti astratti, o, paradossalmente una personificazione di un mito. Il Cristianesimo è un messaggio di vita perché esso è fondato su una persona, Gesù Cristo. E’ una persona su cui si è detto e si è scritto tanto (è interessante che Gesù non abbia scritto niente, ma la sua persona, il suo insegnamento, le sue azioni sono stati così profondi e incisivi che su di lui sta scorrendo un fiume inesauribile di inchiostro. E’ una persona eccezionale, qualitativamente diversa dai grandi maestri di religione, che ha inciso radicalmente sul corso della storia umana. E’ una persona che suscita una viva speranza nel cuore dell’uomo, sebbene egli sia al centro di vivaci dibattiti e accese controversie. D’altra parte è Gesù stesso che lo aveva preannunciato: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra, non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono infatti venuto a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera, e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa”(Mt 10:3436). Ciò che rende straordinario Gesù è che il messaggio e messaggero sono una unica cosa. Al messaggio di Gesù viene dato il suo appropriato peso e valore dal riconoscimento della vera identità di Gesù, che  è l’oggetto della fede e non un puro esempio di fede.

I Vangeli narrano che Gesù e i suoi discepoli giunsero nella regione della Traconitide, a Cesarea di Filippo. Probabilmente era un momento di riposo dopo alcune giornate di frenetica attività missionaria. E’ verosimile che essi stessero bivaccando(ma Gesù si era appartato per pregare!!). Possiamo immaginare, essendo in possesso di una ideale macchina del tempo, in maniera repentina essere catapultati in quel lembo di terra della Traconitide in una tiepida serata primaverile come silenziosi osservatori, e sbirciare da una folta siepe,cogliendo l’intimo gruppo di Gesù nel momento in cui stavano consumando la loro cena scherzando e ridendo in una atmosfera di sereno rilassamento, probabilmente commentando anche le reazioni della gente al loro messaggio.

Improvvisamente Gesù, dopo aver pregato in solitudine e essendo ritornato nell’accampamento,  domandò loro: “Chi dice la gente che io sia?”. E’ verosimile che l’atmosfera distesa che stavano vivendo i discepoli assunse un alone di solennità. I discepoli risposero, riportando ciò che si diceva di lui(alcuni dicevano che fosse Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia). Gesù li incalzò, rivolgendo a loro la stessa domanda: “ Chi dite voi che io sia?” L’ideale spettatore probabilmente avrebbe colto il gruppo in un assoluto e riverente silenzio rotto dalla solenne affermazione / professione di fede di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente”(Mt 16:16).

La domanda fondamentale posta ai lettori del Nuovo Testamento, particolarmente dei quattro Vangeli riguarda l’identità di Gesù: “Chi dite voi che io sia”.

Gesù è una persona realmente esistita. Egli era un ebreo del primo secolo della nostra era vissuto in Palestina durante il regno di Cesare Tiberio e condannato alla pena capitale mediante crocifissione durante il governo di Ponzio Pilato. Lo storico romano Tacito nei suoi “Annali”(115 d.C.) parla di Nerone e dell’incendio di Roma dell’anno ’64, dicendo che l’imperatore, cercando di zittire le voci di un suo diretto coinvolgimento nell’incendio di Roma “ne presentò come rei e colpì con supplizi raffinatissimi coloro che il volgo, odiandoli per i loro delitti, chiamava Crestiani. L’autore di questa denominazione, Chresto, sotto l’impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato…” (Annales XV:44)[2]. La celebre lettera scritta verso il 112 da Plinio il giovane all’Imperatore Traiano (epist.X,96) attesta che nella Bitinia, governata da Plinio erano molto diffusi i Cristiani, i quali erano soliti riunirsi nelle prime ore del mattino e cantare a Cristo come se fosse un dio. (“stato die ante lucem convenire carmenque Christo quasi deo dicere”)[3]. Lo scrittore Svetonio verso il 120 conferma la notizia che sotto Nerone furono sottoposti a supplizi i Cristiani,razza di uomini di una superstizione nuova e malefica(Ner. 16). Parlando del precedente impero di Claudio, Svetonio fornisce una notizia nuova, riferendo che Claudio espulse da Roma i Giudei i quali per istigazione di Cristo, facevano frequenti tumulti (Claudio 25). Tale espulsione è confermata dal libro degli Atti 18:2, ed è avvenuta tra gli anni 49-50[4]. Dall’Imperatore Adriano è stata scritta una lettera indirizzata verso il 125 al proconsole d’Asia, Minucio Fundano e conservata da Eusebio(Hist. Eccl. IV,9), dove vengono date norme per i processi contro i Cristiani. Allo stesso Imperatore è attribuita una lettera indirizzata verso il 133 al Console Serviano dove sono incidentalmente nominati Cristo e i Cristiani.[5] Lo scrittore Luciano, semita ellenizzato, beffeggiando i Cristiani, fa alcune allusioni a Gesù, contenute nel “Pellegrino”(11 e13), scritto nel 170 d.C., nel quale afferma che il primo legislatore dei Cristiani, sofista e mago, fu crocifisso in Palestina. Di un altro semita, Mara, figlio di Serapione, è stata scritta una lettera in siriaco, che contiene una allusione a Gesù. egli è nominato con accenti onorifici, un sapiente re dei Giudei messo a morte dalla propria nazione, la quale è stata punita da Dio con la distruzione della capitale e con l’esilio[6]. E’ rilevante la voce di un esponente del Giudaismo ufficiale del primo secolo d. C., Flavio Giuseppe, il quale ci dice qualcosa di Gesù (Antichità Giudaiche XVIII 6364).

Avendo accennato alle diverse testimonianze storiche, (ma esse non sono esaustive) è d’obbligo evidenziare ciò che i Vangeli canonici affermano di Gesù: possiamo dire ciò che è il Cristianesimo secondo Gesù. Egli dice di se stesso: “Io sono la Via, la Verità e la Vita…”(Giov. 14:6).

Come prima considerazione possiamo affermare che nel mondo odierno vi sono diverse ideologie  che fungono da via, da battistrada per l’uomo contemporaneo. Una forma di pensiero oramai radicato nella nostra società è l’edonismo, il raggiungimento del piacere ad ogni costo e con ogni mezzo. Godere la vita intensamente perché si vive una sola volta. E’ una vera corsa all’oro per raggiungere le vette dell’opulenza e della ricchezza, guadagnare tanto quanto serve per raggiungere il massimo godimento, magari prevaricando il più debole o raggirando le leggi vigenti, vivere una sessualità sfrenata, senza regole, acquistare auto di lusso, ville da capogiro(un po’ mi ricorda il detto dannunziano, fare della vita un’opera d’arte, riferendosi alla vita come una esistenza tesa al bello e al lusso). L’edonismo puro, il puro piacere, il puro godimento è fuorviante, fonte di disordine e di insoddisfazione, è una chiave interpretativa illusoria della vita, senz’altro non è la via che conduce alla piena realizzazione di se stessi. Una volta provato ogni forma di piacere dal cuore dell’uomo emerge drammaticamente quel senso primordiale della solitudine, la consapevolezza amara e dolorosa dell’esistenziale vuoto interiore e della vanità della vita. L’assolutizzazione del piacere e la sua ricerca spasmodica si tramuta in una dolorosa scoperta della sua disillusione. Ciò vale anche assolutizzando, come la “via”o la “verità”, il valore della famiglia, la cultura e la scienza. Tutti questi preziosissimi valori naturali di per sé non completano l’uomo né lo realizzano. Gesù, al contrario, si propone all’uomo come la Via in assoluto. Se l’uomo cerca la pace interiore, la libertà, il tesoro che dà senso alla sua vita, che riempie il suo vuoto interiore, che non lo fa cadere nel nulla eterno, (ammesso che ce ne sia uno) che tramuta la sua povertà in ricchezza, Gesù si propone all’uomo come la Via attraverso la quale il problema esistenziale della ricerca dell’appagamento interiore, del piacere di vivere nonostante la convivenza drammatica con il senso della finitezza umana, è gioiosamente risolto.

La seconda considerazione che Gesù fa di se stesso è quello della Verità: “Io sono la Verità”… Che cosa significa la parola “Verità”? Essa ci rimanda ad affermazioni che corrispondono alla realtà effettiva. Essa è comunque limitata e relativa come lo è l’uomo. Se si parla di verità è perché esiste il suo contrario, ossia la menzogna. Nell’universo concettuale vi sono numerose Verità e spesso queste verità sono in contrasto tra loro. Ciò è vero per quanto riguarda le ideologie politiche, quelle religiose, quelle filosofiche. Ognuno ha una verità da proporre, ma nessuno ha mai osato dire “io sono la verità” o possiedo la verità. Ogni uomo può dire la sua verità , ma nessuno minimamente si sognerà di affermare: “ io sono la verità. Ma Gesù dice risolutamente e autorevolmente. “Io sono la verità”. Sono due le affermazioni che l’uomo può fare, commentando le parole di Gesù: “ Gesù è pazzo o egli è veramente ciò che egli dice”. Si possono fare delle riflessioni sulle due possibili affermazioni umane. Se Gesù è stato veramente pazzo, perché il suo messaggio e il suo nome hanno positivamente una risonanza universale che si protrae nel tempo, nel frenetico avvicendarsi delle generazioni? Ma se Gesù è veramente quello che egli afferma, cioé “l’Io Sono”, che è l’affermazione che il Dio degli Ebrei fa di se stesso, allora urge una maggiore riflessione sulla persona di Gesù.

