CODICE ROSSO: STOP VIOLENZA SULLE DONNE?

Approvato al Senato il disegno di legge che contempla alcuni provvedimenti per la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

Le disposizioni elaborate consentono itinerari ed accessi prioritariamente celeri per garantire protezione alle perseguitate.

Secondo le statistiche del Ministero della Giustizia dal 2010 ad oggi si contano circa 200 casi all’anno. Il femminicidio rappresenta una parte prevalente negli omicidi, la maggior parte si svolge fra le mura domestiche o nell’ambito di relazioni sentimentali poco stabili. Il femminicidio, il cui neologismo emerge intorno agli anni 90, vedono come vittima di genere la “donna “ in quanto tale.

L’ordinamento italiano non prevedeva l’ipotesi di femminicidio come ipotesi di reato autonoma ma solo come circostanza aggravante. Solo nel 1996 è passata da legge contro la persona e non come reato contro la morale. La recente normativa (decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93 convertito in legge 15 ottobre 2013, n. 119: c.d “legge contro il femminicidio”), aggiunge tra le motivazioni quella di contrastare i propositi delittuosi e violenti la cui efferatezza si sussegue in modo progressivamente allarmante a danno delle donne. L’allarme sociale derivato, non racchiude il femminicidio, ma disciplina e rafforza l’azione rivolta a prevenire la violenza nel suo interno oltre all’omicidio, maltrattamenti stalking, percosse, lesioni ecc ecc … riversati sul soggetto passivo cui sono diretti. Il femminicidio, interiorizza la rappresentazione mentale di concetto culturale di genere, un’espressione che descrive il fenomeno con riferimento alle sue basi empirico-criminologiche, primeggiando la mitomania dell’autore.

Delle 417 sentenze esaminate, 355 sono classificabili come femminicidio, che rappresenta l’85% dei casi.

Ma la società attuale come reagisce a questo inaccettabile fenomeno? Non vi sono distinzione di classi sociali ne etniche,ne di età e nemmeno di cultura.Due donne si tre sono state vittime o sono colpite da atti di violenza. Nonostante molte di loro, raccogliendo l’ultima goccia di coraggio abbiano denunciato il loro aguzzino,nella maggior parte dei casi si sono scontrate con la conseguente aberrante realtà di una violenza triplicata da parte del patner denunciato.

Nel contesto storico sociale e in quello delle regolamentazioni giuridiche religiose, il femminicidio godeva di una certa legittimità come una legge di ordine pubblico: donne seviziate, torturate e bruciate vive.

Intorno agli anni 70, 80 col propagarsi dei movimenti religiosi e femminili, iniziarono ad emergere centri d’aiuto e di sostegno strutturale per donne e bambini, esposti alla violenza. Accoglienza telefonica, colloqui personale, ospitalità nelle case rifugio permisero di essere assistiti e di denunciare apertamente ciò che era sempre stato omertosamente respinto come problema sociale. Oggi parlare di violenza non rappresenta un tabù di cui vergognarsi, ma bensì rompere il silenzio per molte donne si interfaccia con la realtà quotidiana.

Cosa insegna Dio? La Bibbia cosa recita?

Il maltrattamento delle donne è quindi da ricondursi alla natura peccaminosa degli esseri umani, non alla volontà di Dio. La Bibbia non sostiene l’idea che la donna debba essere asservita all’uomo per espiare il peccato originale.
“Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” Romani 5:12.

Dio non ha creato la donna inferiore all’uomo, in Genesi 1:28 possiamo leggere “Quindi li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela,e abbiate autorità sui pesci dei mari, sulle creature alate dei cieli e su ogni creatura vivente che si muove sulla terra”.

Dio amava Adamo e prima di creare Eva, dichiarò: “Non è bene che l’uomo stia solo. Gli farò un aiuto, che sia adatto a Lui” Genesi 2:18; (Inteso come: aiuto, adatto a Lui, complemento, completamento, compagna convenevole ecc, ecc…). Secondo gli studiosi teologici, il termine ebraico qui usato, sta per “uno che gli stia di fronte” o comunque che sia all’altezza. Nella vita professionale diversi ruoli complementari sono di fondamentale importanza. Un chirurgo può essere privato della collaborazione di un anestesista durante un intervento chirurgico?

L’uno può fare a meno dell’altro? Difficilmente! Si può dire che il chirurgo sia più importante perché è lui ad eseguire l’intervento? Non sarebbe ne coerente ne corretto. Allo stesso modo Dio creò l’uomo e la donna perché collaborassero strettamente e non perché fossero in competizione.“Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne” Genesi 2:24.

Tornando all’occhiello dell’articolo e ai toni caldi del micro testo, quali cristiani, possiamo essere grati a chi ci governa nel approvare leggi adeguate a questa e altrettanto la nostra gratitudine deve essere elargita agli operatori volontari e non impiegati a combattere questa crudele piaga. Conosciamo le radici delle malvagità che trasformano gli esseri umani, siamo consapevoli di chi gestiscano ed esercitano i poteri diabolici ma possiamo affermare che laddove esistano queste purolente infezioni, vi è un Nome al di sopra di ogni altro nome che può spezzare liberare, spezzare e guarire perseguitati e persecutori. A Dio sia la Gloria.

Lella Francese | Notiziecristiane.com

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