Elia sul monte Oreb – Commento del diciannovesimo capitolo del primo libro dei Re

Elia, il Tisbita, era un grande profeta di Dio. Aveva annunciato una grande siccità, che poi accadde. Aveva compiuto vari miracoli, il più importante fu la risurrezione del figlio della vedova di Sarepta. (1 Re, cap. 17). E infine aveva chiesto a Dio di far scendere del fuoco su un olocausto, per dimostrare a 450 sacerdoti di Baal che l’unico Dio è YHWH. Il fuoco scese dal cielo e il popolo riconobbe che YHWH è Dio. Ma i sacerdoti di Baal non riconobbero il Signore e così Elia li uccise, sgozzandoli. (1 Re, cap. 18).
Quando il re Acab raccontò a sua moglie Izebel quello che Elia aveva fatto, lei decise di perseguitarlo e di ucciderlo.
Mentre prima era sicuro di sè e orgoglioso di aver dimostrato al popolo che YHWH è l’unico Dio, ora Elia ha paura. Sente che la sua fine sta arrivando e così si dirige a sud e scappa nel deserto.
Il deserto è la prima prova, alla quale Elia è sottoposto. Il deserto è la purificazione attraverso il digiuno, la solitudine. Il deserto rappresenta l’annullamento dell’io e la susseguente crescita interiore. Dopo un giorno di cammino Elia è depresso, si sente come se fosse l’ultimo sulla terra a credere in YHWH. Vediamo un passaggio nel quale si capisce il suo stato d’animo, (1 Re 19, 4):

“ma egli s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino, andò a mettersi seduto sotto una ginestra, ed espresse il desiderio di morire, dicendo: «Basta! Prendi la mia anima, o SIGNORE, poichè io non valgo più dei miei padri!”

Poi Elia si addormentò , come se volesse arrendersi alla morte. Ma a questo punto il Signore gli inviò un angelo che gli diede del pane e dell’acqua. Il Signore ha aiutato Elia in quel momento difficile. Ci fu un altro sonno ristoratore e al suo risveglio Elia mangiò ancora. Poi riaquistò le forze e si diresse verso il monte Oreb. Vediamo il passaggio corrispondente, (1 Re 19, 8):

Egli si alzò, mangiò e bevve; e per la forza che quel cibo gli aveva dato, camminò quaranta giorni e quaranta notti fino a Oreb, il monte di Dio.

In tutta la Bibbia il numero 40 ha sempre un significato particolare. E’ come se fosse una sorta di “angusto passaggio”, una “porta stretta”, che deve essere percorsa da chi è scelto da Dio (anche Gesù ha passato 40 giorni nel deserto), per poter percorrere la propria missione.
Elia attraversa questa “porta stretta” e si dirige verso il monte Oreb, che è il monte Sinai.
La montagna è già di per sè un simbolo biblico importante. E’ il luogo dove l’umano si avvicina al divino. E’ il luogo che per antonomasia rappresenta l’incrollabilità, e l’immutabilità. Nella Genesi l’arca approda sul monte Ararat, dopo il diluvio. Nei Vangeli è durante il “Sermone della Montagna”, che Gesù insegna le beatitudini.
Ma nella Bibbia c’è una montagna particolare, quella dove per la prima volta Dio si è manifestato a un uomo, Mosè, indicando il suo nome (Esodo 3, 14). E’ il monte Oreb (monte Sinai).
Elia vuole raggiungere proprio quella montagna, perchè desidera che Dio gli parli, gli indichi la sua missione il suo cammino. Sa che Dio ha ancora dei piani per lui. Come Dio parlò a Mosè sul monte Oreb, anche Elia desidera ascoltare la voce di Dio e così sale sul monte Oreb.
Una volta in cima al monte Oreb, Elia entra in una caverna. Anche Mosè era entrato in una caverna sullo stesso monte (Esodo 33, 22).
La caverna rappresenta l’utero. E’ un ritorno al luogo sicuro per eccellenza, al periodo della gestazione, che Dio ha voluto durasse 40 settimane. Dall’utero si nasce e pertanto la caverna rappresenta il luogo dal quale si rinasce. Anche Giona rimase nel ventre del pesce e poi ne uscì. Anche Gesù, che era stato sepolto dentro una caverna, sconfigge la morte e rinasce a nuova vita da una caverna.
Elia non muore, ma dalla caverna ne uscirà rinato. Dio gli parla, proprio come fece a Mosè, leggiamo il passaggio corrispondente, (1 Re, 19, 9):

Lassù entrò in una spelonca, e vi passò la notte. E gli fu rivolta la parola del SIGNORE, in questi termini: «Che fai qui, Elia?»

