Forse gli aborti di Marilyn sono finti, ma le ferite post aborto sono un fatto reale

Il film Blonde, su Marilyn Monroe, in occasione del sessantesimo anniversario della  tragica morte della diva, mito e sex symbol degli anni ’50, ha toccato i nervi sempre scoperti del pensiero unico pseudo-femminista abortista e politicamente corretto.
Nella biografia certamente romanzata di Marylin si narra una storia di sfruttamento da parte dell’industria hollywoodiana, fino al punto di costringere la ragazza ad abortire.
E c’è una scena in cui la Monroe “parla” con un bambino non ancora nato che le chiede: «Non mi farai del male questa volta?».
La Planned Parenthood  ha tacciato il film di propaganda anti-aborto; molti si sono scatenati nel dire che non è vero questo o quello.
Che la suddetta vicenda  nella vita della Monroe sia veramente accaduta noi non lo sappiamo.
Ma che questo tipo di sfruttamento sia qualcosa di reale ad  Hollywood, invece, è un dato reale.
Ne hanno parlato apertamente l’attrice e cantante Judy Garland (Il mago di Oz),  Dorothy Dandridge (Carmen Jones), e  Jane Russell (Gli uomini preferiscono le bionde, con la stessa Merylin Monroe).
E, nonostante la spessa coltre di silenzio omertoso calata  dal pensiero unico pesudo-femminista abortista e politicamente corretto, è un dato reale incontrovertibile che l’aborto volontario porti dietro a sé un grande malessere psico-fisico nelle madri che hanno ucciso il proprio figlio. Magari non subito. Magari dopo decenni. Ma presto o tardi l’istinto materno si ribella alla violenza che la donna stessa si è auto-inferta.
E se il lutto non viene elaborato, se la realtà del male non viene affrontata e superata, la psiche della madre del bambino morto può risultarne devastata,
Questo è un fatto reale, a prescindere da quello che viene narrato in qualsiasi film.
P.S: Perché “pseudo” femminista? Perché una vera femminista (come le prime suffraggette vissute a cavallo della fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento) non può essere abortista: l’aborto legale uccide un figlio e ferisce la madre: serve solo al maschio e allo Stato per esimersi dalla responsabilità di sostenere una donna che si trova a dover affrontare una gravidanza imprevista o indesiderata.
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