Dal senso di colpa alla responsabilità per vivere in armonia

La colpa, o meglio il concetto di senso di colpa, è un tema rappresentativo della condotta umana, spesso è utilizzato per controllare il comportamento e l’agire della persona; “far sentire colpevole”. In altre occasioni diventa un concetto di apprendimento, ad esempio tutte le volte che oggettivamente non dobbiamo arrecare danno agli altri e a se stessi. Ovvero tutte le volte che si richiede una responsabilità sociale delle norme. In tal caso è possibile parlare di un senso di colpa positivo e di uno negativo. In riferimento a quest’ultimo ci si accorge di essere attanagliati dal senso di colpa negativo ogni qual volta, nel compiere una determinata azione o nell’effettuare una determinata scelta, ci si sente colpevoli. Tutte le volte che ci si sente divorati dal pensiero di avere commesso qualcosa di male anche quando non corrisponde a realtà. O tutte le volte che un’altra persona ha una reazione di collera o di rabbia e ci si sente colpevoli, di averla provocata. Insomma ci si accorge del senso di colpa negativo ogni qual volta scatta una reazione abnorme per qualcosa di cui non si è commesso. Quando questo modo di pensarsi si ripete allora c’è qualcosa che appartiene ad una vecchia storia ed in tal caso è una questione psicologica profonda. Noi non dobbiamo mai confondere il diventare persone responsabili dal sentirsi in colpa. Purtroppo nella nostra realtà scarichiamo le nostre responsabilità sugli altri. Viviamo nel tentativo di fuggire dalla responsabilità e vediamo che nei casi più disparati il senso di irresponsabilità incombe sulla realtà; del politico che nega certi fatti di cui è a conoscenza e scarica sul sistema, del dirigente incapace che scarica sul sottoposto, del genitore insoddisfatto che scarica sul figlio…ecc… La responsabilità personale è in rapporto alla possibilità di potere attuare cose proporzionali alle proprie capacità, del resto «Dio non comanda cose impossibili, ma comandando ti impegna a fare quello che puoi,» dice Sant’Agostino (La natura e la grazia, 43, 5). Invece succede che certi atteggiamenti sono caratterizzati dal dare una responsabilità che non compete. Nell’era del terzo millennio emerge il bisogno di una cultura dell’equità e della pacifica convivenza tra tutte le persone, come ribadisce lo psicologo e psicoterapeuta campano, Raffaele Felaco con l’associazione degli psicologi per la responsabilità sociale. Se in psicologia il senso di colpa assume il contorno della patologia non diversamente in Gesù che si rende conto del pericolo mortale e paralizzante del senso di colpa. Spesso si adduce al cristianesimo o alla religione l’accrescimento del senso di colpa. A mio avviso è fuorviante considerare questo riduzionismo. L’episodio del Vangelo di luca “5, 17-26” è emblematico: in esso si scorge come Gesù, mentre insegnava tra la folla compie un miracolo attraverso la remissione del peccato, quasi a liberare il soggetto dal senso di colpa, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi… Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico – esclamò rivolto al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua». 25 Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio». (Lc 5, 17-26).

Come si nota Gesù si sofferma a dire che è libero da ogni colpa e da ogni dovere, affermando più volte, “rimettere i peccati” (peccato in senso biblico sta per separazione, tutto ciò che separa dalla relazione con Dio). Gesù insegna, nella parabola menzionata, come un sintomo, una malattia può spesso essere espressione di un senso di colpa che compromette un’esistenza paralizzante. E se una certa psicologia del profondo ha accusato il senso di colpa, non diversamente, millenni prima l’antropologia biblica ne è differente affermando: «Non si metteranno a morte i padri per colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato» (Deuteronomio 24, 16).

Con questa frase di biblica memoria si mette a nudo il discorso della responsabilità di ognuno nel processo relazionale e sociale.

Pasquale Riccardi

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