Gesù: luce per l’uomo del terzo millennio

Senza ombra di dubbio, la nostra epoca è caratterizzata da una iper-informazione, da iper-stimoli, da iper- modelli da seguire da iper-cambiamenti.

L’uomo tecnologico, quello del terzo millennio, quello del multitasking (Riccardi, P. Psicoterapia del cuore e Beatitudini, ed. Cittadella Assisi, 2018) pura avendo a disposizioni più libertà nell’orientare la sua attenzione scopre, inconsciamente, un senso di vuoto non perché non sa cosa fare ma perché non sa in cosa credere. Lo psichiatra V. Emil Frankl, ha definito questa sindrome del senso di vuoto come nevrosi noogena, da mancanza di senso. L’uomo che ha una percezione di sè poco significativa ne compromette l’equilibrio psichico cercando compensazione in gratificazioni artificiali (dipendenze fisiche e affettive, atteggiamenti di potere, violenza senza motivo. AD una analisi del profondo tali meccanismi compensativi possono suonare come il modello da seguire. La psicologia ci insegna come è importante per la crescita psicologica, l’imprinting su ogni bambino, il modello genitoriali accogliente e amorevoli. Genitori distratti, genitori incoerenti, genitori rifiutanti si configurano come modelli disfunzionali provocando situazioni di disagio già nelle prime fasi di sviluppo. Ed è questo imprinting che l’uomo si porta dentro che se avallato da una realtà sociale che brancola nel vuoto di valori morali ed etici la situazione si complica. In cosa e chi credere si chiede l’uomo ammalato dal senso di vuoto. La psicologia di Gesù (Riccardi, P., Parole che trasformano, psicoterapia dal vangelo, Ed. Cittadella Assisi, 2016) ancora una volta con fermezza e decisione si propone un aiuto per l’uomo moderno che lo ristabilisca da situazioni di disagio esistenziale. Con semplici parole si afferma una realtà per l’uomo senza direzione: “Chi segue me non cammina nelle tenebre” (Gv 8,12). Parole semplici che ci esortano a seguire un modello ed una condotta di vita priva di ogni cecità interiore. Ma accade che l’uomo del terzo millennio, troppo intento a realizzare chi sa che, a innalzare il proprio io narciso, trova poco spazio per incuriosirsi alle parole semplici di Gesù. E si comprende bene che le persone pur ascoltando precetti evangelici, pur frequentando chiese di variegate confessioni, non trovano significativo il modello perché è carente di quella vita interiore emotiva che spesso è compensata dalla razionalità. Si preferisce fare discorsi intorno alla figura di Gesù, si preferisce indottrinarsi sul concetto di fede, ma si è poco inclini a mettersi alla prova vivendo di persona il suggerimento evangelico. Il sapere, la cultura, l’intellettualismo non sempre facilita i processi della libertà interiore promessa da una antropologia biblica che suona “Vanità delle vanità, tutto è vanità” (Qo 1,2). Attenzione al monito, vanità non sta per rinnegare ma nel fare attenzione a non trascurare la naturale tendenza di ogni essere umano verso la sua completezza di essere che può avvenire attraverso la ricerca dello spirituale in noi. Se le ricchezze materiali e psicologiche sono destinate a fallire alimentando false speranze, come seguire desideri carnali e aspirare a cose che si propongono come zavorre psichiche, le ricchezze spirituali invece assicurano stabilità e staticità per chi non sa quale strada prendere (Riccardi. P., Ogni vita è una vocazione, per un ritrovato benessere. Ed. Cittadella Assisi, 2014).

Forti nella ricchezza spirituale si comprende che il modello da seguire, Gesù si configura come una moderna psicoterapia dell’uomo moderno (Riccardi, P., ibidem)

Pasquale Riccardi

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