Fratelli, istruite la prossima generazione!

C’è una tentazione costante che affronto nella mia vita e nel mio servizio ministeriale: la tentazione di limitarmi a concludere fedelmente la mia corsa.

“Che c’è di sbagliato?”. potresti chiedere. Suona abbastanza biblico, quasi paolino. “Voglio solo concludere la corsa. Non voglio essere squalificato, ma essere trovato fedele fino alla fine”. Va benissimo, a meno che la nostra idea di fedeltà al Vangelo si limiti alla durata della nostra vita terrena fino a settanta o, se abbiamo forza, ottant’anni.

Non so come sia per te, ma a volte il peso e le sfide del ministero pastorale riducono le mie aspirazioni a una semplice preghiera: “Signore, aiutami solo a rimanere fedele fino alla fine”.

Dall’altro lato di questa tentazione c’è il fatto che mantenere viva la passione per il futuro non è facile, specialmente per un futuro che non vedremo coi nostri occhi. È relativamente semplice nutrire zelo per il bene dei propri figli, o persino dei propri nipoti, ma è molto più arduo coltivare una visione che guardi oltre tre generazioni senza cadere nell’astrazione.

Condivido questo perché è facile, persino naturale, misurare qualcosa di buono come la fedeltà al Vangelo soltanto in termini della nostra personale stagione di vita. Quindi ciò di cui abbiamo bisogno è capire che la fedeltà nel ministero evangelico comprende anche un investimento in ciò che verrà dopo di noi.

Forma uomini fedeli

Paolo dice a Timoteo: “Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi” (2 Timoteo 1:14) e poche righe dopo spiega che questo custodire include l’affidare ciò che ha ricevuto da lui a uomini fedeli, che a loro volta saranno capaci di insegnarlo ad altri (2 Timoteo 2:2).

In altre parole, un elemento essenziale della fedeltà nel ministero del Vangelo è l’investimento nella generazione successiva, non è un’aggiunta facoltativa. Quando Paolo esorta Timoteo a “custodire” il Vangelo, non gli sta solo chiedendo di difendere l’integrità del messaggio dalle false dottrine. Lo sta anche chiamando a lottare affinché il Vangelo non venga perso o deformato col passare del tempo, anche dopo la sua epoca.

Lo ripeto: essere fedeli nel ministero del Vangelo include, come parte fondamentale, l’investimento nella generazione futura di ministri del Vangelo.

Attenzione alla sindrome di Ezechia

Credo che la più grande sfida nel mantenere questa prospettiva sia la tendenza a concentrarsi esclusivamente sulla propria epoca, una tendenza che vediamo incarnata in re Ezechia di Giuda. Quando il profeta Isaia gli annuncia che, dopo la sua morte, il popolo sarà deportato in Babilonia, Ezechia risponde: “La parola del Signore che tu hai pronunciata è buona”. E poi aggiunse: “Perché ci sarà almeno pace e sicurezza durante la mia vita” (Isaia 39:8).

Questo episodio è particolarmente sconcertante proprio perché Ezechia fu un riformatore spirituale significativo per Giuda. Risanò il tempio, ristabilì il culto, riportò la Pasqua, riorganizzò il sacerdozio. Un’opera notevole.

Tuttavia questo episodio, verso la fine della sua vita, mette in luce il suo orgoglio e la sua miopia spirituale. Malgrado il suo zelo per la casa di Dio, pare che non fosse altrettanto zelante per ciò che sarebbe accaduto dopo la sua morte.

Evita la miopia temporale

Richard Baxter affronta questa miopia nel suo The reformed pastor. Scrive: “Se volete glorificare Dio nella vostra vita, dovete essere profondamente impegnati per il bene pubblico e per la diffusione del Vangelo nel mondo”. L’alternativa, dice, è “un’anima privata e ristretta, tutta concentrata su sé stessa, che non si cura di come vadano le cose nel mondo. I suoi desideri, le sue preghiere e le sue fatiche non vanno oltre ciò che può vedere o raggiungere”.

Baxter parlava di una miopia geografica, ma potremmo soffrire anche di una miopia temporale. È il caso di Ezechia. Eppure, Baxter ci chiama ad avere una visione ampia, uno spirito grande “che abbraccia tutta la terra e desidera sapere come vanno le cose per la causa di Dio e per i suoi servitori”.

Non limitiamoci a dire: “Purché tutto vada bene nella mia generazione”.

Coltiva una visione lungimirante

Il desiderio di Paolo che Timoteo scelga uomini in grado di insegnare ad altri guarda chiaramente al futuro. Anche lui aveva una visione ampia e lungimirante. Ricorda che è nella stessa lettera che Paolo afferma, “Il momento della mia partenza è giunto.” Proprio per questo vuole che Timoteo formi la prossima generazione con questa stessa visione del ministero del Vangelo.

La lezione per noi è chiara: la fedeltà nel ministero evangelico richiede l’investimento nella generazione successiva di ministri del Vangelo.

Questo deve tradursi in scelte concrete nella nostra vita quotidiana. È una responsabilità condivisa dalla chiesa nel suo insieme, ma che richiede a ciascuno di noi un impegno personale in termini di tempo, energia e intenzionalità.

Investi nella prossima generazione di ministri del Vangelo

Che aspetto può avere tutto questo? Ecco quattro suggerimenti. Primo, dedica te stesso al fedele ministero del Vangelo, specialmente al ministero della Parola. Il modo migliore per formare predicatori fedeli è essere un predicatore fedele. William Perkins scrisse:“Ogni ministro, sia nell’insegnamento che nella condotta, deve onorare la propria vocazione, affinché altri siano attratti ad amarla.”

Secondo, presta attenzione ai giovani uomini di età varia nella tua congregazione. Nota come reagiscono alla predicazione, osserva come riflettono su ciò che ascoltano, riconosci quei segni di affetto crescente per Dio e la sua Parola. Tieni gli occhi aperti.

Terzo, crea spazi in cui possano esercitarsi e crescere nella comprensione e proclamazione della Parola.

Da ultimo, ma non per importanza, prega con fervore perché Dio ispiri la prossima generazione di ministri del Vangelo. Prega per il tuo successore, certo, ma prega anche oltre questo. Prega con uno sguardo rivolto al futuro, con un cuore che desidera il progresso del Vangelo nel mondo fino al ritorno di Cristo.

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