Eritrea: muore un altro cristiano detenuto, ‘firma o muori’

Nello stesso campo militare altri 45 languono in celle sotterranee. Continua la campagna di arresti di cristiani del governo.

Porte Aperte è venuta a conoscenza della morte di un altro cristiano detenuto in Eritrea a causa della sua manifesta fede in Gesù. Belay Gebrezgi Tekabo aveva circa 30 anni ed è morto nel campo militare di Ala, situato a circa 34 km da Dekemhare, città del sudest del paese.

Il reato che ha portato alla sua carcerazione? Una confusa e poco chiara accusa di “pregare e leggere la Bibbia”. La storia di questo credente è toccante e al contempo incomprensibile per il trattamento a cui è stato sottoposto.

Belay ha subito pesanti maltrattamenti durante la sua prigionia, espressamente a causa delle sue “attività religiose”. Secondo le informazioni che abbiamo raccolto sul campo, gli era stata diagnosticata la leucemia 6 mesi prima di morire, ma gli ufficiali del carcere hanno posto Belay di fronte a un bivio: firmare un documento in cui ritrattava la sua fede cristiana per poi ricevere le cure mediche presso l’ospedale di Dekemhare, oppure non firmare quel documento e non ricevere cure mediche. Oggi sappiamo che Belay ha preferito rimanere saldo nella propria fede, pagando con la vita e puntando a qualcosa di maggiore.

Nello stesso carcere/campo militare di Ala abbiamo notizie di almeno altri 45 cristiani detenuti nelle celle sotterranee in condizioni inumane: anche loro vengono sistematicamente sottoposti a pesanti maltrattamenti a causa delle loro attività cristiane. Il 16 marzo inoltre sono stati arrestati altri 17 cristiani sempre a Keren, cittadina già nell’obiettivo delle irruzioni delle autorità governative: ad oggi non è permesso agli arrestati ricevere visite da parte dei familiari. A quanto pare, dunque, continua l’intensa campagna di arresti di cristiani cominciata all’inizio di questo 2013.

(fonte Porte Aperte)

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