La terza considerazione che Gesù fa di se stesso è: “Io Sono la Vita”. Quest’ultima considerazione che Gesù fa di se stesso è quella che determina la sua essenza. Gesù non sarebbe la Via e la Verità se non fosse la Vita. In Giov. 1:4 si legge: “nella parola era la Vita e la vita era la luce degli uomini.” Ciò significa che per mezzo di Gesù, che è la Parola di Dio, che è presso Dio, che è Dio, tutto ciò che visibile è stato fatto per mezzo di lui. L’uomo è creatura di Dio fatto a sua immagine e somiglianza. Ogni uomo porta l’impronta di Dio, anche se la sua ribellione ha determinato la tragica separazione da Dio e la sua mortalità. tuttavia, il peccato e i peccati di ogni uomo sono perdonati da Dio attraverso il sacrificio espiatorio di Gesù: “ …Dio infatti ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia vita eterna”.(Giov. 3:16).

All’inizio della nostra riflessione abbiamo considerato il Cristianesimo come religione bersagliata dalle critiche e bistrattata. Inoltrandoci in essa e valutando la fonte e la forza vitale del Cristianesimo siamo approdati ad una conclusione incoraggiante ed entusiasmante: Gesù sta al di là della religione persino al di là dello stesso Cristianesimo se esso è soltanto inteso come puro sistema dottrinale, come verità generale, come concetto religioso cristiano di Dio, perché è rinnegamento della Parola vivente di Dio. Gesù viene incontro teneramente all’uomo smarrito in procinto di sprofondare nelle voragini tenebrose di una società controversa, violenta, opulenta, ingrassata ed abbrutita,viene incontro ad un uomo alla ricerca della propria identità, alla ricerca di se stesso: “… Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi darò ristorerò. Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me che sono mite ed umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero”(Mt 11:25-27). Gesù viene incontro all’uomo smarrito con una amorevole e fraterna sollecitudine, all’uomo che è affamato e assetato di giustizia: “ …Io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete…”(Giov. 6:35) Gesù viene incontro all’uomo impaurito dal buio spaventevole della morte: …. Il vostro cuore non sia turbato e non abbia timore; Io vi do la mia pace, perchè io vivo e voi vivrete in me”(Giov. 14: 19 b, 27).

Inteso così il Cristianesimo è tutt’altro che noioso: esso rende la vita esuberante. Inteso così il Cristianesimo è tutt’altro che falso: è tremendamente vero, gioiosamente vero. Inteso così il Cristianesimo è tutt’altro che irrilevante: esso è un solido progetto di vita, in continua e dinamica trasformazione.

 C.S. Lewis, letterato cristiano inglese contemporaneo, conclude il suo scritto “Scusi, qual è il suo Dio? ( in inglese “Mere Christianity”) in questo modo:

“…Il modo di vivere cristiano è difficilissimo, ma anche facilissimo. Cristo dice: dammi tutto. Non voglio tanto del tuo tempo, tanto del tuo denaro, e tanto del tuo lavoro. Io voglio te; non sono venuto a tormentare il tuo io naturale, ma ad ucciderlo. Le mezze misure non servono; non voglio tagliare un ramo qui e uno là; voglio abbattere l’albero intero. Non voglio trapanare, otturare, incapsulare il dente, ma estirparlo. Cedimi tutto il tuo io naturale, tutti i tuoi desideri, quelli che consideri innocenti e quelli che consideri malvagi, cedimi l’assortimento. Io ti darò in cambio un nuovo io, anzi ti darò me stesso; la mia volontà diventerà tua…[7]

[1] Ricciotti Giuseppe – Vita di Gesù Cristo Mondadori ed., pag. 87

[2] Ricciotti Giuseppe Op. Cit.pag.

91

[3] Ricciotti Giuseppe Op. cit.pag. 91

[4] Ricciotti Giuseppe Op. cit. pag . 91

[5] Ricciotti Giuseppe Op. cit. pag. 92

[6] Ricciotti Giuseppe Op. cit. pag. 92

[7] Lewis C. S. – Scusi qual’ è il suo Dio? GBU ed. Roma, 1981, pag. 193

Paolo Brancè | Notiziecristiane.com

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