
Stavo riflettendo… Credere in Gesù è l’inizio di tutto, ma non è il tutto. È sufficiente per essere salvati, ma non è abbastanza per vivere nella pienezza. La Scrittura è chiarissima: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna” (Giovanni 3:36).
La salvezza è un dono che ricevi per grazia, attraverso la fede, senza aggiungere né togliere nulla. Nessuna religione da seguire, nessun sistema da compiacere. Basta credere. E quando credi nel cuore e confessi con la bocca che Gesù è il Signore, sei salvo. Punto. (Romani 10:9)
Ma fermarsi lì… è come ricevere la chiave del Regno e restare fuori dal cancello.
Il cuore di Dio non è che tu sia solo salvato. È che tu sia intimo con Lui. Gesù non è morto per averti in chiesa la domenica: è morto per averti nel segreto tutti i giorni. La vita eterna non è un posto dove si va, è una Persona da conoscere. Gesù lo disse chiaramente in Giovanni 17:3: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo.”
La parola greca usata è γινώσκω (ginōskō): non è un “sapere di Lui”, è un conoscerlo nell’intimità, in modo progressivo, vivo, reale. È il tipo di conoscenza che trasforma, che segna, che ti cambia mentre lo guardi. Non è una conoscenza da seminario, è una conoscenza che nasce nel luogo segreto, nell’adorazione, nella fame.
Ma c’è anche un altro verbo, ancora più profondo: εἴδω (eídō). Significa “vedere con chiarezza”, “percepire con gli occhi dello spirito”, “comprendere perché vedi”. È quando la rivelazione accade davanti ai tuoi occhi spirituali, e non puoi più non vedere. È lì che lo conosci davvero: quando smetti di immaginare un Gesù lontano, e cominci a vederlo dentro la tua vita.
Credere ti salva. Ma conoscerlo ti fa vedere.
Perché chi lo conosce, vede Gesù ovunque. Lo vede nella Scrittura, lo vede nei dettagli, lo vede nei momenti più duri e nei più belli. Lo vede perché lo ha conosciuto nel segreto. E più lo conosci, più sei libero dagli inganni. Libero dal legalismo. Libero dalla paura. Libero dalla religione che si traveste da Vangelo, ma non ha amore, né vita.
Gesù stesso disse alla donna samaritana: “Voi adorate ciò che non conoscete; noi adoriamo ciò che conosciamo” (Giovanni 4:22). Parole forti. Vuol dire che si può anche adorare… senza conoscerlo. Si può cantare, servire, “fare ministero” — e non sapere neanche con Chi si sta parlando. Ma chi conosce Cristo, non adora più per abitudine: adora per amore.
Paolo, che aveva tutto secondo la religione, ad un certo punto grida: “Ritengo tutte le cose come spazzatura al fine di conoscere Cristo” (Filippesi 3:8). E usa proprio ginōskō: conoscere per esperienza, per rivelazione, per comunione profonda. Non basta saperne qualcosa. Devi incontrarlo.
E quando lo incontri davvero… non ti accontenti più di sentirne parlare.
Per questo dico: credere è la base. È la porta. Ma non restare lì fermo. Entra. Cammina. ConosciLo. Perché più lo conosci, più lo vedi. E più lo vedi, più sei trasformato. E più sei trasformato, più la grazia diventa concreta, viva, potente. La tua fede non sarà più un sistema, ma un cammino. Non sarà più una difesa, ma una relazione.
Osea scrisse: “Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza” (Osea 4:6)
La parola “conoscenza” qui in ebraico è דַּעַת (daʿat), che deriva da ידע (yadaʿ), e indica una conoscenza profonda, intima, esperienziale. Non teorica, non dottrinale. È la conoscenza che nasce dalla comunione, dall’amicizia, dalla vicinanza. La stessa parola è usata in Genesi quando si dice che Adamo “conobbe” Eva. Ecco il tipo di relazione che Dio desidera con noi.
Non si perisce per mancanza di attività spirituali, ma per mancanza di questa conoscenza. Perché dove non c’è intimità con Cristo, anche se si crede, si resta vulnerabili all’inganno, al moralismo, al peso della legge. Ma dove c’è daʿat, lì c’è vita. Rivelazione. Libertà.
Conoscere Gesù non è un’aggiunta alla grazia, è la grazia che diventa esperienza. La grazia ti salva. E poi ti invita a rimanere, a camminare, a vedere. Perché quanto più lo conosci… tanto più lo ami. E quando lo ami, non vuoi più vivere senza la Sua presenza.
Marcello Donadio
@inprimopiano
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