Germania. Sculacci tuo figlio? Te lo portano via…

12-tribùAlle sei del mattino di giovedì 5 settembre cento poliziotti armati hanno fatto irruzione in una fattoria nei dintorni di Augusta, in Germania, in una delle più grandi operazioni di polizia della storia tedesca recente. Terrorismo? Droga? No: i cento poliziotti hanno prelevato dalla fattoria ventotto bambini e li hanno condotti in famiglie affidatarie, già preavvertite da tempo, sottraendoli ai loro genitori. Altri dodici bambini hanno subito la stessa sorte in un’altra località, vicina a Wörnitz.

Qual era la colpa dei genitori? Abusavano sessualmente dei bambini, come purtroppo capita talora in diverse parti del mondo? Sembra di no. Secondo le autorità tedesche la decisione è stata presa perché i bambini, quando si comportavano male, erano oggetto di punizioni fisiche. Il manuale educativo della comunità che gestisce le due fattorie prescrive che, in caso di mancanze gravi, i bambini possano essere sculacciati, anche usando una bacchetta «leggera», che infligga un dolore momentaneo ma non arrechi alcun danno ai piccoli. Il Ministero dell’Educazione tedesco ha affermato di avere prove che cinque adulti della comunità avevano punito i loro figli in questo modo.

Le comunità presso Augusta e Wörnitz appartengono alle Dodici Tribù d’Israele, un gruppo di origine protestante fondamentalista che ho avuto in passato occasione di studiare, vivendo anche per qualche giorno in una delle loro comunità. Certamente su questo gruppo un cattolico – e anche un protestante tradizionale – può avere serie riserve teologiche. La sua visione millenarista lo porta a considerare il multiculturalismo contemporaneo in una chiave apocalittica, e certe affermazioni del suo fondatore Elbert Eugene Spriggs contro la globalizzazione possono essere lette come razziste. L’opposizione all’omosessualità non è inconsueta per un gruppo cristiano, ma non sempre le tirate di Spriggs contro i «sodomiti» fanno salvi, condannando i comportamenti, il rispetto e la misericordia per le persone. Come tutti i gruppi che vivono in comunità, non mancano atteggiamenti autoritari dei leader e una gestione minuta della vita dei singoli che può apparire soffocante.

Non è però per queste ragioni che le Dodici Tribù hanno subito il raid in Germania – e in passato avevano avuto problemi in Francia. Nel 1984 un raid, simile a quello tedesco di questa settimana, era stato condotto dalla polizia del Vermont, negli Stati Uniti, dove il gruppo ha la sua sede principale, ma i 112 bambini rimossi dalla comunità erano stati restituiti ai genitori dopo ventiquattro ore, su ordine di un giudice che aveva giudicato le azioni della polizia contrarie alla legge e anche alla Costituzione degli Stati Uniti. Oggi la comunità del Vermont vive in discreti rapporti con le autorità locali e con i vicini.

Uno dei problemi che pongono le Dodici Tribù – e molti altri gruppi analoghi – è la loro scelta dell’home schooling, cioè di educare i bambini nella comunità o nelle famiglie sostenendo che nelle scuole pubbliche si dispensano insegnamenti inaccettabili per un cristiano su materie come l’evoluzionismo o l’omosessualità. Il problema dell’home schooling è molto delicato, e recentemente in Spagna è stato oggetto di approfondito studio in un volume della docente di diritto dell’Università Complutense di Madrid Irene Briones Martínez, uscito con una mia prefazione. Trovare un equilibrio tra la libertà religiosa e d’insegnamento dei genitori e il diritto dello Stato di esigere che l’istruzione scolastica di ogni ragazzo sia adeguata non è facile. Lo dimostra anche il caso tedesco, dove l’home schooling delle Dodici Tribù era stato dapprima autorizzato dalle autorità scolastiche, che avevano poi ritirato l’autorizzazione.

La polizia tedesca ha spiegato venerdì che la decisione di sottrarre i bambini alle loro famiglie «non ha nulla a che fare con l’home schooling» – su cui era in corso un dialogo con le autorità scolastiche – ma è stata presa esclusivamente per gli «abusi fisici» teorizzati dalla comunità e praticati almeno da alcuni genitori. Tali «abusi fisici» corrispondono appunto all’uso delle punizioni corporali e della famosa bacchetta, che le Dodici Tribù giustificano con il versetto biblico del libro dei Proverbi, 29,15: «La verga e la correzione danno saggezza, ma il giovane lasciato a se stesso disonora la madre».

Anche sulle punizioni corporali esiste ormai tutta una giurisprudenza a livello internazionale. Certamente lo Stato ha ragione d’intervenire quando genitori e comunità impongono ai figli punizioni fisiche estreme o pericolose per la salute. In questi casi – in Italia possiamo ricordare il precedente della Comunità dell’Eterno presso Asti, dove i bambini erano puniti immergendoli nell’acqua gelata di un fiume – un’interpretazione della Bibbia non può affatto essere una giustificazione. E non c’è neppure bisogno di dire che, dove ci sia il sospetto di abusi sessuali (che, nel caso delle Dodici Tribù, benché sollevato da giornali e siti Internet in Italia e altrove, non si ricava però né dalle affermazioni della polizia tedesca né dalla precedente storia del gruppo, dove alcuni episodi che si sono verificati negli Stati Uniti sembrano isolati e riconducibili a deviazioni di singoli) l’azione delle autorità deve essere immediata ed efficace.

Lascia però molto perplessi la decisione tedesca di sottrarre ai genitori quaranta bambini perché alcuni di loro erano sculacciati con una bacchetta. Queste punizioni, secondo la polizia, potrebbero causare «conseguenze permanenti» nei bambini. È vero: oggi – a differenza di quanto avveniva anche solo cinquant’anni fa – le punizioni corporali, seppure blande, non sono ritenute accettabili da gran parte della nostra cultura, almeno in Occidente. Ci si può chiedere tuttavia che cosa sia più traumatico per un bambino: ricevere ogni tanto qualche sculacciata o essere portato via alle sei del mattino dai genitori da parte di poliziotti armati ed essere affidato a una famiglia di cultura completamente diversa. I problemi dei gruppi religiosi che vivono ai margini della società, sono complessi, e non possono essere risolti a colpi di slogan, come spesso fanno i media, anche in Italia. Gli abusi esistono, e vanno puniti. Resta però la sgradevole sensazione che lo Stato, la polizia, le assistenti sociali ricorrano con eccessiva facilità alla soluzione di sottrarre i bambini ai loro genitori, e che la libertà religiosa e la libertà di educazione troppo spesso siano considerate meno importanti di altri valori.

di Massimo Introvigne

Fonte: lanuovabq.it

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