Premesso che ciascuna delle sette lettere alle varie Chiese di cui parla il libro dell’Apocalisse è indirizzata all’Angelo della singola comunità, ossia al Responsabile (Pastore, Anziano, Vescovo), in realtà tutte le lettere dell’evangelista Giovanni sono rivolte individualmente al singolo credente. Ora, per poter comprendere il messaggio destinato alla cristianità professante nell’arco della sua storia temporale, è bene esaminare le qualità di ogni singola Chiesa per applicarle al tempo attuale, al fine di confrontare lo stato di salute “spirituale” della realtà in cui siamo inseriti con le caratteristiche delle antiche comunità sorte con gli apostoli; di conseguenza, l’esortazione o il richiamo rivolti, ad esempio, ai cristiani di Smirne, Tiatira, Sardi, ecc. Non debbono essere considerati superati ma vanno valutati nel loro insieme, onde riconoscere se i medesimi “difetti” o “pregi” di ogni singola chiesa che si riflettono anche nell’attuale cristianità professante.
Infatti, se pensiamo che il monito che il Signore rivolge alla primitiva Chiesa di Efeso – tacciata di aver perso lo zelo del primo “amore” (Ap. 2,4) – sia un rimprovero riservato esclusivamente agli Efesini, sbagliamo di grosso poiché questa “pecca” può essere presente anche nei nostri contesti evangelici. E’ fondamentale, quindi, soppesare la nostra fede e chiederci: – Abbiamo perso anche noi il “primo amore” (Ap. 2,4)? – Ci sono fra di noi dei “bugiardi” (Ap. 2,2)? – Abbiamo in mezzo a noi dei “calunniatori” (Ap. 2,9)? – C’è qualcuno che professa la “dottrina di Balaam” (Ap. 2,14) e la dottrina dei “Nicolaiti” (Ap. 2,15)? – Tolleriamo anche noi gli insegnamenti di “Jezabel” (Ap. 2,20)? – Siamo anche noi “morti”, pur avendo la reputazione di essere “viventi” (Ap. 3,1)? – Ci sono tra di noi “finti”Giudei (Ap. 3,9)? E’ chiaro che il Signore loda alcuni atteggiamenti delle varie chiese, ma se vogliamo soddisfare i requisiti della Chiesa secondo l’ottica di Dio, occorre rimuovere ogni sorta di peccato e di ostacolo che impediscono il completo benessere della comunità.
Seppur vero che, storicamente, siamo figli di un’epoca in cui molte delle qualità o carenze delle prime assemblee cristiane non si possono applicare alla lettera alle nostre chiese locali, per le ovvie diversità di tradizioni, cultura e stile di vita dell’era giudaica, è anche vero che non possiamo cadere nell’errore di essere noi a stabilire – in forma arbitraria e autonoma – il nostro stato di salute spirituale, poiché la Bibbia è il termometro della nostra fede: difatti, “sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla” (Apocalisse 3,17) lo dice il credente di Laodicea, ma questo non è l’apprezzamento che fa il Signore! Fermo restando che le qualità obiettive di una comunità che dice di appartenere a Cristo dovrebbero fondarsi sul modello della Chiesa degli Atti, in verità ogni singolo passo della scrittura, compreso l’Antico Testamento, traccia le linee del carattere che Dio vuole trovare fra i suoi figli: Mosè viene ricordato come l’uomo più “umile” sulla faccia della terra (Numeri 12,3) e, dunque, una comunità moderna, il pastore e ogni membro debbono manifestare la medesima “umiltà”.
Purtroppo, l’avvento dei media nel campo dell’evangelismo del XXI secolo, grazie alla diffusione del vangelo attraverso il satellitare e internet, da un lato ha sicuramente apportato grandi benefici alla platea internazionale, ma dall’altro sta generando parecchia confusione per via di quell’uniformità di stile e di indirizzo dottrinale che segnano il protestantesimo odierno: telepredicatori 24 h su 24, richieste di denaro per ricevere grandi benedizioni, prosperità a ogni costo, sovvenzioni varie, pastori e pastoresse quasi idolatrati dal pubblico, mondanità, rock cristiano, balli, canti e prodigi sensazionali stanno sbiadendo la centralità delle scritture, poiché è il “ravvedimento” che produce la vera conversione e ci avvicina a Dio.
