Scopo degli attivisti, salvaguardare almeno in parte gli alberi della foresta.
Tra martedì 19 e mercoledì 20 novembre, dopo nove mesi di proteste, lo sgombero della ZAD di Grünheide pare giunto a compimento.
Sorto ancora in febbraio, l’accampamento degli ambientalisti ha resitito fino alla fine. In molti si erano rifiutati di scendere dalla cima degli alberi.
L’intervento di due squadre di poliziotti specializzati in operazioni di alta quota ha “fatto cadere” dalle piante gli ultimi due gruppi di resistenti utilizzando una piattaforma elevatrice.
Ufficialemente veniva presentata come un’evacuazione forzata, ma come un intervento temporaneo per liberare il terreno da ordigni risalenti alla seconda guerra mondiale. Non risulta che durante l’operazione di sgomberosi siano registrati ferimenti.
Gli ultimi “irriducibili” sarebbero stati arrestati per “infrazioni rispetto al divieto di mascheramento”.
Oltre alla distruzione della foresta, l’espansione della Gigafabbrica comporterebbe, secondo gli attivisti, un’ulteriore riduzione riserve di acqua potabile (per i consistenti consumi da parte dell’impianto Tesla). Già in precedenza quesro aveva comportato razionamenti per la popolazione.
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