E’ notizia di ieri: un giudice inglese ha ordinato la sterilizzazione di un disabile mentale “nel suo interesse”. Si tratta di un 36enne, con un legame affettivo con una donna – dicono anche lei disabile mentale – già diventato padre una volta: secondo il giudice «non sarebbe in grado di reggere un’altra paternità né è in grado di utilizzare sistemi contraccettivi». E siccome la persona in questione non è in grado di decidere da sé la vasectomia, ecco che il giudice decide per lui: «non contro la volontà dell’uomo ma per conto suo».
Basterebbe quest’ultima affermazione per far rizzare i capelli: si dà per scontato che potendo esercitare la propria volontà, un uomo in quelle condizioni non potrebbe che scegliere di farsi sterilizzare. Così un giudice decide per lui, stabilisce cosa sia meglio per la sua vita, come in altre circostanze un medico decide se sia giunta l’ora di porre termine alla vita di anziani e malati.
E’ il grande ritorno dell’eugenetica, e a far preoccupare enormemente dovrebbe essere l’analogia con quanto accadeva giusto cento anni fa in tutto il mondo occidentale, a cominciare dagli Stati Uniti e dal Nord Europa: ovvero l’introduzione di leggi eugenetiche che imponevano la sterilizzazione dei disabili e più in generale di coloro che erano considerati “unfit”, inadatti. Era il primo esito di una cultura eugenetica, affermatasi nel mondo anglosassone e riccamente finanziata dai miliardari americani, che trovò poi il massimo compimento nel regime nazista. Dopo la disfatta della Germania nella Seconda Guerra mondiale la stessa parola eugenetica divenne impronunciabile e per alcuni decenni è sembrato che il mondo prendesse le distanze da quel passato.
Ma ora, eccoci di nuovo al punto in cui eravamo giusto un secolo fa, con una aggravante: oggi a promuovere attivamente l’eugenetica è anche un organo sovranazionale come l’Onu, o meglio le sue agenzie umanitarie. E i mezzi per raggiungere l’obiettivo sono incomparabilmente più potenti e sofisticati. Dietro l’eugenetica, in fondo, c’è l’idea che bisogna dare una mano alla natura nel migliorare la razza umana, quindi via le persone non volute, o quelle che sono un peso per la società o che non hanno sufficienti motivi per vivere.
E’ la vita umana che smette di essere sacra, è l’uomo ridotto a macchina, a cui non viene più riconosciuta quella dignità che gli viene dall’essere immagine e somiglianza di Dio, con un cuore che desidera la felicità e fa di lui un essere più grande dei suoi limiti e della sua finitezza. Ecco allora che aborto e contraccezione diventano diritti umani, e ai diritti umani ci si appella per rivendicare l’eutanasia. E ora passiamo alla sterilizzazione dei disabili.
Proprio come un secolo fa. Ma rispetto ad allora oggi si aggiunge l’offensiva finale, il rovesciamento della Creazione, la totale confusione dell’identità dell’uomo. Perso il valore incommensurabile della sua vita, ora perde anche la sua identità e la coscienza del suo ruolo nel mondo: non più “maschio e femmina”, secondo l’ordine della Creazione, ma mille altre possibilità che nascono da una psiche sganciata dalla realtà. E’ la confusione totale, l’oscurità che cala sull’umanità.
Da lanuovabq.it
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