FEDE IN DIO E CATASTROFI NATURALI

tifone1Dov’era Dio quando il tifone Haiyan ha distrutto tutto al suo passaggio?

(Anne-Cécile Juillet) Dov’era Dio nelle Filippine? È la domanda che si pone Daniel Burke, giornalista dell’emittente televisiva americana CNN e curatore del blog “Belief” ospitato dal sito dell’emittente. Dov’era Dio quando il tifone Haiyan si è abbattuto su questo arcipelago già così duramente toccato dalla povertà e che conta ormai più di dieci milioni di sinistrati?

Un’indagine a tutto campo
È una domanda che si pongono credenti e non credenti dopo ogni grande catastrofe naturale. Nelle Filippine, un Paese massicciamente cattolico, il più importante dell’Asia, quanti uomini e donne dalle vite devastate se la sono posta? Daniel Burke ha tentato di dare una risposta ponendola a sua volta a rappresentanti di diverse confessioni. Non tanto per giungere a risposte definitive di fronte alla disgrazia, quanto per accompagnare la riflessione.
Allo scopo Burke ricorda un sondaggio: per il 58% degli americani è il riscaldamento climatico, più che una “divinità in collera” (38%), a creare tempeste così violente. “La maggior parte di noi interpreta questi eventi non attribuendoli a forze cosmiche come fanno il profeta Geremia o il libro dell’Apocalisse, ma mediante le misurazioni scientifiche di pressione dell’aria o di tettonica delle placche”, ricorda Burke.

Una prova per gli atei
Rimane il fatto che per gli atei le tempeste come Haiyan sono “la prova che Dio non esiste”, prosegue il giornalista della CNN. “O Dio non può fare niente per fermare catastrofi di questo genere oppure non ha niente a che vedere con esse. Oppure, ancora, Dio non esiste. Dunque Dio è o impotente o malvagio o immaginario”, dichiarava così l’attivista ateo americano Sam Harris dopo lo tsunami abbattutosi sul Giappone nel 2011. Burke non sentenzia, ma lascia la parola a quei “leader religiosi che sentono una presenza divina in ciò che segue, in particolare perché persone di tutto il mondo si mobilitano per aiutare”.

Opinioni di esponenti religiosi
Il rabbino Harold Kushner ritiene che la natura possa rivelarsi una forza “distruttrice che rispetta le pari opportunità; essa non fa alcuna distinzione tra santi e peccatori”. Ma Kushner vede la mano di Dio nella capacità di ripresa delle persone le cui vite sono state distrutte e nella bontà e nella generosità degli estranei che danno e pregano per i vivi.
Per il gesuita James Martin “non esiste alcuna risposta giusta” davanti alla sofferenza umana. “Non esiste una risposta magica, ma l’idea di Dio che soffre con noi può essere molto utile”, è la sua analisi.
Continuando la sua inchiesta Daniel Burke interroga Sayyid Syeed, un responsabile musulmano: “Noi crediamo che Dio metta alla prova coloro che ama e queste tragedie servono anche da campanello d’allarme: dobbiamo restare riconoscenti verso Dio quando ci colma di benedizioni e consapevoli del fatto che dobbiamo sostenere coloro che sono nel bisogno”.
Per finire l’autore interroga un maestro buddista vietnamita, il cui Paese d’origine è stato anch’esso toccato da Haiyan. “La cosa migliore che possiamo fare per i morti è di vivere in modo tale che essi possano sentirsi sempre vivi dentro di noi, in modo più attento, più profondo, con più bellezza, assaporando ogni attimo della vita per noi, per loro”. (trad. it. G.M.Schmitt)

Fonte: http://voceevangelica.ch/

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