Cristofer Alam, nato musulmano in una delle famiglie più in vista del Pakistan, accettò il Signore Gesù Cristo e la sua vita cambiò radicalmente, ma dovette sopportare persecuzioni violente per la sua fede in Cristo.
Ora Cristofer Alam viaggia in tutto il mondo predicando il Vangelo, e migliaia di persone hanno accettato Cristo per mezzo del suo potente ministero.
Cristofer è stato testimone di vite cambiate, guarigioni miracolose e di eventi straordinari, ma prima di questo lui stesso ha sperimentato la potenza di Dio nella sua vita.
Lui stesso ci racconta:
Sono nato il 29 marzo 1954 in una famiglia musulmana in Pakistan.
I miei avi, da parte di mio padre, erano arabi Hashemiti, cioè discendenti diretti di Maometto, il fondatore dell’Islam.
Uno dei miei zii aveva in suo possesso una copia del nostro albero genealogico, che ripercorreva la genealogia della nostra famiglia fino a Maometto.
Mio nonno era un uomo molto religioso ed aveva compiuto il pellegrinaggio a La Mecca; era stato decorato dal governo britannico per i servizi resi alla Corona inglese e visse fino alla veneranda età di 106 anni.
Mio padre era anche lui molto religioso ed aveva fatto molti pellegrinaggi a La Mecca; lui incaricò dei tutori religiosi di venire a casa nostra per insegnarci a leggere il Corano nella lingua araba originale.
L’ambiente nel quale sono cresciuto era completamente musulmano ed io non avevo alcuna conoscenza del credo dei cristiani e di altri religioni.
Io, come tutti gli altri a casa mia, ero convinto che l’Islam fosse la sola via che porta a Dio.
Molto giovane, mi iscrissi all’Accademia Militare dell’Aviazione.
Lì, ogni giorno cominciava con parate, ispezioni, saluto alla bandiera e lettura del Corano.
Ogni giorno venivamo indottrinati ed istruiti sull’Islam, la religione nazionale del Pakistan.
Il digiuno durante il mese di Ramadhan era obligatorio; cominciavamo il digiuno alle 3 di ogni mattina con un pasto abbondante fatto di frutta, uova, yogurt, pane, burro, carne ed altre cose buone, poi non mangiavamo per il resto della giornata fino al tramonto, in cui veniva interrotto il digiuno con le preghiere della sera, ed allora ci ingozzavamo di datteri, frutta, carne, pane, lenticchie e dolci.
Questo mese di digiuno, nelle intenzioni, doveva purificarci spiritualmente, perciò evitavamo di imprecare, di maledire, di mentire e di raccontarci barzellette oscene durante tutto quel mese considerato sacro, alla fine però eravamo ancora i peccatori che eravamo sempre stati, non c’era nessun cambiamento nella nostra natura.
Le preghiere di venerdì nella moschea erano obbligatorie; alcuni di noi erano molti religiosi e pregavano 5 volte al giorno, nella moschea, tutti i giorni.
Nel 1970, dopo anni di dittatura militare, il Pakistan indisse le sue prime elezioni democratiche.
I pakistani dell’est (Bangladesh) sostennero il partito politico Awami League, vincendo le elezioni ed i bengalesi ne furono felici perché desideravano, dopo molti anni, poter dire la loro sulla conduzione della nazione.
Il governo pakistano occidentale formato da militari, rispose immediatamente alla vittoria del Pakistan orientale annullando i risultati dell’elezioni ed imponendo la legge marziale.
I bengalesi si sollevarono in un movimento di massa, chiedendo la libertà e la secessione della loro provincia, per diventare una nazione indipendente: fu l’inizio di una guerra fratricida.
La guerra, su larga scala, scoppiò il 3 dicembre 1971.
Le incursioni aeree a bassa quota avvenivano ogni giorno e quegli aerei attaccavano sia obiettivi civili che le postazioni antiaeree.
Una volta, durante una incursione aerea nemica, salii sul tetto e con un fucile ho sparato agli aerei nemici.
