EVANGELI-GIUDEI: IL RITORNO DEI FRATELLI MAGGIORI

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Stavo riflettendo su una delle tristi realtà del nostro tempo: oggi, in molte chiese evangeliche, ci sono più giudei sotto la legge che cristiani sotto la grazia. Persone che non hanno mai avuto sangue ebraico nelle vene, ma che spiritualmente hanno scelto di vivere sotto il Sinai, con in mano le tavole di Mosè… e con il cuore lontano dalla croce.

Sono diventati “evangeli-giudei”: gente che parla di Gesù ma vive come se Cristo non fosse mai morto. Gente che crede di difendere la verità, ma ha trasformato la Bibbia in un codice penale. Predicatori del “tu devi”, fanatici della frequenza, zelanti del culto, collezionisti di versetti da usare come manganelli spirituali. Hanno sostituito la presenza di Dio con la partecipazione obbligatoria, l’intimità con la presenza in sala, lo Spirito con la scaletta liturgica.

E non è solo triste. È pericoloso.

Perché la legge, quando la usi senza rivelazione, ti rende cieco, arrogante e insopportabile. Ti fa credere di essere santo quando semplicemente stai rispettando un regolamento. Ti fa sentire spirituale solo perché sei fisicamente presente al culto. Ma poi magari, fuori dal culto, sei assente come essere umano: non ami, non ascolti, non perdoni, non servi. E allora la domanda è inevitabile: che Dio stai servendo? Quello della Grazia o quello delle prestazioni religiose?

Volete la verità nuda e cruda? Molti oggi sono evangelici sulla carta, ma musulmani nello spirito. Sempre a parlare di obbedienza, di sacrificio, di disciplina, di “fare la volontà di Dio” — ma senza rivelazione del Figlio. Senza intimità. Senza vita.

E sapete cosa fa ancora più rabbia? Che oggi Paolo viene usato contro Paolo. Il Paolo che ha urlato al mondo “Siamo giustificati per fede, senza le opere della legge” (Romani 3:28), oggi viene citato per sostenere la fedeltà a un sistema. Il Paolo che ha dichiarato “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge” (Galati 3:13), oggi viene manipolato da pulpiti che riportano la chiesa proprio sotto quella maledizione. Il Paolo che ha resistito in faccia a Pietro per non far ricadere i gentili nel giudaísmo (Galati 2), oggi viene predicato da gente che fa esattamente l’opposto. Ipocrisia in formato teologico.

La verità è che questo non è il Vangelo. È solo una forma di giudaísmo moderno con etichetta cristiana.

Oggi si predica “presenza”, “appartenenza”, “dovere”, “ubbidienza”, “sacrificio”. Ma non si predica Gesù. Non si predica grazia. Non si parla di cuori trasformati, di nuova natura, di libertà nello Spirito (2 Corinzi 3:17). Si parla di sistema, si predica appartenenza… e si disprezza la croce con ogni “tu devi” gridato nel microfono.

Ma lasciatevelo dire con chiarezza: la legge non cambia nessuno. Ti schiaccia. Ti colpevolizza. Ti fa recitare un ruolo in pubblico e piangere di frustrazione in privato. Ti fa sentire forte quando “ce la fai”, e ti condanna appena vacilli. La legge non ti offre perdono, solo una nuova possibilità per fallire meglio.

E poi mi chiedono: “Perché non vai in quella chiesa?”, “Perché non ti unisci a quella denominazione?”. Cari miei, non è disprezzo. È discernimento. Io scelgo con chi avere comunione. E non posso avere comunione con chi è prevenuto, con chi disprezza la grazia, con chi predica doveri ma non conosce l’intimità con Cristo. Non per orgoglio, ma per sopravvivenza spirituale. Perché quando conosci la verità e ti rende libero, non riesci più a sopportare le prediche che ti vogliono incatenare di nuovo.

Io lo so come sono fatto: se sento un altro messaggio centrato sull’uomo, sulla performance, sull’ubbidienza cieca… rispondo. E non con diplomazia. Perché chi ha visto il volto della grazia non può più tacere.

E ora arriviamo alla famigerata frase: “Quello che uno semina, quello pure raccoglierà”. Anche questa è diventata una moneta religiosa. Oggi si semina solo per guadagnare: “Io ho dato”, “Io ho servito”, “Io non ho mancato un culto, quindi Dio mi benedirà”. Ma davvero pensiamo che Dio sia un banchiere? Un manager del cielo?

Il principio di Galati 6:7-8 non ha niente a che fare con il merito. Non è “faccio, quindi ottengo”. È “dove semini, lì raccogli”. Se semini nello Spirito, raccogli vita. Se semini nella carne (anche religiosa!), raccogli frustrazione. È questione di motivazione del cuore, non di prestazione. La grazia non si compra. Non si scambia. Si riceve. Punto.

E chi continua a vivere sotto la legge, si dimentica una cosa fondamentale: la legge non ha mai prodotto amore. Al massimo produce conformismo, finzione e presunzione. Ma chi vive nella grazia porta frutto senza forzature. Ama senza misurare. E serve senza contare.

E un avvertimento lo voglio dare chiaramente: la Legge non è un menù spirituale da cui prendi ciò che ti piace e scarti il resto. Se vuoi vivere sotto la legge, allora sii coerente: segui TUTTI i comandamenti. Non solo i dieci, ma anche gli altri. Perché, come dice Giacomo 2:10, “Chi osserva tutta la legge ma manca in un solo punto, è colpevole su tutti”. E Paolo in Galati 3:10 aggiunge: “Tutti quelli che si basano sulle opere della legge sono sotto maledizione”. Se scegli la via del merito, ti stai scavando la fossa spirituale da solo.

Allora svegliatevi, fratelli. Svegliatevi davvero.

Tornate alla grazia. Tornate a Gesù. Tornate al “Tutto è compiuto”.

Smettete di fare i fratelli maggiori indignati perché il Padre ha accolto il prodigo.

Perché se ancora vi fa rabbia il fatto che Dio benedice chi non ha fatto “quanto voi”… allora non avete mai conosciuto il cuore del Padre.

— Marcello Donadio


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