Disabilità. Quando un Centro Estivo integrato ci fa capire che un mondo migliore è possibile

La disabilità porta spesso con sé racconti di difficoltà quotidiane (sono tante purtroppo), frequentemente dovute a mancanza di servizi o al riconoscimento reale della persona, oltre le sue fragilità. Eppure tante delle barriere quotidiane, con buona volontà e rispetto, anche se con impegno costante, potrebbero essere agevolmente superate, proiettandoci verso una società ed un mondo migliore.

Vorrei dunque raccontarvi un’esperienza di vita quotidiana positiva, bella e commovente che ha abbattuto tante barriere, creando al loro posto reti e ponti. Sono la mamma di Raffo (come lo chiamano tutti) un bambino averbale di quasi dieci anni: lui ha i suoi mezzi di comunicazione, acquisiti con grande fatica e tanto lavoro di riabilitazione che ci ha portati a scoprire un suo mondo interiore ricco, vivace e attento, anche se a volte impenetrabile per chi non conosce i suoi strumenti. Abbiamo imparato presto che la socialità è per lui fondamentale ma lo è soprattutto il sentirsi accolto in un mondo che lo considera come persona e non per le sue difficoltà. Con i suoi mezzi e tanto lavoro Raffo ha imparato a rappresentarci questo suo sentire. Abbiamo investito moltissimo nel fargli vivere ogni esperienza, spesso superando, a fatica, le nostre normali paure. Ha sempre frequentato centri estivi e si è trovato a vivere tra i pari cosiddetti “normo”.

Finita la parte acuta dell’emergenza pandemica, queste esperienze di socialità hanno acquisito però un valore diverso: sono diventate vitali, mentre prima erano un’opportunità. Anche quest’anno, per 6 settimane, ha frequentato un centro estivo integrato organizzato dal nostro municipio (siamo a Roma, municipio VIII, nella zona sud rispetto al Centro Storico ndr). Ogni giorno abbiamo visto illuminarsi il suo volto in entrata e lo abbiamo visto uscire sereno e felice, soprattutto desideroso di tornare il giorno successivo. L’associazione che ha organizzato, per conto del municipio, il centro estivo, come ogni anno, lo ha accolto a braccia aperte e con lo stesso sorriso con cui accoglie ogni bambino, senza mai fargli percepire la sua diversità e coinvolgendolo in ogni attività, con grande professionalità e rispetto; era affiancato da un operatore assegnato dal municipio e dipendente dallo stesso ente gestore che lo segue a scuola da 4 anni (conoscono perfettamente il suo funzionamento). Il tutto è avvenuto in uno dei plessi dei circoli didattici del territorio, dove erano presenti bambini omogenei per età ma tanti volti che mio figlio non aveva mai visto e che ha imparato a conoscere lì.

E lì si è verificata la magia: per la prima volta, bambini senza alcuna difficoltà e meravigliosi che non lo avevano mai visto, hanno imparato, con la semplicità, la purezza e la spontaneità che è propria dei bambini, a comprendere il suo linguaggio e hanno accolto mio figlio esattamente come uno di loro, lo hanno fatto sentire parte del gruppo, le mamme si sono messe in contatto con noi genitori perché i bambini chiedevano di poter passare del tempo, anche nel weekend, insieme a mio figlio, lo hanno cercato costantemente e la sua e la nostra gioia erano indescrivibili ad ogni messaggio.

Questa mattina (ieri ndr) quando l’ho portato, un’operatrice che non conoscevo, con la massima spontaneità ha detto: «Raffo oggi è l’ultimo giorno per te, mi spiace, ti adoriamo tutti qui». Gli altri bambini nel frattempo con la massima spontaneità lo riempivano di affetto e il mio cuore in quel momento si è riempito di gioia. Sono uscita dal cancello, mentre mio figlio si avviava alle attività circondato dagli altri bambini, e avevo voglia di piangere, un pianto di gioia.

Mi son fermata un attimo da sola a pensare e mi son detta: non persegui un mondo utopistico, un altro mondo ed un’altra società sono possibili. Questa esperienza è la prova che, se c’è la volontà, ogni cosa è possibile. Non è stato sicuramente semplice per l’Amministrazione mettere in atto una macchina così complessa e sicuramente non è stato semplice far funzionare il tutto. Il lavoro che c’è dietro è veramente tanto ma questa esperienza ha seminato un valore immenso nella società, ha creato ponti e reti che ci porteranno verso una società migliore del domani.

di Mariella Tarquini – Presidente di Rete SupeRare

https://www.provitaefamiglia.it/blog/disabilita-quando-un-centro-estivo-integrato-ci-fa-capire-che-un-mondo-migliore-e-possibile

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