Concorrenza sleale, non è vero che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge

La polemica sul regime fiscale favorevole a certi enti ecclesiastici, mette in evidenza l’esistenza di favoritismi a senso unico – La presa di posizione di Mario Staderini, segretario di Radicali Italiani, sul fatto che anche la Chiesa Cattolica, dovrebbe contribuire al risanamento finanziario del paese, rinunciando a parte dei suoi privilegi, quelli almeno che non sono direttamente ridondabili all’attività pastorale e assistenziale, ma riguardano le imprese commerciali, a giudicare dalle reazioni, ha evidentemente toccato un nerbo scoperto dell’intero sistema politico italiano ( oltre che ovviamente da parte dei diretti interessati), lanciati all’inseguimento del consenso dell’elettorato cattolico in vista di possibili elezioni anticate.
E’ evidente il pregiudizio negativo nei confronti delle confessioni religiose non cattoliche. Cosa che non onora il mandato politico (nel senso nobile del termine), da parte di chi si propone di amministrare la cosa pubblica, e che non dovrebbe fare favoritismi, ma essere super partes, e garantire a tutti i cittadini le stesse opportunità, indipendentemente da ogni altra considerazione, così come prevede la Costituzione Italiana che all’articolo 3 recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
Invece i nostri politici, di tutto l’arco costituzionale, si sono affettati a spiegarci la Chiesa Cattolica meriterebbe invece gratitudine, perché userebbe quei soldi per le opere assistenziali che svolgerebbe attraverso le sue agenzie caritative, prima tra tutte la Caritas, svolgendo in questo modo un’azione di supplenza rispetto a ciò che dovrebbe invece fare lo Stato.
Ora, senza voler fare dissertazioni in sulla differenza tra opere caritative e attività commerciali pure, o rispetto al fiume di denaro dell’8×1000, e ai farraginosi meccanismi per l’attribuzione, compresa la quota non assegnata, e quella assegnata allo stato e che lo stato, in larga parte rigira alla Chiesa Cattolica, (altri hanno spiegato tutto questo meglio di noi), ma ci limitiamo a fare una semplice osservazione; tutti sono capaci di fare lo splendido lavoro che fa la Caritas, se solo gli si offrisse la stessa opportunità, di accedere a finanziamenti per questo genere di progetti, e strutture. Purtroppo questo non avviene. Le minoranze religiose solo raramente riescono ad accedere a qualche forma di finanziamento per questo genere di attività, dopo estenuanti e lunghe battaglie, il più delle volte infruttuose. Esse a differenza della chiesa cattolica, debbono fare continuamente i conti con una forma esasperante di ostruzionismo da parte delle amministrazioni e del potere politico. Basterebbe ricordare che le prime intese previste dalla Costituzione si sono avute solo dopo quasi 40 anni dall’entrata in vigore della Carta, e che dal 2007 ci sono 6 confessioni ancora in attesa della ratifica delle rispettive intese, da parte del parlamento, dopo che il Presidente del Consiglio di allora le aveva firmate.
Questo vale anche per l’accesso all’informazione, soprattutto quella della radio e televisione pubblica, l’accesso agli ospedali, alle carceri, alle caserme, ecc. Siamo d’accordo con coloro che affermano che in Italia sia improprio parlare di mancanza di libertà religiosa, ma certamente esiste una pesante discriminazione a danno delle cosiddette minoranze religiose. Siamo cioè di fronte ad una forma di concorrenza sleale, che vede da una parte la confessione, detta ‘di maggioranza’, a cui tutto e concesso, e tutto è facilitato, e dall’altra parte tutti gli altri, costretti ad arrancare come in una sorta di corsa agli ostacoli, riuscendo solo raramente a ottenere delle briciole.
E come se un puglie fosse costretto a combattere contro il suo avversario, con un braccio legato dietro la schiena. Siano date anche agli altri le stesse opportunità, e forse saranno in grado di dimostrare di essere capaci anch’essi di fare quello splendido lavoro che fanno le associazioni cattoliche, e forse anche meglio; chissà!

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