Venni subito tirato giù dagli astanti spaventati, ma io volevo assolutamente morire, perché il martirio in una “guerra santa” mi avrebbe aperto le porte del cielo.
A quel tempo avevo 17 anni ed il mio più grande desiderio era quello di morire da eroe.
Un giorno di dicembre 1975 stavo camminando in un grande centro commerciale di Lahore, nel Pakistan del nord.
C’erano migliaia di persone, ed all’improvviso notai, fra i volti di pelle scura dei miei connazionali, un uomo bianco, molto alto, che dava dei fogli di carta.
Quell’uomo disse: “Voglio parlarti di Gesù Cristo”.
Non capivo di cosa stesse parlando; tutto quello che sapevo di Gesù Cristo era che era il profeta dei Cristiani, proprio come Maometto era il profeta dell’Islam per noi Musulmani.
Per quanto ne sapevo, Adolf Hitler, Brigitte Bardot, James Bond, Marlyn Monroe e Miky Mouse erano tutti cristiani.
Lasciai quell’inglese sorridente e continuai per la mia strada.
Avevo fatto pochi passi quando avvertii un’incredibile urgenza di tornare da lui.
E’ difficile da spiegarsi, ma all’improvviso incominciai ad aprire il mio cuore ed a raccontare a quell’uomo, uno straniero, tutte le mie ferite, le mie pene ed i miei desideri.
Lui mi ascoltò attentamente e quando ebbi finito mi disse: “Gesù può liberarti”.
Questo mi sembrò molto strano, perché ci era stato detto che il profeta Isa (come i musulmani chiamano Gesù) era vissuto migliaia d’anni prima ed era morto.
Quell’uomo, invece, pareva che mi dicesse che questo Gesù era vivo e reale, ed era in grado di trasformare la mia situazione.
Mi disse anche: “E’ molto facile, devi semplicemente chiedergli di venire nel tuo cuore”.
Tutto questo era molto strano e nuovo per me, ma quelle parole sul suo Gesù mi toccarono l’anima; sembrava che ci fosse qualcosa di potente nel nome di Gesù ogni volta che lo pronunciavo.
Pensai che avevo provato tutto, quindi perché non dare una possibilità anche a Gesù?
Ho fatto come mi diceva e ripetei le parole con gli occhi chiusi: “Gesù, vieni nel mio cuore e liberami. Grazie Gesù. Amen”.
Aprii gli occhi e sentivo qualcosa di diverso, non riuscivo a dire cosa fosse, ma all’improvviso mi sentii strano dentro, più leggero, come se mi fosse stato tolto un peso ed al suo posto fosse stata messa una piccola sorgente che cominciava a buttare acqua.
Avvertivo qualcosa di diverso, ma non è possibile spiegare in parole, è una sensazione che le parole non possono esprimere.
Quella sera raccontai l’accaduto a Tarik, un mio amico.
Tarik scoppiò in una risata isterica: “Vuoi dire che sei diventato cristiano?”, urlò.
“Onestamente non so in che cosa credono i Cristiani; tutto quello che so è che Gesù vive nel mio cuore e che mi ha liberato”, risposi.
Tarik pensò che fossi diventato pazzo: “Non puoi fare questo, noi siamo musulmani”, gridò.
Erano passati solo pochi giorni da quando avevo chiesto a Gesù di entrare nel mio cuore che mio padre arrivò, in aereo, da Multan, per cercare di rimediare alla mia situazione.
I musulmani che diventano cristiani, di solito, vengono uccisi dai loro stessi famigliari; pochissimi, ed io sono uno di questi, sopravvivono, la maggior parte deve fare il “sacrificio estremo” a causa della fede in Gesù Cristo.
Uccidere un apostata è considerato titolo di vanto e quando questo accade la polizia e le autorità di solito ignorano la cosa.
Questo è stato l’inizio del mio cammino con Gesù.
Fonte: http://www.incontraregesu.it/
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