Gay Pride, un attivista si veste da Gesù Cristo. Polemiche tra i cristiani

Il fine settimana scorso è stato caratterizzato dai gay pride nelle principali città italiane, nel corso dei quali non sono mancate imitazioni offensive nei confronti dei cattolici. Chi vuole rispetto dovrebbe darlo, ma il messaggio sembra che non sia stato afferrato da qualcuno. Molte persone appartenenti ai gruppi Lgbt hanno sfilato per chiedere maggiori tutele, maggiori diritti ma, soprattutto, l’approvazione della legge Zan.

Fin qui nulla di strano, se non fosse che uno degli attivisti si è vestito da Messia. Un Messia particolare. Un Gesù Cristo con una corona di spine sulla testa, una minigonna, dei tacchi a spillo, dello smalto sulle unghie e delle stigmate sulla mano. Una provocazione verso il Vaticano che ha chiesto all’Italia di verificare che il disegno legge non vada contro il Concordato tra Stato e Chiesa. Ma, soprattutto, un Vaticano che ha espresso la preoccupazione che il Ddl Zan altro non sia che il cavallo di Troia per sdoganare l’utero in affitto e censurare le libertà di espressioni.

Ne è nata una polemica che ha tirato in ballo pure il Cristo Redentore, trasformandolo in un gay che capeggia la sfilata. I più si sono scandalizzati, stigmatizzando questa trovata di pessimo gusto, ma non il presidente delle Famiglie Arcobaleno, Marilena Graddadonia, che ha giustificato lo scimmiottamento del Cristo come forma di protesta contro l’ingerenza dello Stato pontificio negli affari del governo italiano.

Anzi, la presidentessa ha fatto di più: si è elevata a portavoce del Vangelo, affermando che se Cristo fosse qui tra noi avrebbe sfilato pure lui in difesa delle Lgbt. Un movimento che non è nato per caso, ma che ha una precisa origine e dei precisi finanziamenti che arrivano dalle multinazionali, come la Arcus Fondation, che si fa passare per ente di beneficenza e che, di fatto, sostiene la causa Lgbt.

In ogni caso, i cattolici non hanno trovato per nulla rispettoso verso il loro credo un’imitazione che sapeva tanto di bestemmia e profano nello stesso tempo. Ma le Lgbt, nascondendosi dietro la maschera del vittimismo e appoggiati da leggi sempre più unilaterali, sembra che si sentano ormai autorizzati a fare tutto: anche a mancare di rispetto verso chi, in quel momento, sta rispettando loro.

Mario Barbato

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