Cirinnà a carte scoperte: «Ora le adozioni»

Repubblica ha di nuovo intervistato l’on. Monica Cirinnà, madrina della legge sulle Unioni civili. Periodicamente il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari bussa alla porta della senatrice (o forse è l’opposto?) tanto per tenere caldo un tema, quello sulle unioni civili, che ormai non se lo fila più nessuno.

Come al circo gli spettatori si aspettano dai funamboli esercizi sempre più rischiosi e difficili, così la Cirinnà promette di vincere sfide sempre più impegnative. Le prossime cittadelle del buon senso da espugnare riguardano: il “matrimonio” omosessuale e a seguire l’adozione di qualsiasi minore per le coppie omosessuali e i single, la doppia paternità o maternità legale per le coppie gay senza passare dalla stepchild adoption e l’utero in affitto.

La Cirinnà non teme gli avversari (quali? Visto che le unioni civili, a parte qualche isolato tentativo di ostruzione, sono passate in Parlamento senza colpo ferire): “Nel nostro Parlamento l’omofobia è ancora un sentimento tutt’altro che nascosto e soprattutto trasversale ai partiti…».

La colpa ovviamente è dei cattolici che, ben mimetizzati, si acquattano anche nelle file dei partiti di sinistra: “Nemmeno il Pd ne è immune. Esiste una componente ultraclericale che di certo non ha favorito la legge. E si è opposta con forza all’adozione coparentale».

Dunque dicevamo che la prima vetta da conquistare è il cosiddetto “matrimonio egualitario”: “L’obiettivo è il matrimonio egualitario. Esiste già una proposta di legge depositata. E poi lo prevede l’articolo 3 della Costituzione: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione… Ma così non è”. Se applichiamo questa logica anche in tema di elettorato attivo sarebbe discriminatorio non far votare i bambini di due anni.

La giornalista Novella de Luca le fa notare che oggi ormai unioni civili e “matrimonio” gay pari sono. La senatrice ribatte: «Certo. Ma all’interno di una formazione sociale specifica destinata solo alle coppie omosessuali. Era giusto fare quel primo passo. Però il matrimonio dovrebbe essere unico, senza differenze. E l’eguaglianza sarebbe fondamentali là dove ci sono i figli». L’obiettivo non è dunque avere due istituti simili: il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso e quello tra persone di sesso differente. Bensì estendere l’attuale disciplina matrimoniale anche alle coppie omosessuali. Un unico istituto extralarge per tutti gli orientamenti sessuali.

Avuto il “matrimonio egualitario” la parificazione riguarderà tutti gli ambiti del diritto di famiglia. In primis la famigerata stepchild adoption, già concessa largamente dai giudici alle coppie omo. L’onorevole del Pd, accennando anche all’utero in affitto, si esprime così in merito alla stepchild: “Li ritengo diritti fondamentali. Aver dovuto sacrificare il futuro dei bambini nati nelle coppie gay per far passare la legge è stato per me un passo forzato e doloroso”. Di-rit-ti fon-da-men-tali, li definisce la parlamentare: infischiarsene del benessere dei bambini e produrli, mettendo a repentaglio la loro vita, con l’ausilio dell’utero di donne compiacenti sono diventati pretese giuridicamente vincolanti.

La Cirinnà quando si riferisce al sacrificio di questi “diritti” implicitamente accenna al fatto che Alfano & Co. non avrebbero votato la legge se i proponenti avessero aperto alla stepchild (classica foglia di fico). La madrina delle unioni civili poi parla di sacrificio dei bambini, quando dati alla mano sappiamo bene quali danni subiscono i minori che crescono in un ambiente omosessuale.

Approvato il “matrimonio” omosex, entrata libera anche per le adozioni per qualsiasi minore  e non solo per quello che è figlio di uno dei due membri della coppia (stepchild adoption): “Negare l’adozione ai singoli e ai gay è anacronistico: lo ha detto anche la commissione Giustizia della Camera. Così come viola la pari dignità sociale, vietare l’ eterologa a una single o a una coppia lesbica. Tanti italiani continuano ad andare all’estero per far nascere e purtroppo anche per morire: ci vogliono leggi nuove. Ce l’abbiamo fatta per le unioni civili, possiamo ricominciare». Una Cirinnà a tutto campo: sì ad adozioni omosex e pure per i single, eterologa per tutti così come per l’eutanasia.

Altro regalo che ci doneranno le “nozze” arcobaleno: la legittimazione automatica della filiazione così come avviene oggi per i figli nati in costanza di matrimonio. E dunque se Tizio diventa padre naturale-biologico di un bambino magari tramite provetta anche il “coniuge” diventa padre legittimo con il riconoscimento del minore senza passare dalla stepchild: «Nelle famiglie formate da un uomo e da una donna – spiega l’onorevole – lei partorisce, il padre riconosce il bambino. Mica adotta suo figlio. E così per estensione dovrebbe avvenire nelle coppie formate da due madri o da due padri». Il discorso non fa un grinza, eccetto un piccolo particolare ancora da chiarire: tra due uomini chi sarà quello che partorirà il bambino?

Per le coppie gay maschili al fine di avere un bambino occorre trovare una donna che porti a termine la gravidanza per loro. E’ necessario quindi far ricorso alla maternità surrogata.  «Sì – ammette la Cirinnà – e anche all’ovocita di una donna donatrice…E francamente per quanto mi riguarda ritengo tutto questo un atto d’amore straordinario».

La giornalista obietta timidamente che in tal modo si fa commercio del corpo delle donne. Risposta per niente scomposta dell’onorevole: «Finché è su base volontaria e non c’è sfruttamento, per me è legittima. La ricerca dimostra che motivazione altruistica e passaggio di denaro – ad esempio in forma di rimborso spese – possono convivere. Facciamo piuttosto una legge severa che non permetta abusi, visto che il 95% degli italiani che ne fa ricorso all’estero sono eterosessuali”.

Ma la reificazione della donna, del bambino e della coppia richiedente permane comunque anche in caso – più fantastico che reale – di maternità surrogata a carattere liberale. Infatti, anche se a titolo gratuito, la donna accetta di farsi trattate da incubatrice di carne, il bambino comunque viene alienato come se fosse un pacco dono e la coppia richiedente è come se diventasse beneficiaria di un lascito testamentario a titolo gratuito.

A tal proposito Monica Cirinnà ricorda: “Sa qual è stato uno dei momenti più violenti nella battaglia sulle unioni civili? Quando il senatore Gasparri definì in aula “bambini comprati” i figli nati attraverso la gestazione per altri. Chi ha subito l’orrore di quella discussione? I bambini, che continuano a pagare il prezzo più alto. Non solo nelle coppie gay, se pensiamo ad esempio alle adozioni». Per la Cirinnà il prezzo pagato dai bambini non è morire a centinaia di migliaia per soddisfare il desiderio delle coppie omo di avere un figlio con la pratica dell’utero in affitto o crescere in un ambiente omosessuale, bensì quello di non poter essere ordinati e acquistati come un frullatore su Amazon.

Poi l’esponente del Pd aggiunge: “Mi stupisce invece la battaglia contro la maternità surrogata che stanno portando avanti alcune compagne femministe. Si sono dimenticate di quando dicevamo l’utero è mio e lo gestisco io? Perché l’autodeterminazione del corpo è accettata se dolorosamente scelgo di abortire ma non lo è quando dono il mio utero?”. Anche qui il discorso non fa una piega: accettato il fatto che con l’aborto il bambino è di proprietà della donna e che quindi può vantare su di esso il diritto di vita e di morte, allora perché la madre non potrebbe donarlo o venderlo?

Scelte – per usare la fraseologia della Cirinnà – sicuramente meno drammatiche dell’aborto. Se ingoi il cammello come puoi, dopo, voler filtrare il moscerino? L’onorevole ha avuto il pregio di giocare a carte scoperte. Ha confermato che è tutto legato, è tutto interconnesso quando si parla di principi non negoziabili: se accetti l’aborto devi accettare la fecondazione artificiale e la maternità surrogata. Se approvi le unioni civili perché opporsi alle “nozze” gay e quindi all’adozione e alla doppia omogenitorialità?

La Cirinnà gioca a carte scoperte con la tranquillità tipica di chi ormai è cosciente che non c’è più nessuno che potrebbe mettergli i bastoni tra le ruote: né politici, né uomini di cultura né tanto meno quelli che frequentano i sacri palazzi.

di Tommaso Scandroglio | Lanuovabq.it

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