Ecco, finalmente Dio gli parla, si rivolge a lui, e sicuramente avrà per lui altri piani, altri progetti, altri obiettivi. Ma Elia inizialmente dice a Dio le cose che Dio già sa, vediamo il passaggio corrispondente (1 Re 19, 10):

Egli rispose: «Io sono stato mosso da una grande gelosia per il SIGNORE, per il Dio degli eserciti, perchè i figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari, e hanno ucciso con la spada i tuoi profeti; sono rimasto io solo, e cercano di togliermi la vita». 

Ancora una volta Elia crede di essere l’ultimo rimasto sulla terra a credere a YHWH, e con queste parole dimostra che l’ansia e la paura non l’hanno ancora abbandonato. Vuole ricordare al Signore che lui ha agito con zelo. Ma il Signore sa già tutte queste cose.
A questo punto il Signore gli ordina di uscire. “Va fuori e fermati sul monte” (1 Re 19, 11a).
Quindi dall’interno della caverna Elia vede che fuori accadono tre fenomeni impetuosi. Prima un uragano, un vento fortissimo che fece addirittura cadere dei massi enormi dalla montagna, poi un terremoto e poi un fuoco. Elia cercava la presenza divina in questi segni dirompenti ma non la trovò.
Poi sentì “un suono dolce e sommesso” (1 Re 19, 12b). A quel punto Elia sentì la presenza del Signore e infatti si coprì la faccia con il mantello e uscì decisamente fuori dalla caverna.
Dio pertanto non ha parlato a Elia con segni impetuosi, ma con “un suono dolce e sommesso”. Elia si coprì la faccia, come volesse coprire i suoi peccati. Vediamo il passaggio corrispondente, (1 Re 19, 13):

Quando Elia lo udì, si coprì la faccia con il mantello, andò fuori, e si fermò all’ingresso della spelonca; e una voce giunse fino a lui, e disse: «Che fai qui, Elia?»

E’ la svolta. Elia esce dalla caverna e ne esce rinato. Non ha più bisogno di rimanere nell’utero, ma può uscire e affrontare la vita.
Ancora una volta però ripete le parole di prima, come se ci fosse qualcosa che lo ancorasse al passato.
Ma Dio gli risponde, deciso, (1 Re, 19: 15-18):

Il SIGNORE gli disse: «Va’, rifa’ la strada del deserto, fino a Damasco; e quando vi sarai giunto, ungerai Azael come re di Siria; ungerai pure Ieu, figlio di Nimsci, come re d’Israele, e ungerai Eliseo, figlio di Safat da Abel-Meola, come profeta, al tuo posto. Chi scamperà dalla spada di Azael, sarà ucciso da Ieu; e chi scamperà dalla spada di Ieu, sarà ucciso da Eliseo. Ma io lascerò in Israele un residuo di settemila uomini, tutti quelli il cui ginocchio non s’è piegato davanti a Baal, e la cui bocca non l’ha baciato».

Ecco, il Signore aveva veramente nuovi piani, nuovi progetti per Elia. Inoltre il Signore rivela ad Elia che vi sono altre settemila persone che continuano a credere in Lui. Questo è un modo per abbassare ulteriormente l’ego di Elia e avvertirlo che lui non è l’unico seguace di YHWH rimasto sulla terra.
Ora Elia è realmente rinato, è un uomo nuovo, non ha più paura di nulla ed è pronto a portare a termine la missione affidatagli dal Signore. Elia ha annullato il suo ego, ed è pieno di umiltà.
Nel finale del cap. 19 Elia si mostra deciso e sicuro di sè quando giunge presso Eliseo e gettandogli addosso il suo mantello gli mostra che sarebbe stato il suo successore.

Yuri Leveratto

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook