Crediamo nel ritorno di Cristo?

Un paio di settimane fa è stato il Crotonese a essere colpito da un terribile nubifragio che ha provocato enormi disastri e danni a tutto il sistema stradale, e a distanza di una settimana dalla pioggia torrenziale che ha devastato il piccolo comune di Bitti, in Sardegna, un’altra violenta tempesta si è abbattuta sull’isola, allagando Bosa e gettando di nuovo in angoscia i sardi: allagamenti di garage, pianterreni e scantinati, smottamenti e frane per l’esondazione dei torrenti e fiumi accomunano nord e sud, con crollo di ponti, evacuazione di pianterreni e villette è lo scenario che la tivù mostra impietosa.

Ma il maltempo non risparmia nemmeno il nord Italia, con il modenese e Belluno sommersi dall’acqua a causa dell’esondazione dei fiumi che attraversano le due regioni; se aggiungiamo a queste inondazioni anche la neve caduta copiosa in Friuli e veneto, la catastrofe è davvero di proporzioni inimmaginabili, anche perché il metro e oltre di coltre bianca ha causato persino la chiusura del Brennero, in entrata e in uscita; e dire che in Friuli aspettavano la neve, data la scarsità degli ultimi anni. La forte perturbazione che sta attraversando lo stivale conferma, anche per i più scettici, che Luca 21,25 non esagerava nel descrivere un tempo futuro in cui gli uomini sarebbero stati “smarriti per il rimbombo del mare e il fragor dei flutti”, perché accade proprio così. E pensare che a metà novembre il livello del Pò, il grande fiume italiano, era così basso che si poteva camminare sul letto del fiume: in meno di 15 giorni è stato stravolto tutto! Nemmeno il sud è risparmiato dal maltempo, perché frane e smottamenti si sono verificati in Basilicata e in Sicilia, dove è il messinese ad aver subìto i danni maggiori, anche perché il territorio è già fragile per l’alto rischio idrogeologico del suolo; interrotti i collegamenti con le isole Eolie.

Tutto accade in piena pandemia covid, piaga di proporzioni bibliche che purtroppo non si attenua, e sebbene ci troviamo indiscutibilmente di fronte ai “segni dei tempi” di cui parlano i vangeli, come credenti non possiamo farci prendere dalla stessa ansietà del mondo che vive senza Dio. Orbene, in mezzo a questo clima di incertezze economiche, sociali e climatiche, quanti sono realmente consapevoli che Cristo ritorna per governare la terra? Se la speranza dei primi discepoli era quella di vedere il regno di Dio instaurato al loro tempo, e son passati due millenni senza che ciò si sia realizzato, quale è l’aspettativa dei credenti di oggi? Eppure, tutto è nascosto nella triplice domanda degli apostoli (Matteo 24) rivolta al Messia prima che questi venisse consegnato ai suoi carnefici e, dopo tre giorni, risuscitasse: infatti, sulle prime due domande dei discepoli (“dicci quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tuo venuta”) ognuno può rispondere liberamente, ma sul terzo interrogativo riguardante l’epoca del “restauro del regno in Israele” pochi si soffermano. E questa la domanda più trascurata.

Purtroppo, la cultura e la filosofia greca hanno talmente influenzato la traduzione del Nuovo Testamento al punto che nel contesto evangelico-riformato la dottrina della salvezza è focalizzata più sul cielo che sulla terra, sminuendo le promesse fatte ai patriarchi di un regno terreno e fisico sotto la signorìa di Cristo come regnante d’Israele, malgrado i profeti, gli stessi vangeli e l’Apocalisse promettono l’avvento “millenario di Cristo” fra gli uomini. Sicuramente il cielo è destinato ad accogliere tutti i riscattati del Signore (1^ Tsl. 4:16-17), ma Dio non deve manifestare la sua Gloria, la sua Maestà, la sua Autorità e il suo Dominio lassù nell’atmosfera ma quaggiù sulla terra, in attesa che poi Egli crei “nuovi cieli e nuova terra” dove abiti la giustizia (Geremia 31:22 – Isaia 66:22). Questi futuri avvenimenti dovrebbero sollecitare la Cristianità a discernere gli eventi socio-politico-religiosi che stanno accadendo in Palestina (l’antica Filistia), perché è sul Monte degli Ulivi che Cristo scenderà per instaurare quel dominio “che non sarà più smosso” (Zaccaria 14:4 – Atti 1,11); inoltre, alla luce dei risvolti politici attuali in Medioriente, laddove la Turchia assume sempre di più il ruolo di leadership del mondo musulmano, il recente trattato di pace (“accordo del secolo”) fra Israele, Emirati Arabi, Bahrain e Sudan apre la strada – a mio parere – a quella fase transitoria di “pace e sicurezza” cui anela il mondo intero, dato che proprio il Medioriente l’ago della bilancia.

Pertanto, considerato che le promesse di Dio coinvolgono la nazione d’Israele, e tenuto conto che noi stranieri (Gentili) siamo stati innestati nell’ulivo domestico, ci rendiamo conto che Dio porterà a compimento ogni cosa?

Salvatore Di Fede

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook