Gesù incontra un esattore di tasse, poco onesto.

Gesù è venuto nel mondo per salvare ciò che era perduto!

Gesù, andando verso Gerusalemme, passa dalla cittadina di Gerico (Luca 19:1-10).

Anche quella, come la altre città della Giudea, in quel periodo, erano assoggettate al dominio Romano, ed i cittadini erano sottoposti a pesanti tasse che, ovviamente, incrementavano la povertà già evidente di quelle parti.

Oltre a questa realtà, quello che ancora gravava su quei poveretti era il sopruso degli esattori delle tasse, che con spregiudicatezza riscuotevano di più di quello che il Governatore romano richiedeva, riempiendo così le loro borse.

Quello che questi accumulavano erano il sudore e, in alcuni casi, le vite stesse di quei poveretti, i quali non potevano neanche reagire, essendo i Romani a favore degli esattori.

Dietro quel denaro c’erano le grida della giustizia, che si elevavano e che arrivavano sino in Cielo, come diciamo oggi, era “denaro sporco”.

Gesù, salvando l’uomo, lo toglie dal marciume in cui è sprofondato (azione esterna) e, nello stesso tempo, toglie il marciume che è dentro l’uomo.

La causa di tutto il male, dei soprusi e delle ingiustizie è l’uomo stesso, che si è allontanato da Dio ed ha seguito la ribellione.

E’ l’uomo che porta il peccato, ed il peccato genera il male, non è il peccato che genera l’uomo.

L’uomo vive in una condizione che lui stesso ha creato ed ha favorito.

Ci vuole qualcuno o qualcosa che sia in grado di liberare l’uomo da questa condizione.

Zaccheo era uno di questi.

Un giorno entra in città un Profeta, un Rabbi, forse uno come tanti altri in quel periodo.

In Zaccheo si accende una fiammella di speranza.

Aveva sentito parlare di Gesù il Nazareno che guarisce; qualche ora prima aveva guarito il cieco Timeo, proprio lì nella sua città.

Questo guaritore aveva persino asserito, quando ha guarito un paralitico, che poteva perdonare i peccati.

Questo era quello che più gli premeva!

A parte la sua piccola statura non aveva da lamentarsi circa la sua condizione fisica, ma poteva riscattarsi agli occhi di Dio e della gente?

Poteva rimediare al ladrocinio che aveva perpetrato con quello “sporco lavoro”?

Forse quel Gesù era colui che poteva aiutarlo a fare ciò che lui non poteva fare da solo.

Uno che sta a contatto con Dio può fare qualcosa a favore di un bisognoso: si dichiarava persino Figlio di Dio!

Ma c’era ancora un’altro dilemma: se questo Gesù è veramente un santo di Dio, sarà ancora più difficile realizzare il suo desiderio; difficilmente Gesù troverà del tempo per dedicarlo a lui che è il più famoso peccatore della città.

E poi, con tutta quella folla che gli sta sempre attorno, era impossibile vederlo anche da lontano.

L’albero! Sì, da lì lo può vedere, e anche senza essere al centro dell’attenzione e deriso dai suoi concittadini.

Zaccheo incontra Gesù lungo la strada, sull’albero, e dopo si ritrovano a mangiare assieme: il santo con il peccatore.

Zaccheo, vicino a Gesù, ritrova il coraggio e la forza di dire di no al peccato, di rigettare il suo passato malvagio, di dire di no ad un lavoro redditizio con frode.

L’amore di Gesù lo guarisce e lo libera!

Lo libera dal peso della condanna di Dio e degli uomini e lo guarisce dalla sua avarizia e cupidigia, a tal punto che ripaga per quattro volte il denaro mal tolto ed offre la metà dei suoi beni ai poveri.

Anche lui, come il paralitico, riceve il perdono dei propri peccati.

Adesso può guardare in faccia i suoi compaesani, liberato dalla vergogna a dalla condanna che gravava sul suo cuore e nella sua mente.

Ci può essere qualcuno dei suoi concittadini, dopo tutto questo, che potrà avere ancora dei risentimenti verso di lui?

Le buone opere parlano meglio delle parole!

Da quell’incontro, Zaccheo ha ricevuto una salvezza totale.

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