Covid, finalmente il protocollo per le cure domiciliari: ecco cosa prevede

Finalmente il ministero della Salute ha elaborato la nuova circolare con le linee guida per le cure domiciliari dei pazienti Covid, realtà per tanti aspetti più sicura. 

Il documento è stato firmato dal direttore della Prevenzione del ministero, Gianni Rezza, e finalmente riesce a fare chiarezza rispetto a un tema molto delicato e che ha sollevato, fino ad oggi, molte polemiche. La circolare sostituisce la precedente del 30 novembre scorso, che aveva causato numerosi ricorsi relativi ai farmaci e nel complesso alle misure da adottare con i pazienti malati, almeno per quanto riguarda la prima fase dell’infezione e il periodo in cui questa era controllata.

Finalmente il documento che fissa le cure domiciliari

Per i soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, infatti, finora era previsto il protocollo della “vigile attesa” e della “sorveglianza clinica attiva”, ma a molti questo approccio pareva a dir poco scandaloso. L’unico rimedio contro il Covid è stato, a lungo, l’utilizzo della tachipirina, che peraltro rendeva anche impossibile conoscere l’andamento della malattia causata dal Covid.

Ora si specifica che è necessario in questo periodo, da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri, un costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente. A seconda della gravità dell’infezione, i primi interventi prevedono quindi l’uso al bisogno di paracetamolo o FANS , in caso di febbre o dolori articolari o muscolari. Si parla però di quei pazienti che non hanno sintomi, o che al massimo ne hanno di lievi.

Cosa viene indicato nella circolare del Ministero della Salute

La circolare sottolinea anche l’importanza del saturimetro, che misura la capacità polmonare. Qui l’indicazione però varia leggermente. Si spiega infatti che “si ritiene di considerare come valore soglia di sicurezza per un paziente Covid domiciliato il 92 per cento di saturazione dell’ossigeno in aria ambiente”. In precedenza, era del 94 per cento.

Oltre a questo, però, si fa il punto sull’utilizzo di altri farmaci. Il ministero ha spiegato che l’eventuale utilizzo di antibiotici è da riservare esclusivamente ai casi nei quali l’infezione batterica sia stata dimostrata da un esame microbiologico. Tuttavia, il parere negativo arriva per l’utilizzo della idrossiclorochina, “la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici randomizzati fino ad ora condotti”, spiega il documento.

I pareri del Ministero sull’uso di integratori vitaminici

Lo stesso parere sostanzialmente nullo da parte del Ministero arriva anche per  supplementi vitaminici e integratori alimentari. Si spiega che non esistono evidenze solide della loro efficacia e che quindi non viene raccomandato. Lo stesso anche per “l’utilizzo di lopinavir / ritonavir o darunavir / ritonavir o cobicistat”, che “non è raccomandato né allo scopo di prevenire né allo scopo di curare l’infezione”.

Al contrario, viene raccomandato l’uso dei cortisonici anche se esclusivamente nei soggetti con malattia grave che necessitano di un supplemento di ossigeno. Questo perché l’utilizzo della terapia in fase precoce con steroidi si è rivelata inutile se non dannosa per la risposta immunitaria del paziente. Di conseguenza, l’utilizzo di questi farmaci va riservati ai pazienti che rischiano la progressione della malattia verso forme più pesanti. Ad esempio, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia.

La buona notizia sui monoclonali e il trattamento per i bambini

Al netto di tutto ciò, una buona notizia arriva per i monoclonali. Viene infatti introdotta la valutazione del loro utilizzo per i pazienti che possono essere indirizzati nelle strutture in grado di compiere questo trattamento, quindi raccomandato il trattamento nell’ambito di una struttura ospedaliera o in un contesto che possa gestire eventuali reazioni avverse. Oltre a ciò si specifica anche che il trattamento deve essere iniziato non oltre i dieci giorni dall’inizio dei sintomi, dopo la decisione del medico di base.

Inoltre, la circolare dà anche le indicazioni per la cura del Covid nei bambini. Nessun farmaco va dato a chi non ha sintomi, mentre per coloro che hanno sintomi simil-influenzali è consigliabile una terapia con paracetamolo o ibuprofene. Soltanto in alcuni casi rari debbano essere fatti assumere antibiotici, ancora meno per i cortisonici che invece non vanno mai somministrati.

Le indicazioni per gli anziani: come riconoscere sintomi veri e falsi

Infine, alcune indicazioni per gli anziani. Si spiega che ci sono dei parametri che a prima vista potrebbero sembrare normali ma che in realtà presentano un difficile riscontro. Ad esempio, nella popolazione anziana disturbi come febbre, tosse, disturbi gastrointestinali, ageusia/disgeusia e anosmia e i deficit di comunicazione sono meno frequenti. Quindi, questo fattore potrebbe rendere difficile l’identificazione del contagio nel paziente e del rischio che corre.

Ci sono invece altri segni che vanno considerati nell’ambito della sintomatologia legata al Covid. Come ad esempio delirium, cadute, apatia, sonnolenza, confusione/disorientamento, modifica dello stato funzionale.

Giovanni Bernardi

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