Fabio Concato: “Il potere della musica è farmacologico”

Fabio è di sicuro uno dei dieci cantautori che ha contribuito alla storia della musica italiana. Lo stilista musicale più apprezzato degli ultimi quarant’anni. I giovani degli anni ottanta lo definirono Cupido per due ragioni: per la capacità di tenere il palco scagliando frecce amorevoli al pubblico presente e per le sue caratteristiche ampiamente eclettiche che vanno dall’easy al pop e al jazz. Abbiamo il piacere di intervistare un musicista sensibile ed attento alla vita sociale che in vari momenti della sua carriera si è impegnato mettendosi totalmente in gioco e acquisendo l’apice del successo e il consenso dei suoi fans. Compositore poetico, raffinato, elegante. crepuscolare, sincero, spontaneo e signorile negli atteggiamenti e nelle interpretazioni.

Fabio Concato anagraficamente: Fabio Bruno Ernani Piccalunga. Cos’è per te la musica?

Il potere della musica è farmacologico. La musica è una medicina, ha molti poteri: quello di far cambiar umore ossia far piangere, sorridere, capire delle cose drammatiche passando prima dal cuore che metabolizza tutto, poi viene ricevuto dal nostro cervello. Istantaneamente ti arriva una “botta” ma c’è la consolazione della musica che armonizza tutto.

Figlio d’arte cantautore, compositore e autore di musica latina, jazz, colonne sonore e lo zecchino d’oro, per il telefono azzurro ed ultimamente il singolo in dialetto milanese “Umarell”: un omaggio alla città di Milano duramente colpita dalla pandemia Covid 19. Dalla tua prima apparizione al Derby nel 1974 ad oggi, contiamo 46 anni di successi costellati da testi spesso ritenuti lezioni da imparare o su cui riflettere. Quale altro insegnamento vorresti esprimere tramite i tuoi brani?

Insegnamenti mi sembra una parola un pò troppo importante, non c’è da parte mia la velleità o la presunzione di insegnare, piuttosto una canzone deve riuscire ad emozionare, poi ognuno è libero di prendere, tirare fuori, a seconda del proprio stato d’animo e dal momento, la propria chiave di lettura, non c’è mai premeditazione quando compongo un nuovo brano, mi viene di getto, in maniera naturale, come nel caso dell’Umarell, ho una sua cosina sul leggio della tastiera che mi è stata regalata tempo fa, mi guarda mentre suono e in un giorno della scorsa quarantena, mi è parso volesse chiedermi come mi stessi adoperando per questa emergenza, così è nata questa canzone.

Quali artisti o gruppi sono riconducibili alle tue espressioni o cmq hanno contribuito alla evoluzione del tuo processo creativo?

Ho cominciato da piccolo ad ascoltare jazz con mio padre. Poi mi sono ascoltato tutte le band rock, il jazz-rock, musica contemporanea, molta musica d’autore, e quando ho cominciato io a fare musica nel 1976, anche se il mio primo disco è stato pubblicato nel 1977, ero fortemente intriso di musica d’autore soprattutto quella francese e italiana; mi piacevano allora e mi piacciono ancora molto i nostri cantautori; parlo di Luigi Tenco, Gino Paoli, Bruno Lauzi e Sergio Endrigo. Recentemente ho reinterpretato alcune delle loro canzoni, canzoni che appartengono veramente al passato, che sono una meraviglia e che hanno resistito nel tempo. Sarebbe bello che anche oggi fossero prodotti dei brani a quei livelli, e quindi sarebbe anche bello che nel 2070 ci possa essere qualcuno che cantasse quello che oggi si trova ai primi posti delle classifiche.

Nel settore musicale, oggi come oggi é cambiato molto, e penso che anche i discografici abbiano un modo di lavorare diverso. Una volta ti davano l’opportunità di lavorare sulla distanza, sulla lunghezza, cioè il primo disco ti cercavi un pochino , nel secondo ti cercavi un poco meglio e un poco di più, mentre il terzo magari cominciava ad essere un disco abbastanza maturo, insomma avevi il tempo, l’agio, i modi per andare avanti, mentre adesso la logica e non soltanto nella musica è quella di cercare di avere tutto subito. Ci sono comunque anche oggi degli artisti validi, che scrivono dei testi anche molto intelligenti e molto interessanti, anche se credo che si tratti di canzoni che noi non ascolteremo tra 40 anni, e di questo mi dispiace, perché ci perde la musica e ci perde anche l’ascoltatore. Mi auguro che questo periodo che non piace a molta gente, possa portare ad un qualcosa di diverso a livello musicale, mi sforzo anche di pensare che magari tra vent’anni sentiremo una musica diversa, spero anche che possa tornare un maggiore rispetto per la vita, per le persone, per gli animali e per il nostro pianeta, che stiamo distruggendo con una velocità incredibile. 

Probabilmente molto presto dovremmo anche cominciare a domandarci, se è proprio necessario uccidere gli animali per mangiare. Insomma spero che fra qualche tempo le cose migliorino a tutti i livelli.

Raccontaci un episodio od un evento che ti ha sensibilmente toccato durante una tournée, un progetto, un evento o comunque un ricordo indimenticabile. Ti sei esibito con artisti di notevole talento e fama. Con quale altro musicista. maestro o autore desidereresti unirti per un evento o con chi vorresti ripetere un recital?

Non c’è un solo progetto o un solo evento specifico in particolare, piuttosto in ognuno devi crederci molto e dare il massimo ed il meglio di te; dalle orchestre giovanili alle grandi sinfoniche, così come nei duetti con artisti importanti coi quali mi è capitato di collaborare e di cui ho tanti bei ricordi. Mi sarebbe piaciuto fare un tour in particolare con Pino Daniele… magari ci sarà l’opportunità di farlo in futuro con Toquinho, chissà!

Il Brano a cui tu sei più affezionato e perché

In assoluto credo di poter dire che “Gigi”, scritta nel 1990 e dedicata a mio papà, sia la canzone più ispirata che abbia mai scritto. Non so se il motivo sia legato alla sua scomparsa, alla percezione del dolore che ho provato per la perdita di un genitore. Fatto sta che in quella composizione ho sprigionato tutti i sentimenti di profondo affetto per mio padre, e l’ho fatto con un’intensità davvero speciale.

Abbiamo letto nella tua musica l’espressione del cuore dell’uomo con desideri di verità, di felicità, di giustizia, di amore, di uguaglianza, di libertà e di bellezza. Sentimenti, valori e principi effettivamente risuonano come un appello, un richiamo, una preghiera alla vita cristiana… è così che possiamo accogliere le tue composizioni o siamo lontani? 

Certamente le mie canzoni si possono recepire anche in maniera cristiana, perché ognuno, come dicevo, le può fare sue, penso però che il valore intrinseco sia anche laico e universale.

Se non fossi un musicista saresti???

Mi ero iscritto a medicina dopo il liceo e mi sarebbe piaciuto fare lo psicanalista o lo psichiatra. Ho riscontri positivi nel riuscire ad instaurare rapporti empatici con le persone e quindi adoperarmi per aiutare. Quando posso mi dispongo ma ovviamente il percorso professionale si è svolto diversamente.

A nome di tutta la testata Notizie Cristiane Grazie! Dio benedica la tua vita e congratulazioni nonno.

Lella Francese

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook