Frenare insieme il riscaldamento globale

Il “Patto di Glasgow per il clima” adottato al termine del vertice internazionale sollecita a rinunciare al carbone. Si tratta di una prima in un documento finale di una conferenza ONU. La dichiarazione formula inoltre in modo più chiaro rispetto all’accordo di Parigi sul clima l’obiettivo di limitare a 1,5 gradi l’aumento della temperatura globale.
Il segretario generale dell’ONU António Guterres si è mostrato cauto e ha spiegato che sebbene siano stati fatti progressi importanti, questi non sono assolutamente sufficienti: “Il nostro fragile mondo è appeso a un filo di seta”. Le organizzazioni di cooperazione allo sviluppo hanno criticato i mancati aiuti agli Stati poveri per far fronte ai danni legati al clima.

Formulare obiettivi individuali

All’ultimo momento, su pressione dei rappresentanti di India e Cina, è stato attenuato il passaggio sull’abbandono del carbone e dei sussidi alle fonti di energia fossili. Invece di una “eliminazione” dell’energia elettrica prodotta dal carbone si parla adesso di una “diminuzione”. Già nei giorni precedenti il passaggio era stato progressivamente annacquato e per finire riguarda soltanto i sussidi “inefficienti” e l’energia a carbone la cui CO2 non può essere catturata e stoccata con l’ausilio della tecnologia CCS. Il termine “inefficiente” non è definito con precisione.
Per raggiungere l’obiettivo degli 1,5 gradi, secondo il “Patto di Glasgow sul clima”, entro il 2030 le emissioni di gas a effetto serra dovranno essere ridotte del 45% rispetto al 2010. Agli Stati viene chiesto di mettere sul tavolo entro la fine del 2022 obiettivi climatici nazionali più rigidi per il 2030. I precedenti impegni sono di gran lunga insufficienti per rispettare l’obiettivo di 1,5 gradi.

Promesse non mantenute

Fino all’ultimo non sono mancati contrasti sulla questione del sostegno da dare ai paesi particolarmente poveri per aiutarli a far fronte a danni e perdite legati al clima. Al termine del vertice di Glasgow il gruppo di paesi in via di sviluppo G77 e gli Stati insulari hanno receduto dalla richiesta di avviare, in occasione della COP26, la creazione di una istituzione finanziaria indipendente per stanziare fondi a questo scopo. Altro denaro viene intanto promesso ai paesi poveri mediante il finanziamento dell’adeguamento ai cambiamenti climatici: i fondi a tal fine dovrebbero essere almeno raddoppiati entro il 2025.

Trattative complesse

L’ong evangelica tedesca Brot für die Welt ha parlato di “amara delusione” per i paesi del sud. Invece di mostrarsi solidale, anche l’UE ha bloccato la proposta degli Stati G77, ha deplorato la referente per il clima dell’organizzazione.
Il climatologo di Oxfam – confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale -, Jan Kowalzig, ha aggiunto: “Suscita amarezza il fatto che ancora una volta i più colpiti dagli effetti della crisi climatica, i paesi più poveri del sud del globo, siano stati relegati ai margini”.

Critiche, ma anche considerazioni positive sui risultati raggiunti a Glasgow sono state espresse da Bernd Nilles, di Sacrificio Quaresimale e Andreas Lustenberger, di Caritas Svizzera. “Purtroppo gli Stati potranno continuare a presentare come ecologicamente sostenibili soluzioni che danneggeranno invece i popoli indigeni del sud”, ha detto Nilles, ma la COP26 non è stata solo “blablabla”. “Gli Stati hanno riconosciuto per la prima volta – ha dichiarato Lustenberger, intervistato dall’agenzia cattolica svizzera kath.ch – ” che il grido d’allarme lanciato dagli scienziati va preso sul serio e tutti hanno convenuto che il limite di riscaldamento di 1,5 gradi è davvero l’obiettivo da raggiungere”.

Accordo importante

A Glasgow è stato raggiunto un accordo sul proseguimento delle attuazioni tecniche dell’accordo di Parigi sul clima. Concerne tra l’altro regole relative allo scambio transfrontaliero di quote di emissione. Le trattative al riguardo sono state complesse: si trattava per esempio di assicurarsi che negli scambi transfrontalieri di certificati di emissione la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra ottenuta non venga conteggiata allo stesso tempo nel bilancio climatico di due paesi. (epd; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

https://www.voceevangelica.ch/voceevangelica/home/2021/11/Glasgow-COP26.html

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