Non appena l’uomo inizia ad elaborare la bibbia e adatta il vangelo all’umore dell’uditorio, la Parola di Dio perde i suoi valori assoluti e si presta alle libere interpretazioni, col risultato che il messaggio del vangelo viene trasformato, a poco a poco, in un sermone a misura umana che solletica l’orecchio, rende piacevole l’ascolto ma non conduce a un reale effettivo pentimento! Siamo distanti dal tono infuocato di Pietro che compunse l’anima di tremila peccatori (Atti 2,41) e siamo lontani dal prendere sul serio l’esortazione biblica che “senza santificazione nessuno vedrà il volto del Signore”(Ebrei 12,14). Tuttavia, ritengo un pericolo il “voler imitare il successo altrui”…, magari perché altrove il vangelo fa grandi proseliti, giacchè ogni ministro di Dio ha il dovere di curare il gregge affidatogli e valutare più la crescita “spirituale” che quella numerica; parimenti, ogni singolo membro della Chiesa locale ha il compito di testimoniare la propria fede e di evangelizzare, anche se non si riveste il ruolo di Pastore o Anziano, mettendo altresì a disposizione dei fratelli il “dono” che ha ricevuto (1^ Pietro 4,10).
Una comunità priva di talentuosi, di carismi e di doni è inefficace sotto ogni profilo, e le guide hanno la responsabilità di stimolare e incoraggiare i servitori che Dio chiama al particolare ministero. Tornando alla Chiesa di Laodicea, che prende il nome da Laodice – moglie di Antioco II re di Siria (Laodice=gradita al popolo) – siamo sicuri che questa Chiesa verrà edificata in un futuro ignoto o, forse, essa si è già infiltrata in molti contesti? Personalmente credo che l’Ecumenismo da sempre patrocinato dal Vaticano prima o poi porterà i suoi frutti, ma gli avvertimenti solenni rivolti ai Laodicesi vanno presi sul serio perché la chiesa moderna e globalizzata – fatta le debite eccezioni – è una chiesa che comincia a ”piacere” per il suo impegno nel sociale e nella politica (che restano tuttavia validi campi dove operare), ma che non conduce al vero ravvedimento i perduti.
Le frequenti divisioni e frammentazioni in seno all’evangelismo generale (quante denominazioni fra i cristiani!) impediscono alla Chiesa di avere impatto nella società. E’ vero che il Signore evidenzia alcuni meriti di Laodicea (conosco le tue opere), essendo quest’ultima una comunità abbastanza attiva, ma ciò che colpisce è che Dio “vomiterà” quest’ultima cristianità professante non per l’assenza di opere (che ci sono) ma per lo scarso zelo (non sei né freddo né caldo): come una pietanza che non è totalmente fredda o totalmente calda risulta disgustosa al palato, così lo è quella Chiesa che non si trova agli opposti (fredda si può riscaldare, calda si può raffreddare)!
Il torto di Laodicea è dichiarare di aver capito tutto e di non aver più bisogno di essere modellata, curata, istruita dalla Parola. La “ricchezza” di cui parla Giovanni metaforicamente potrebbe anche riferirsi a una agiatezza di tipo patrimoniale (megalocali di culto, grandi entrate finanziarie, grandi folle), come si nota nel panorama protestante internazionale, ma io credo che Gesù voglia riferirsi a una “ricchezza” di sapienza spirituale che “inorgoglisce”, come accadde al re Nabucodonosor (Daniele 4,19-27). Meditiamo. Adulterio, peccati nascosti, vizi, convivenze, carnalità, invidia, gelosia, pettegolezzo, risentimenti, offese, mancanza di perdono, divorzi fra risposati, seconde o terze nozze, sono presenti anche nelle nostre realtà locali? Vogliamo sentirci dire dal Signore che anche noi siamo “disgraziati, ciechi, poveri e nudi, o desideriamo essere lodati come i credenti di Filadelfia? Il peccato più grave di Laodicea è di aver estromesso Cristo dalla Chiesa (Io sto alla porta e busso), e questa amara constatazione comporta delle inevitabili conseguenze: Laodicea è una Chiesa “cieca” che ha bisogno di comprare “collirio” da Gesù, ed è una Chiesa arrogante e sicura da sé stessa!
Il Signore enumera persino i nostri capelli e, pertanto, Egli vede se piangi per le anime perdute, se soffri nel vedere il peccato tollerato anche nel tuo gregge, se preghi nel segreto della tua cameretta segreta, se suoni la tromba per dire al popolo che si prepari alla marcia, se hai compassione per chi è nella miseria e se ami i fratelli a prescindere di essere ricambiato. Caro lettore, poiché “tutte queste cose avvennero loro come esempio, e sono scritte per nostro avvertimento, per noi, che ci troviamo alla fine delle età” (1Cor.10:11), ritieni ancora lontana la Chiesa di Laodicea?
Salvatore Di Fede
[notiziecristiane.com]
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