Giuseppe Perricone è, oggi, un ristoratore che lavora a Milano e possiede due bistrot. E che ha deciso, a 53 anni, di affidare la sua incredibile storia di vita a Stefano Lorenzetto del Corriere della Sera. In un’intervista in cui si è messo a nudo e ha raccontato tutto di sé, senza omettere nulla. L’epopea di questo signore di origine palermitana dev’essere presa per quello che è, cioè come lui la racconta. A cominciare da una insolita violenza sessuale consumata quando aveva solo 8 anni, e una ragazzina di 15 lo costrinse a subire un rapporto orale. “Ero terrorizzato”, ha raccontato al giornalista. “Scoppiai a piangere. Quello stupro ha segnato la mia vita“. Una vita difficile, che non doveva nemmeno iniziare, perché la madre di Perricone durante la gravidanza ebbe un’emorragia così forte che i medici davano per spacciati tutti e due. “Invece mi girai nell’utero in modo tale da fermare l’emorragia con la testa”. Il padre muratore portò la famiglia in Belgio pochi mesi dopo. “Intorno ai 4 anni papà ha cominciato a picchiarmi“, racconta ancora il ristoratore. “Non so perché, non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo. Schiaffi, pugni in faccia, calci nella pancia. Una volta mi ruppe il naso. Mi scaraventò giù dalle scale. Conoscevo solo il sapore del sangue”.
Un’infanzia drammatica e violenta. Ma è da lì che parte il racconto del 53enne, incentrato sulle due figure che più hanno influito sulla sua vita: Dio e il Diavolo. “Mio padre teneva un coltello nel comodino”, spiega. “In due occasioni lo afferrai, stavo per pugnalarlo, ma entrambe la voce di Dio mi fermò. Udii: non farlo!“. La svolta più drammatica, nel racconto di Perricone, avvenne nel 2001, quando aveva quasi 30 anni. “Frequentavo cartomanti, indovini, ero entrato a far parte del mondo della notte”. Lavorando come cameriere in un villaggio di Ustica cominciò a frequentare cattive compagnie. “Sniffavo da 2 a 4 grammi di cocaina al giorno”. Il racconto prosegue con tanti passaggi estremi, dal fidanzamento con la donna di un boss che mandò 8 sicari a ucciderlo – ma uno lo riconobbe e lo risparmiò – e che lui sposò, avendone un figlio, sino al ricovero per coma etilico a Manchester, al tentativo di suicidio fallito perché la corda con cui voleva impiccarsi si spezzò. Fino alla decisione di invocare il Diavolo, una mattina al risveglio. “Prendi la mia anima e in cambio dammi per 10 anni soldi, successo e piacere. Satana mi rispose: tu porterai distruzione nelle famiglie, ti darò gli spiriti di seduzione per farlo”.